Halo, che cos’è e come funziona: anatomia di un salvavita

Halo

Credits: Formula 1

La Formula 1 ha nuovamente vissuto momenti drammatici, quasi due anni dopo il miracolo di Sakhir. Anche questa volta è andata bene, anche questa volta per lo stesso motivo

L’halo, introdotto nel 2018 nonostante le polemiche, rivolte all’estetica delle monoposto, ha salvato ben due vite nello stesso giorno. Ad ammetterlo sono gli stessi piloti, nonostante la contrarietà dimostrata da alcuni nei giorni della discussione in merito alla sua introduzione. All’epoca, inoltre, si pensava che l’halo potesse offuscare parzialmente la vista del pilota e che potesse impedire a un pilota di fuggire dalla vettura, se necessario.

I fatti, naturalmente, hanno smentito tali supposizioni. Si tratta di una semplice barra curva realizzata in titanio, posta nell’abitacolo di una monoposto attorno alla testa del pilota. Il progetto porta la firma degli uomini di Mercedes. James Allison affermò che bisognava “rafforzare il design del telaio in modo che potesse sostenere all’incirca il peso di un autobus londinese a due piani sopra di esso”.

Oltre alla proposta delle Frecce d’argento, gli ingegneri Red Bull avevano progettato un’opzione alternativa, descritta come una sorta di tettuccio della cabina di pilotaggio di un jet da combattimento. La FIA, naturalmente, testò entrambi i progetti, lanciando sopra i prototipi uno pneumatico di Formula 1. L’idea degli uomini di Milton Keynes non venne però ritenuta sufficiente.

L’HALO MIRACOLOSO ANCHE IN FORMULA 2

In Gran Bretagna l’halo ha salvato due piloti, come detto poc’anzi. In mattinata, infatti, la testa del pilota di Formula 2 Roy Nissany è stata protetta dalla monoposto di Dennis Hauger, che è saltata sopra l’israeliano dopo essere stata proiettata verso l’alto da un “salsicciotto”, a seguito di un contatto e di un’escursione fuori pista. L’impatto sarebbe stato potenzialmente fatale, se l’halo non avesse deviato la vettura impazzita.

Nel pomeriggio, invece, la partenza del Gran Premio di Formula 1 è stata interrotta da una bandiera rossa. Pierre Gasly, nel tentativo di passare tra l’Alfa Romeo di Guanyu Zhou e la Mercedes di George Russell, ha toccato la monoposto dell’inglese che, finendo bruscamente sulla C42, ha prodotto il cappottamento della vettura del Biscione.

I PILOTI RINGRAZIANO L’HALO

Il portacolori dell’Alfa Romeo, Guanyu Zhou, ha dichiarato senza esitare: “L’halo mi ha salvato”. Infatti, il dispositivo lo ha protetto in quei lunghissimi 200 metri percorsi a testa in giù, con la monoposto fuori controllo che ha terminato la corsa sulle barriere di protezione, dopo essere rimbalzata sulla schiera di pneumatici. Resta da capire il perché della rottura del rollbar, completamente disintegrato nel corso dell’incidente.

Carlos Sainz, vincitore del Gran Premio di Gran Bretagna, ha dichiarato: “A volte critichiamo la FIA, ma quando ci aiutano dobbiamo ammetterlo. Hanno salvato probabilmente due vite. L’impegno per la sicurezza è stato incredibile. Quando ho visto l’incidente, sono rimasto completamente scioccato. Il fatto che ne sia uscito… è pazzesco. Trovo incredibile che tu possa uscirne“. Russell, che si è precipitato sul posto dopo il botto della partenza, l’ha definito “uno degli incidenti più spaventosi che abbia mai visto”.

In passato, l’halo ha salvato Charles Leclerc dal volo sopra di esso della monoposto di Fernando Alonso, in Belgio nel 2018; Romain Grosjean dal drammatico incidente di Sakhir nel 2020; e Lewis Hamilton, dal contatto avuto l’anno scorso, a Monza, con Max Verstappen.