Haas

Credits: Haas F1 Team Twitter

2020 e 2021, delusioni su delusioni. Il team americano arriva da un momento difficile, sia in pista che fuori, ma l’avvento dell’effetto suolo sembrerebbe aver risolto la situazione in soli 57 giri…

“Tutta le risorse sono concentrate sul 2022”, era questo il mantra a cui siamo stati abituati, negli ultimi due campionati, dal team Haas e da Geunther Steiner, capo sportivo della scuderia. Adesso, con la prima gara della nuova era finalmente archiviata, si possono tirare le prime somme.

Nel 2020 gli americani vennero risucchiati nel vortice del disastro Ferrari, scuderia che terminò il campionato al sesto posto, portando con sé nel fondo classifica anche i clienti, Haas e Alfa Romeo. Il copione fu lo stesso, anzi, con un deciso peggioramento, nel 2021, anno che ha visto la scuderia statunitense chiudere la stagione all’ultimo posto con 0 punti.

Ad ogni modo, anche alla luce delle dichiarazioni del team principal italiano, tale risultato venne ampiamente previsto, a causa dello sforzo del team concentrato esclusivamente sul 2022 e sul ritorno dell’effetto suolo. Ritorno delineato dall’ingegno di Simone Resta, technical direttor della scuderia, con cui abbiamo avuto il piacere di discutere qualche settimana fa.

Tuttavia, l’inizio del nuovo anno ha portato dalle parti di Kannapolis qualche nuovo timore. Basti pensare al ritardo nella logistica, che ha rovinato i piani iniziali della scuderia, ma soprattutto all’invasione russa dell’Ucraina. Ebbene sì, nonostante geopolitica e sport si trovino in piani diversi, l’azione militare di Mosca nei confronti di Kiev ha causato la fine della partnership con Uralkali e il licenziamento di Nikita Mazepin, sostituito dal rodato Kevin Magnussen.

Magnussen, l’usato sicuro per Haas

Detto fatto. Nonostante fosse assente dal Circus dal 2020, subito dopo il rientro il danese ha dimostrato tutte le sue capacità. Fucsia nei test, Q3 centrato all’esordio – la Haas non lo raggiungeva dal 2019 – e quinto posto finale. Certo, senza il disastro dei bibitari austriaci avrebbe tenuto la settima piazza ottenuta in qualifica, ma non bisogna dimenticare che la sua VF-22 ha avuto il coraggio di lottare contro la W13 e la RB18. Niente male in ottica futura.

Schumacher, è l’anno della maturità

Il 5 assegnatogli dalla nostra redazione grida vendetta. La macchina, finalmente, c’è. Adesso l’essenza del Mick Schumacher pilota deve venire fuori. L’errore in qualifica – con cui ha sacrificato il Q3 – ci può stare. La giustificazione, per l’11° posto finale, del contatto iniziale con un’Alpine ci può stare anche. Per il tedesco, però, le prossime gare rappresentano una sorta di esame di maturità.

L’Alfa Romeo del rookie Guanyu Zhou è andata a punti all’esordio, non un bel segnale… Coraggio Mick, il campionato è ancora lungo. Dimostrerai sicuramente di che pasta sei fatto; quest’anno, però, non avrai altre giustificazioni.

Fin dove si potrà spingere la Haas?

La power unit Ferrari 066/7 funziona. Insieme ai risultati dei ragazzi di Steiner ottenuti a Sakhir bisogna aggiungere la doppietta della Rossa sul podio e la doppietta in zona punti di Alfa Romeo. Di sicuro, la Haas non sarà la terza forza tra i costruttori, posizione occupata momentaneamente. Tuttavia, la zona punti sembrerebbe essere più che alla portata, così come la possibilità di guidare il midfield. Un’eventuale gara pazza, come Monza o Budapest dello scorso anno, potrebbe far raggiungere agli uomini di Steiner vette insperate solo dodici mesi fa. Non resta che aspettare…