Formula 1 2022, a che punto siamo? L’analisi tecnica dopo quattro GP

Analisi tecnica

© Pirelli Press Area

Quattro gare su piste molto diverse: si può fare una prima analisi tecnica dell’efficacia delle vetture di Formula 1

Quattro gare non sono moltissime, però una prima analisi tecnica del lavoro svolto dagli ingegneri delle squadre principali di Formula 1 è già possibile. Ferrari, RedBull, McLaren e Mercedes hanno scelto durante l’inverno soluzioni molto diverse e dopo un mese e mezzo si può già capire chi ci ha azzeccato e chi invece si è infilato in un buco nero.

Facile promuovere Ferrari e RedBull, protagoniste indiscusse dell’avvio di stagione di Formula 1. Buono anche il lavoro della McLaren. Colpisce infine il fallimento della Mercedes, che per la prima volta dall’inizio dell’era ibrida pare avere completamente sbagliato il progetto.

Ferrari: analisi tecnica della F1-75

Sin dalle prime prove di Barcellona, ma forse anche dalle foto della presentazione, si è capito che a Maranello si era lavorato con le idee ben chiare. Aver abbandonato ogni velleità sulla macchina del 2021 per concentrarsi su quella del 2022 ha permesso ai tecnici di Binotto di avvantaggiarsi sulla concorrenza.

Dopo aver provato ogni ipotesi si è scelta una filosofia razionale. Ovvero niente voli pindarici dal punto di vista degli schemi delle sospensioni e uno sfruttamento accurato delle pance per guidare il flusso aerodinamico al retrotreno.

Analisi tecnica
© Pirelli Press Area

Da una prima analisi tecnica, la F1-75, la vettura che il Cavallino Rampante utilizza nel Mondiale 2022 di Formula 1, è una macchina semplice e adatta a ogni circuito. Facile da mettere a punto e dolcissima con le gomme. Il lavoro di due anni fa sulla sospensione posteriore dà ancora i suoi frutti in termini di trazione, unitamente ad un motore che forse è il più elastico di tutti. Pare anche che grazie alla tecnologia superfast il propulsore sia stato adattato subito al carburante E10 in uso da quest’anno.

C’è ancora il problema del porpoising e si sta studiando un nuovo alettone posteriore proprio per aumentare l’efficienza aerodinamica. Ma l’analisi tecnica dell’ultima nata Ferrari evidenzia caratteristiche che dovrebbero favorirla sulle piste “rear limited”, come Montreal, A1Ring, Montecarlo, Baku.

RedBull: analisi tecnica della RB18

Adrian Newey si è lamentato a lungo degli eccessivi vincoli imposti dal nuovo regolamento. Eppure ha progettato l’ennesimo capolavoro. La RB18 è caratterizzata da una grande efficienza aerodinamica che le permette di essere velocissima in rettilineo.

Analisi tecnica
© Pirelli Press Area

Ha inoltre mostrato, soprattutto a Imola, un’accentuata tendenza a scaldare bene le mescole dure in condizioni di bassa temperatura. Una caratteristica che però la condanna a subire una maggiore usura delle gomme su piste abrasive e con temperature alte (potrebbe soffrire a Le Castellet o Barcellona). Il problema dell’ affidabilità del motore (che forse dipendeva dal mancato adattamento alla benzina E10) sembra risolto.

Infine rimane da sottolineare che la vetture di Verstappen e Perez è praticamente l’unica a non subire il fenomeno del porpoising. Un punto a favore non trascurabile, vista la difficoltà delle altre squadre nel massimizzare l’effetto suolo senza incorrere in questa controindicazione assai “invalidante”.

McLaren: analisi tecnica della MCL36

Al momento della presentazione la vettura papaya aveva suscitato grande curiosità. Le soluzioni adottate per le sospensioni ribaltavano del tutto gli schemi delle stagioni precedenti. Ma lasciava piuttosto perplessi il poco spazio dedicato alle prese d’aria per il raffreddamento dei freni.

E infatti durante le prove invernali alla McLaren hanno dovuto rinunciare a intere sessioni per risolvere il problema del surriscaldamento dell’impianto frenante. E sono arrivati alla prima gara con una vettura praticamente tutta da sviluppare. La pessima prestazione di Sakhir ha sorpreso in negativo, ma ha evidentemente la sue motivazioni.

Analisi tecnica
© Pirelli Press Area

Nelle gare successive gli uomini di Seidl hanno finalmente provveduto a modificare l’impianto frenante ed hanno iniziato il lavoro di sviluppo che era mancato due mesi fa. La vettura ha subito mostrato grandi progressi e già a Melbourne era di fatto tornata al suo ruolo di terza forza. I margini per ulteriori sviluppi ci sono e non si può escludere che prima della metà della stagione Norris e Ricciardo possano ambire alla vittoria.

Mercedes: analisi tecnica della F1 W13

Ed eccoci alla grande malata, alla clamorosa sorpresa in negativo della stagione. Presagiva James Allison, in un’intervista uscita a Gennaio, che qualche squadra avrebbe sbagliato il progetto. Incredibile verificare che quella squadra è stata proprio la sua!

Gli errori sulla W13 partono da una completa mancanza di correlazione tra i dati predittivi e il comportamento della vettura in pista. A Brackley calcolavano in più di un secondo al giro i vantaggi della configurazione aerodinamica “a pance strette”, rispetto alla vettura più convenzionale presentata a Barcellona. Già nella sessione di Sakhir si è visto che questo vantaggio non esisteva.

Analisi Tecnica
© Pirelli Press Area

Il problema non è solo la configurazione delle pance, o l’uso di masse radianti così piccole. La W13 soffre di gravi problemi di bilanciamento, e il resto lo fa il porpoising. La freccia d’argento soffre tantissimo l’oscillazione verticale alle alte velocità. Deve quindi tenere un assetto con una considerevole altezza da terra perdendo tanti punti di carico aerodinamico.

Compensare con ali ad alto carico non migliora la situazione, visto che così facendo si incrementa la resistenza all’avanzamento e si rallenta la vettura in rettilineo. Come dimostra il fatto che Hamilton si è fatto più di metà del Gran Premio di Imola negli scarichi di Gasly.

Le prestazioni deludenti delle squadre motorizzate Mercedes fanno infine pensare che anche dal punto di vista della Power Unit ci sia più di un problema da risolvere.

Le conclusioni: l’influenza del porpoising e la filosofia costruttive vincenti

Anche limitandosi alle prime quattro scuderie della griglia si possono trarre alcune conclusioni circa l’effetto dei nuovi regolamenti sulle prestazioni delle vetture.

Se dopo la presentazione di vetture così diverse l’una dall’altra era facile interrogarsi su quale sarebbe stata la filosofia progettuale migliore già è possibile darsi una risposta. La strada con pance piccole intrapresa da Mercedes e Williams non è stata fruttuosa. Forse proprio perchè pregiudica gravemente la rigidezza del fondo della vettura.

Ne deriva l’innesco del famigerato porpoising. Il saltello così fastidioso, sia per i piloti che per la stabilità della vettura, è la vera chiave di volta del prosieguo della stagione. Chi saprà apportare sviluppi che ne minimizzano gli effetti consentendo di abbassare la vettura saprà garantirsi la maggior efficienza dell’effetto suolo.

E presumibilmente anche un decisivo margine prestazionale sugli avversari diretti.