Circuiti al contrario: invertiamo il senso di marcia (Prima Parte)

Suzuka perfetto

© Pirelli F1 Press Area

Correre al contrario sui circuiti di Formula 1: ipotesi azzardate o scenari realizzabili? In questa analisi della Redazione cercheremo di dare una risposta a questo quesito ricorrendo all’ausilio del regolamento FIA e di Google Maps

La pandemia di Coronavirus scoppiata agli inizi di gennaio sta lasciando un segno indelebile nel mondo del Motorsport. Il fronte finanziario è senza dubbio quello che più sta risentendo dello stop forzato imposto dalle autorità globali. Dopo quasi due mesi d’assenza dai circuiti e un numero di eventi cancellati in continuo aumento le perdite registrate sono imponenti. Mai come in questo momento la sopravvivenza del Circus così come lo conosciamo è messa in discussione. In questa situazione d’emergenza però non tutto è perduto. Molte sono state le proposte fatte dai diversi organi decisionali al fine di favorire la ripresa delle gare il più velocemente possibile.

Tra le tante idee che si sono susseguite nelle scorse settimane sicuramente quella di disputare GP a sensi di marcia invertiti può essere considerata una delle più controverse. La proposta sembrerebbe essere arrivata dal lato non continentale della Manica. Gli organizzatori del GP di Gran Bretagna si sono detti disposti, salvo poi ritrattare poco dopo, a ospitare una gara “contromano”. Nonostante questa strada sia stata dichiarata non percorribile, nulla ci vieta di sognare in grande provando a immaginare quali altri circuiti ci piacerebbe potessero ospitare un GP alla rovescia.

Se foste interessati a un’analisi di come potrebbe essere realizzata una versione antioraria del circuito di Silverstone, sul canale YouTube Chain Bear potrete trovare il video (raggiungibile cliccando qui ) dedicato. A cura dello youtuber Stuart Taylor, a patto di avere buona dimestichezza con la lingua di Albione gli appassionati di tutto il mondo potranno trovare sul canale interessantissimi video sulla Massima Serie, suoi meccanismi che la regolano e altro ancora.

TRA I REGOLAMENTI E LE CATEGORIE

Prima di imbarcarci in fantasiose speculazioni occorre rimanere ancorati con i piedi per terra ancora un pochino. Cosa differenzia una competizione ufficiale da una qualsiasi gara clandestina apprezzabile nei film d’azione? Il regolamento. Tra chi lo vorrebbe più flessibile e chi lo desidererebbe ancora più stringente, a tenere banco nel caso della Formula 1 è il regolamento stilato e aggiornato in continuazione dalla FIA. Sul sito della Federazione Internazionale dell’Automobile è possibile prendere visione dell’enorme mole di pagine che compongono l’International Sporting Code.

Un’ampia sezione del manuale è dedicata ai circuiti e alle caratteristiche che questi devono soddisfare per poter organizzare una qualsiasi gara. Le piste si dividono in più livelli di omologazione, ognuno dei quali permette di ospitare un certo tipo di competizione, dalle GT alle categorie minori passando gli eventi storici. Per ospitare un evento della Massima Serie un circuito deve ottenere un’omologazione di Grado 1, la più alta possibile. Per ottenere questo tipo di omologazione, oltre a dover garantire la presenza di determinate facilities, il layout della pista deve soddisfare determinati criteri. La lunghezza del tracciato deve essere compresa tra i 3,5 e i 7 chilometri, il rettilineo principale deve essere più lungo di un chilometro e tutti i rettilinei non devono superare i due chilometri.

Un circuito però non è globalmente omologato. In caso di diversi layout, ognuno di essi deve ricevere l’approvazione della Federazione che assegnerà un Grado a ciascuna delle configurazioni. Uno degli aspetti fondamentali dei quali bisogna tener conto durante la progettazione di un circuito è sicurezza. L’interesse della Federazione Internazionale è rivolto alla salvaguardia dell‘incolumità dei piloti e degli spettatori e ogni circuito deve sottostare a rigide normative. Ma cosa rende un circuito sicuro?

LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO

Poiché il Motorsport è uno sport che comporta moltissimi rischi, le venue di gara sono progettate per tutelare il più possibile i piloti. Negli anni la Formula 1 ha subito un processo di modernizzazione e tra i tanti aspetti approfonditi e migliorati, vie di fuga e barriere protettive sono stati al centro dell’attenzione. Le protezioni utilizzate attualmente permettono ai piloti di uscire pressoché incolumi da impatti anche ad altissime velocità. I punti più critici in un circuito sono le curve, dove si concentrano la maggior parte delle misure di sicurezza.

Poiché in rettilineo ci si aspetta che le monoposto proseguano in linea retta, le protezioni laterali sono spesso molto ridotte e progettate affinché in caso di impatto una vettura continui a proseguire longitudinalmente lungo le protezioni anziché rimbalzare in pista. Al contrario, in concomitanza delle curve sono disposte la maggior parte delle barriere e vie di fuga più importanti, capaci di assorbire e ripartire l’energia trasferita nell’impatto dalla macchina alle protezioni senza conseguenze per il pilota. Queste sono ovviamente disposte secondo il senso di marcia delle vetture mentre nei punti più sicuri nei quali una macchina non può arrivare sono collocatele entrate di sicurezza per i Marshall.

Per fare un esempio, prendiamo in esame la prima curva del Baku Street Circuit, sede del GP d’Azerbaijan. Alla fine del lunghissimo rettilineo la prima curva che i piloti si trovano ad affrontare è una svolta sinistra di novanta gradi. In caso di incidente, ci si aspetta che le monoposto possano tenere una traiettoria che tenda ad allargarsi seguendo però la svolta a sinistra. Al più, vedasi l’episodio Verstappen-Ricciardo, le monoposto potrebbero proseguire dritte durante la decelerazione. Non c’è motivo di aggiungere barriere – e dunque costi aggiuntivi a carico del circuito – a destra della via di fuga al termine del rettilineo o internamente alla curva, dato che saranno punti difficilmente raggiungibili dalle vetture.

ALLA MODIFICA DEI CIRCUITI

Tenendo a mente le nozioni sulla sicurezza e sui regolamenti della FIA, nulla ci vieta adesso di poter fare le nostre speculazioni. Mettendoci momentaneamente nei panni di Hermann Tilke, proviamo a studiare le modifiche da apportare al nostro circuito preferito per permettere ai piloti di gareggiare seguendo il senso marcia opposto. Tra i tanti circuiti a nostra disposizione abbiamo deciso di prendere in analisi solo circuiti di interesse storico che hanno via via subito modifiche nel corso degli anni. Un po’ per affetto, un po’ perché forse sarebbe uno dei più facili da modificare in questo senso, il primo circuito che vorremmo provare a stravolgere è il Monza Eni Circuit, storica sede del GP d’Italia.

MONZA

Prendendo come riferimento le immagini ottenute tramite satellite da Google Maps possiamo farci un’idea dell’attuale configurazione del circuito. Supponiamo di invertire la griglia, la prima curva che verrà affrontata dalle monoposto non sarà più la Prima Variante, ma la Parabolica. Nelle vetture moderne è una curva che si affronta in quarta-quinta marcia, quindi una curva veloce. Come possiamo vedere dal satellite, il ghiaione si riduce prima della fine della curva, e dunque andrà allargata la via di fuga in uscita. In più andrà rivista tutta la sezione di ingresso, che sarà adesso la nostra uscita. Poiché le barriere andrebbero arretrate (ROSSO) ci sarebbe bisogno di spostare almeno un centinaio di metri gli spalti (BLU). Non un lavoro semplice quindi.

monza
Credits: Google Maps

Supponendo di aver passato incolumi la nuova curva 1, le curve 2-3-4 corrisponderebbero alla famosissima Variante Ascari. Per fare sì che le monoposto transitino in senso inverso, occorrerebbe prima di tutto invertire il posizionamento delle barriere (ROSSO) per non invadere la corsia dei Marshall. Successivamente occorrerebbe inserire una via di fuga all’esterno dell’attuale curva 9. In curva 8 la situazione si presenterebbe nuovamente complicata, dato che per inserire una via di fuga andrebbe spostata nuovamente una tribuna spettatori.

monza
Credits: Google Maps

Dopo il rettilineo in uscita dalla Ascari troveremo le Varianti di Lesmo, che corrispondono alla sezione che meno verrebbe modificata del circuito, dato che le vie di fuga già molto ampie andrebbero allargate solo in corrispondenza degli attuali ingressi in curva. La Variante della Loggia, al contrario, dovrebbe subire un restyle abbastanza importante. Andrebbero infatti invertite specularmente le disposizioni delle attuali vie di fuga.

Una sorte pressoché identica dovrebbe subire anche la Variante del Rettifilo. Andrebbe modificata la disposizione delle barriere e conseguentemente gli ingressi dei Marshall, ridisegnato il profilo delle vie di fuga e allontanati nuovamente gli spalti. Ovviamente in tutto questo processo abbiamo tralasciato la modifica della disposizione dei cordoli, che dovrebbero essere anch’essi invertiti in tutte le sezioni del circuito.

IL RISULTATO FINALE

Osservato sotto questo punto di vista insolito, il circuito di Monza non si discosta molto dalla filosofia dell’attuale layout, ma sarebbe sicuramente più difficile per i piloti. La prima curva riserverebbe molte insidie soprattutto a inizio gara, mentre la frenata in ingresso alla Prima Variante potrebbe mettere in difficoltà molti piloti che entrerebbero in zona di frenata con lo sterzo non perfettamente dritto. Monza resterebbe comunque uno dei circuiti che favorirebbe le vetture a minor carico aerodinamico, ma la trazione sarebbe fondamentale, soprattutto in uscita della “nuova” prima curva.

In realtà durante la nostra analisi abbiamo volutamente tralasciato alcune ulteriori richieste dalla Federazione affinché un circuito ottenga un’omologazione di Grado 1, come la larghezza della pista (15 metri nel rettilineo principale, almeno 12 negli altri punti) o la distanza della prima piazzola dalla prima curva, che deve essere superiore a 250 metri. Prima curva che deve anche soddisfare altri criteri, come un particolare raggio e grado di curvatura. Anche l’ingresso ai pit dovrebbe essere modificato inserendo ad esempio una chicane per rallentare ulteriormente le vetture prima della pit entry (GIALLO).

Qualora voleste osservare in prima persona come possa sembrare percorrere al contrario il circuito di Monza vi lasciamo il seguente video, (raggiungibile cliccando qui )reperibile su YouTube del canale RaceVidzzzFTW. Nella seconda parte di questo articolo proseguiremo nell’analisi di altri circuiti storici, come Interlagos e Suzuka, andando a ipotizzare come potrebbe presentarsi il layout dei tracciati storici se volessimo affrontarli al contrario.

La seconda parte dell’articolo è raggiungibile cliccando qui.