Frank Williams, la concordia e alcuni ricordi belgi

Frank Williams Goodwood Festival 2019

Credit: Williams Press Area

C’è tanta Formula 1 da vedere su Netflix. Senna, Fangio, Bruce McLaren e anche la Williams

Il docu-film di Morgan Matthews del 2017, celebra la figura del costruttore che si è seduto al tavolo dei grandi con la Ferrari e la scuderia di Woking in modo particolare. Partendo dal nulla e attraversando mille avversità. Una storia costellata di successi ma anche di anni bui, che ha reso la Williams parte integrante del Circus

WILLIAMS, NUOVO CORSO

Voglio aprire così il mio editoriale, per celebrare Sir Frank, che racconta e si racconta in un contributo da vedere, e che è il miglior modo per celebrare i suoi quarant’anni e oltre di Formula 1, ora che la sua creatura passerà di mano. Dopo il passivo di 15 milioni di euro, la fuga degli sponsor tra cui il principale, Rokit, che avevano fatto presagire la fine di una storia costellata di successi, è arrivato il salvatore. Nove mondiali costruttori, sette titoli piloti per la Williams (Piquet due volte, poi una a testa per Jones, Mansell, Prost, Hill e Villeneuve) che non andranno persi.

Il fondo statunitense Dorilton Capital ha rilevato la scuderia, ponendo fine alla gestione familiare della stessa. Dopo Frank, era arrivata Claire Williams, la figlia, ufficialmente non team principal ma reggente di tutte le funzioni del padre. E che ha una parte importante anche nel documentario:  refrattario a qualsiasi tipo di emozione, Frank viene spronato da lei a leggere il libro della defunta moglie, una donna tutto d’un pezzo che avrebbe potuto anch’ella essere un ottimo team principal. Una storia dentro cui addentrarsi, per capire ancora di più il significato di questo storico cambiamento. 

FACCIAMO UN PATTO

E con un nuovo proprietario in sella, la Williams ha potuto unirsi al Patto della Concordia, firmato la scorsa settimana dopo ventilate ipotesi di sconvolgenti colpi di scena. Su tutti, quello della possibilità che la Mercedes non firmasse, bramosa com’era di una camera con vista mare, a dispetto della sua breve parabola in Formula 1. E invece ha vinto la tradizione. Se la Ferrari non vincerà in pista, a meno di clamorosi miracoli, lo ha fatto fuori dai tracciati.

Si porterà a casa infatti un bel gruzzolo al di là dei risultati, mantenendo anche il diritto di veto sulle decisioni. I successi a ripetizione della Mercedes avevano fatto rivendicare alla casa tedesca più potere, ma dopo i due titoli del 1954 e del 1955 con Fangio, la stella a tre punte è scomparsa dalla categoria tornandovi solo nel 2010, abbastanza per rendere vana qualsiasi pretesa. Un passo importante quello del Patto della Concordia, valevole fino al 2025 e con la possibilità comunque per i team di lasciare la categoria entro il 31 marzo di ogni anno. 

E dopo il weekend di pausa, riprenderà questo pazzo Mondiale. E ricomincerà dal Belgio, prima della doppietta italiana a Monza e al Mugello. Con le Mercedes naturalmente favorite e un altro fine settimana di paura dietro l’angolo per le Rosse, in una pista veloce che, salvo la mano della provvidenza, è probabile farà ancora annaspare sia Vettel che Leclerc.

BELGIO, QUANTE STORIE

Ma prima di concentrarsi sulle gare di casa nostra in arrivo (non dimentichiamo Imola, il 1 novembre), è bello che il Circus, in questo anno disgraziato, abbia trovato spazio a una delle tappe più suggestive del mondiale. Da sempre. Ricordi che mischiano il dolce col salato: nel 1982, seppur a Zolder e non a Spa, l’incidente fatale a Villeneuve; nel 1991 l’esordio (sfortunato) di un certo Michael Schumacher sulla Jordan. Avvenuto perché il pilota titolare, Gachot, era stato arrestato in Inghilterra. Motivo? L’aver spruzzato spray urticante a un tassista, “arma” ritenuta illegale oltremanica, e il tedesco ne aveva preso il posto.

O ancora, il rocambolesco incidente in partenza nel 1998 con quasi tutte le macchine ridotte in pezzi, sotto la pioggia. E ancora, due anni dopo, il botto tra Coulthard e Schumacher, con quest’ultimo che va a cercare il rivale al box McLaren. E nel 2001 il fratello Ralf che viene “dimenticato” dai meccanici sul cavalletto poco prima della partenza. Poi, il 2019, con l’acuto di Leclerc, il primo, storico trionfo del nuovo pilota Ferrari al suo primo anno a Maranello. E’ passato un anno. E il guaio è che sembra trascorso un secolo.