Symonds, tre leggende a confronto
Cosa vuol dire lavorare con chi ha fatto la storia della Formula 1? L’ingegnere inglese lo sa bene, grazie all’esperienza maturata all’intero del Circus
Pat Symonds ha vissuto appieno l’atmosfera che la Formula 1 sa regalare. Insieme a team come Toleman, Benetton e Renault si è presto distinto come un ingegnere di valore e ha avuto modo di conoscere piloti che hanno contribuito alla storia del Circus. Stiamo parlando di Ayrton Senna, Michael Schumacher e Fernando Alonso, che ancora bazzica all’interno del paddock e che negli anni ha saputo far parlare di sé.
Dopo aver ricoperto il ruolo di uno dei principali ingegneri di Senna, Symonds è stato l’ingegnere di pista di Schumacher durante l’anno che l’ha coronato campione nel 1994. Successivamente, quando il tedesco ha deciso di vestire i panni di pilota Ferrari, Symonds ha lavorato a stretto contatto con Alonso, rimanendo al suo fianco nel 2005 e 2006, ani in cui lo spagnolo ha vinto i suoi titoli mondiali.
Insomma, nomi di grande calibro, che sicuramente gli hanno regalato ricordi ed emozioni indelebili nel corso della sua carriera. Ricordi che, nei giorni scorsi, ha condiviso durante l’Autosport International Show di Birmingham, durante il quale gli è stato chiesto di ripercorrere quanto vissuto durante i suoi anni in Formula 1.
LE DIFFERENZE TRA I TRE CAMPIONI
“Ho lavorato con ognuno di loro a dieci anni di distanza […] Quello che va sottolineato è che quello che potevi chiedere a un pilota era molto diverso da un decennio all’altro. Un decennio è un tempo piuttosto lungo ma, nel motorsport, è come un secolo. Le cose cambiano molto rapidamente“. Con Ayrton, per esempio, Symonds ha costruito un’importante relazione di fiducia. Non esistevano ancora dispositivi di acquisizione dei dati, venivano progettati in quegli anni.
Di conseguenza, si faceva molto affidamento sul pilota. Un atteggiamento molto diverso rispetto a quello assunto al fianco di Fernando Alonso: “Quando ho lavorato con Alonso, sapevo molte più cose, sapevo cosa stava accadendo sulla macchina. Quando fai questo lavoro, quello che cerchi è un pilota che possa interpretare il modo in cui viene trasformata la dinamica del veicolo“.
“A Michael, per esempio, piaceva una macchina molto instabile. Una caratteristica che può rendere la macchina molto veloce, ma devi essere dannatamente bravo per guidarla. Avevamo l’abitudine di mettere a punto la sua macchina in modo più instabile. Spesso i suoi compagni di squadra erano in difficoltà con queste modalità. Quindi quello che cercavo di fare era valutare il pilota, capire chi era veloce e perché lo era“.
I TRATTI IN COMUNE DELLE LEGGENDE
“Penso che ci siano alcune caratteristiche che i piloti hanno e devono avere. Una di queste è un’enorme autostima. Ogni buon pilota deve credere di essere il miglior pilota. È davvero, davvero importante. Non solo nel motorsport, ma nello sport in generale. Hai bisogno di abilità nel non dover pensare quando premere il freno, quando girare il volante, quando premere l’acceleratore…deve essere naturale dentro di te […]“.
Secondo Symonds, i piloti intelligenti sono quelli che hanno una visione complessiva del circuito. Ne conoscono ogni dettaglio e si concentrano su ciascuno di questi, mettendoli insieme e ottenendo il giro perfetto. “I piloti più bravi non erano e non sono quelli che provano di più. Ci sono alcuni che esagerano e questo lo vedi soprattutto quando ti confronti con il tuo compagno di scuderia. Quando hai un compagni davvero bravi, come Senna, Alonso e Schumacher, guardi sempre quello che stanno facendo“.