Hamilton e la lunga strada verso il successo

Hamilton e la lunga strada per il successo

Credits: Mercedes AMG Petronas F1 twitter

Lewis Hamilton si racconta in una speciale intervista rilasciata ai microfoni del quotidiano italiano ripercorrendo i passi che lo hanno portato al successo

Durante il lungo percorso che lo ha condotto al successo Lewis Hamilton non si è mai tirato indietro davanti ai microfoni. La sua vita, le sue motivazioni e i suoi obbiettivi sono sempre stati di pubblico dominio. Ciò ha permesso l’elevazione del talento inglese a campione eletto della working-class, il talento puro e genuino venuto dal basso che si oppone alla dominazione di pochi eletti. L’indomani della sicurezza matematica del settimo sigillo mondiale La Gazzetta dello Sport ha pubblicato una bellissima intervista eslusiva al pilota di Stevenage che ne celebra la figura e le gesta.

Ancora una volta Lewis si racconta nel ricordo dei suoi idoli e delle personalità che gli sono state vicino. Il britannico non ha mai nascosto la propria ammirazione per Ayrton Senna, ma tra i suoi idoli compaiono anche personalità esterne al motorsport.Muhammad Ali è il mio preferito per stile, tecnica e carisma” – spiega Lewis, che cita poi anche Nelson Mandela e Serena Williams. “Crescendo ho capito perché queste figure siano state per me un’ispirazione: oltre ad essere dei grandi della storia sono anche del mio stesso colore. Li vedo e mi chiedo se possa riuscire a fare qualcosa di grande anche io“.

A seguito delle proteste a favore di Black Lives Matter Hamilton è stato il primo all’interno del Circus a pretendere una presa di posizione da parte della Formula 1. La lotta al razzismo e la ricerca dell’inclusività sono alcuni dei punti cardine del programma politico del campione, ben lungi dall’essere realizzato. “Cerco sempre di coinvolgere più persone possibile. [..] Ci vorrà del tempo per cambiare le opinioni di tutti, ma so di poter contare su questa passerella mondiale nella quale gareggio una o due volte a settimana”.

A PROPOSITO DI CHI GLI STA ACCANTO

La crescita di un campione, si sa, passa anche attraverso il proprio entourage e le personalità delle persone a lui vicine. Durante tutto l’arco della propria carriera Lewis è sempre stato circondato da grandi voci dello sport: inizialmente accolto sotto l’ala protettrice di Ron Dennis, il pupillo della McLaren è poi passato sotto la guida di Toto Wolff. Una delle figure a lui più care però resta il compianto Niki Lauda, una delle pietre miliari della Formula 1.Con Niki ho sempre avuto momenti belli. [..] Non ricordo litigi tra noi, capitavano però con Toto. Lui arrivava dopo per farci ragionare”.

E proprio a proposito di Toto, Hamilton spiega: Il mio rapporto con Toto è unico. Parliamo molto e profondamente. Siamo completamente trasparenti l’uno per l’altro. Esiste una fiducia totale ed implicita alla base di un’unione che non si limita al solo business ma vuol dire famiglia”.  Altra presenza importante e costante lungo la strada del successo per Hamilton è quella della sua fisioterapista, Angela Cullen, che nel tempo ha assunto anche il ruolo di confidente. “Quando sono arrabbiato non parlo, sono silenzioso, però se devo sfogarmi forse la prima persona con cui lo faccio è Angela, che è con me ogni momento”.

MERCEDES DOLCE MERCEDES

Gran parte dell’intervista è dedicata ovviamente al rapporto tra Lewis e la Mercedes, connubio fruttato il successo della scuderia di Brackley nel campionato costruttori per ben sette anni di fila. Hamilton ricorda bene cosa lo avesse colpito in quel lontano 2013. “Venivo dalla McLaren di Ron Dennis che aveva costruito una fabbirca spettacolare. La sede della Mercedes era più spartana e ciò mi piacque molto. Ho pensato: “qui spendono soldi per le corse, non per le apparenze””. Il trentacinquenne di Stevenage parla dei risultati ottenuti in questi anni con umiltà: Alla fine io sono solo un ingranaggio“.

Mi piace però pensare che il mio contributo sia stato importante, specialmente quando non vincevamo. Adoravo l’idea di poter far crescere il team”. I risultati poi, non sono frutto del singolo ma del collettivo. La vittoria non dipende da uno solo, ma da un ambiente in cui ognuno vuole dare il massimo. Remiamo tutti nella stessa direzione e con la stessa passione”.  Per Hamilton la Mercedes è diventata inoltre uno strumento per esprimere la sua vera personalità: “In McLaren crescevo, ma avevano aspettative su come mi dovessi comportare. Prima di arrivare in Mercedes li ho avvertiti, fatemi essere chi sono”.

L’intervista poi spazia su altri temi, come la sua vicinanza alla Ferrari, i suoi momenti più belli e le delusioni più cocenti, per concludersi poi con una dichiarazione d’amore per la Formula 1.  Rispondendo alla domanda su cosa lo renda felice, Hamilton non ha dubbi: Guidare, entrare nell’abitacolo. Sarò triste quando mollerò, mi mancherà. Spero sia in un futuro lontano. Per fortuna continuo a migliorarmi e a vincere. E nel frattempo cerco di rimanere felice”