Alex Zanardi

Credits: Alex Zanardi Instagram

E’ trascorsa più di una settimana dall’incidente di Alex Zanardi e le sue condizioni di salute restano gravi e stazionarie. Secondo gli ultimi aggiornamenti, questa settimana sarà quella decisiva per il poliedrico campione, che per il momento è in coma farmacologico

I medici valuteranno la possibilità di un suo risveglio dall’inizio di questa settimana. Tale operazione è necessaria per comprendere lo stato neurologico di Alex Zanardi. L’incidente arrivato come un fulmine a ciel sereno, più impetuoso di un tornado, ha scosso appassionati e non, perché ha marcato ancora una volta la precarietà della vita. In un attimo tutto può cambiare e di ciò se ne è completamente consapevoli, lo stesso Alex lo sa bene, perché non è la prima volta che sfida la morte.

Il superare ogni ostacolo, mettendosi sempre in gioco con caparbietà e uno smisurato amore per la vita lo consacrano simbolo di eterna ispirazione. Nella speranza che vinca anche questa battaglia, per omaggiarlo ci siamo cimentati in quello che sarà un articolo scritto a quattro mani, ispirandoci a uno dei suoi tanti e profondi insegnamenti, quello del “non smettere di crederci, anche quando sembra impossibile”.
 

UN ALTRO SCHIAFFO

“La vita a volte riserva un destino beffardo, appare maledetta e bastarda, ma devi amarla lo stesso”, queste sono le parole che Alex ha usato per parlare delle condizioni di salute di Michael Schumacher. A sentirle oggi, mettono i brividi. Lui che un destino beffardo lo ha avuto davvero. Che ha dovuto fare i conti più volte con una vita, che nei sui confronti è stata più che maledetta e bastarda. La stessa vita però, che è riuscito comunque ad amare. Forse più di quanto non facesse prima del suo incidente.

E’ impossibile descrivere la vita di Alex Zanardi, perché ogni parola risulterebbe superflua. Ci sforziamo di capire perché sia successa una cosa così terribile ancora una volta e come si sarebbe potuto evitare. Ma rimane tutto più grande di noi. Quando abbiamo appreso la notizia di un nuovo incidente di Zanardi, lo stomaco si è chiuso, le gambe hanno iniziato a tremare, il respiro è diventato affannoso e i pensieri hanno invaso la testa. La vita ci ha dato un altro schiaffo.

Ogni suo discorso ha sempre avuto la capacità di rapire il pubblico, perché era capace di trasmettere in ogni singola parola tutta la forza e l’amore che provava verso la vita. Sì perché, nonostante tutto quello che la vita gli ha fatto affrontare, lui non ha mai perso la volontà d’animo e la forza di andare avanti per vincere un’altra sfida. Non ha mai provato autocommiserazione , perché ha sempre preferito concentrasi su ciò che aveva, piuttosto che su ciò che aveva perso. Credo che ogni discorso di Zanardi rapisca il pubblico perché ognuno di noi vorrebbe assomigliargli almeno un po’.

A pensarci bene, avrebbe avuto tutto il diritto di lamentarsi e di odiare una vita crudele che lo ha derubato. Invece, lui al dolore ha sempre risposto con il sorriso e l’ironia. Allora penso che tutti noi vorremmo essere un po’ come lui, guerrieri. Vorremmo essere capaci di affrontare la vita esattamente come lui. Per capire cosa abbia reso la sua la figura ispiratrice che è oggi, facciamo un passo indietro e proviamo a ripercorrere per sommi capi la carriera, anzi, le molteplici carriere che Alex ha intrapreso con successo nel corso degli anni.

I PRIMI PASSI NEL MOTORSPORT

Nato a Bologna nel 1966 e figlio di un’altra epoca motoristica, Zanardi si avvicina ai motori relativamente tardi, a quattordici anni. Il primo a credere in lui è il padre, idraulico, che nella smodata ricerca di una passione per il figlio decide di regalargli un kart. Alex si innamora del mezzo ed è da subito competitivo, tanto da partecipare nel 1980 alla sua prima gara. Nel 1982 si iscrive al campionato 100cc, nel quale riesce a impressionare nonostante la poca competitività del kart, il che gli vale le prime sponsorizzazioni e i primi salti di categoria. Vince il campionato italiano della 100 Super, compete a livello internazionale e nel 1987 è campione italiano nella 135cc.

Per Zanardi il salto da kart a monoposto avviene nel 1988: gareggia in Formula 3 italiana ottenendo le prime soddisfazioni, passa in Formula 3000 nel 1991 e lo stesso anno ha l’occasione di provare una vettura da Formula 1. In concomitanza con il campionato di Formula 3000 il pilota di Bologna viene chiamato a prendere il posto di Michael Schumacher in Jordan dopo il passaggio di quest’ultimo in Benetton. Corre gli ultimi tre GP della stagione 1991 di Formula 1, conquistando due noni posti e un ritiro dall’ottava posizione. Il ’92 è un anno amaro per Alex, che passa di scuderia in scuderia disputando solo qualche gara in qualità di terzo pilota (Minardi e Tyrell) o come test driver (Benetton).

Il riscatto arriva targato avvolto nei colori verde-oro della Lotus, che nel 1993 lo sceglie come secondo pilota da affiancare alla promessa Johnny Herbert. Nonostante le premesse ci siano tutte, il bolognese fa registrare risultati altalenanti. Conquista i suoi primi punti in Formula 1, ma è anche costretto più volte al ritiro. L’edizione del ’93 del GP del Belgio diventa il primo turning point nella vita del pilota italiano. Durante le prove libere all’uscita dell’Eau Rouge impatta violentemente contro le barriere, distruggendo la vettura senza riportare gravi lesioni. Questo incidente gli valse la fine anticipata della stagione.

ALLA VOLTA DELLE AMERICHE

Perso il posto in Lotus, la stagione 1994 passa tra collaudi e gare infruttuose, tanto che per il 1995 Alex si ritrova senza sedile. Mentre spende il tempo lontano dalle corse, l’emiliano cerca a tutti i costi di ritornare nel Motorsport, e l’opportunità si presenta oltreoceano nel campionato CART. Nella Championship Auto Racing Teams, poi ribattezzata Champ Car, Zanardi firma un contratto con la scuderia Ganassi, di proprietà dell’ex-pilota Chip Ganassi. E’ da subito competitivo e chiude la stagione 1996 al terzo posto ottenendo il riconoscimento di Rookie of the Year.

Nel 1997 Alessandro vince il suo primo campionato di Formula CART per poi riconfermarsi campione l’anno successivo, vincendo stavolta con quattro gare d’anticipo e chiudendo sul gradino più alto del podio per ben sette volte. Con questi titoli in vetrina, Zanardi decide di fare il suo ritorno ufficiale nella Massima Serie quattro anni dopo la sua ultima apparizione. Corre la prima stagione del millennio con la Williams, ma risultati non proprio eccellenti e degli imminenti cambi di rotta del team di Grove fanno sì che l’ormai trentaquattrenne pilota bolognese decida di abbandonare il Circus. Nuovamente senza contratto, Zanardi riesce a rientrare in Formula CART, nella quale fa rientro nel 2001.

La tappa tedesca dell’EuroSpeedway Lausitz è destinata a stravolgere la vita dell’italiano per la seconda volta. Dopo averne perso il controllo, la monoposto rimane ferma in pista, venendo collezionata da Alex Tagliani che sopraggiunge in quel momento. Lo scontro è violentissimo e Zanardi subisce lesioni importanti ad entrambi gli arti inferiori, di fatto rescissi. Mentre corre il rischio di morire dissanguato, Alessandro viene trasportato d’urgenza all’ospedale di Berlino, dove passerà circa quattro giorni in coma farmacologico. Verrà dimesso soltanto sei settimane dopo, a fronte di quindici operazioni e l’amputazione delle gambe fino alle ginocchia.

LA RINASCITA DEL CAMPIONE

Un incidente simile sarebbe capace di incrinare anche gli animi più resilienti, eppure Alex non si arrende. In uno dei rientri più spettacolari e simbolici del Motorsport, nel 2005 fa ritorno alle corse vincendo il Campionato Italiano Superturismo e prendendo parte contemporaneamente al WTCC con la stessa vettura, una BMW 320si. Gareggia nelle stesse categorie anche nel 2006, facendo poi apparizioni in altre competizioni negli anni successivi, come la 24h di Spa nel 2015 o la 24h di Daytona nel 2019.

Nonostante il ritorno alle gare motoristiche sia un evento straordinario e degno di nota, i successi maggiori Zanardi li riscuote nelle competizioni paraolimpiche. Dal 2007 al 2012 partecipa a numerose maratone ed eventi, tra cui la maratona di New York, i campionati italiani di ciclismo e i campionati mondiali in Danimarca, nei quali conquista la medaglia d’argento nella prova cronometrata. Nel 2012 a Londra compete nei Giochi Paraolimpici, che conclude con tre medaglie al collo, due ori e un argento.

Quattro anni dopo, nel 2016, si presenta ai Giochi Paraolimpici di Rio, in Brasile, dove bissa il risultato di Londra. Dopo l’esperienza del 2011 in Danimarca il bolognese prende parte ai mondiali su strada in altre sei occasioni. Il palmarès del bolognese viene così arricchito di 12 ori mondiali, gli ultimi dei quali conquistati nel 2019 a Emmen, nei Paesi bassi, 4 argenti e un bronzo.

ZANARDI UN ESEMPIO DI RESILIENZA

Pensando ad Alex, l’unica parola che può venire in mente è resilienza. La resilienza è un termine fisico che indica la proprietà di un metallo di resistere alle forze che gli vengono applicate, senza rompersi. Lo stesso termine può essere utilizzato in altri ambiti, in particolare per indicare le persone che affrontano in maniera funzionale gli eventi negativi e traumatici, riorganizzando la propria vita. Per queste persone le crisi diventano un momento di sviluppo personale e quindi, pur nella fatica , di arricchimento. Ecco, Alex, più di qualsiasi altra persona è un esempio di resilienza.

Un destino crudele e beffardo ha provato più volte a portarlo via, ma niente e nessuno potrà mai privarci dei suoi insegnamenti. Ci ha insegnato ad affrontare la vita così come viene. A lottare, soprattutto quando il gioco si fa duro. Ci ha insegnato il coraggio e la determinazione. A non smettere di crederci, anche quando sembra impossibile continuare a farlo. Ci ha insegnato ad avere la forza di ricominciare da capo e di superare un ostacolo dopo l’altro, perché non esistono limiti, ma solo nuove sfide. “E se non potrò correre e nemmeno camminare, imparerò a volare, in questo semplice verso scritto da Vecchioni e Guccini, viene racchiusa l’anima di una persona immensa come Zanardi.

Anche questa volta la vita lo ha messo a dura prova. Ancora una volta, lo ha tenuto sospeso a un filo sottile e fragile. Ancora una volta Alex, per certo, ha guardato in faccia alla vita sorridendole. “Quando hai una gara e ti accorgi di aver dato tutto, ma proprio tutto, tieni duro ancora cinque secondi. E’ lì che gli altri non ce la fanno più, e vinci”. La regola dei cinque secondi ce l’hai insegnata tu. Cinque secondi per pensare che nulla è ancora deciso e che si può ancora fare la differenza. Cinque secondi per dare un qualcosa in più e vincere.

PARLANDO DI ZANARDI L’EMOZIONE E’ TANGIBILE

Sembra innaturale ritrovarsi qui a scrivere tutto questo, lo sgomento per una vita così beffarda prende il sopravvento. Rabbia e infiniti perché pervadono i pensieri, ma tra una lacrima e un sorriso, ripercorrere la vita di Zanardi, lasciandoci trasportare dal suo immenso amore per la vita ed emozionandoci è doveroso. Il lato umano che si fonde con quello sportivo, riuscendo a suscitare un connubio di profonda ammirazione, stima e affetto incondizionato, consacrano Zanardi a un vero supereroe

Matteo Tambone;

Chiara De Bastiani.