Il “Drivers’ Code”, l’alleato della Direzione Gara

Drivers' Code

Credits: Red Bull Content Pool

Cosa dice il “Drivers’ Code”, il compendio delle buone maniere che ogni buon pilota dovrebbe osservare in pista

Il primo approccio naturale verso uno sport non può che partire dallo studio delle regole che lo governano. Alcune scritte nero su bianco, altre tramandate a mo’ di gentlemen agreement per amor di savoir-faire, esse ci permettono di capire cosa sia lecito e cosa no, quali siano gli obbiettivi e quali invece siano i comportamenti da non adottare per garantire a sé stessi e agli altri una competizione sana e pacifica. Anche la Formula 1 non sfugge a questo fenomeno, e tra l’incredibile mole di scartoffie che ne dettano le linee guida figura anche il tanto discusso quanto fondamentale “Drivers’ Code”.

Inserito come appendice (“Appendix L”) alle Sporting Regulations, all’interno delle quali sono esplicate le dinamiche delle procedure che compongono ogni appuntamento della Massima Serie, il Codice dei Piloti in realtà è molto più semplice e breve di quanto si possa pensare. Il quarto capitolo di tale documento infatti, quello relativo al “Code de Conduit Sur Circuit”, è composto da cinque articoli distribuiti in sole due pagine. Il primo rimanda all’osservanza delle bandiere e dei segnali in pista, il terzo riguarda l’arresto della vettura in gara, il quarto ed il quinto regolano entrata e uscita dai box.

L’articolo più interessante (e volutamente omesso dall’elenco precedente) è il secondo ed è quello denominato “Overtaking, car control and track limits”. I cinque commi che lo compongono delineano gli accorgimenti che i piloti devono adottare durante un sorpasso, sia esso effettuato o subito. Qualora anche uno solo di essi venga violato la Direzione Gara, l’organo ultimo che impugna tali documenti, può fare ricorso al tanto temuto Articolo 38 del codice originale, “Incidents during the Race”.

COMPORTATEVI DA GALATUOMINI

In buona sostanza, quindi, cosa contiene questo articolo tanto discusso e impugnato da molti durante ogni weekend i gara? Il primo comma del secondo articolo è quello che riguarda i doppiaggi ed il buonsenso di non intromettersi tra i leader della gara. “Qualora qualcuno sembri non usare appieno gli specchietti retrovisori” – si legge nel testo – “i flag Marshall gli esporranno le bandiere blu per indicare l’intenzione di soprasso del pilota più veloce”. Insomma, un modo carino per dire “move out of the way”. Il secondo comma invece è quello che riguarda il vero e proprio soprasso in pista.

“Il sorpasso può essere effettuato sia da destra che da sinistra” – in barba al Codice Stradale, e – “non si può lasciare la pista senza una motivazione valida”. In questa sezione inoltre è specificato che il difensore non può cambiare traiettoria più di una volta sola. Qualora questi si fosse allontanato dalla traiettoria ideale, nel rientrarvi deve necessariamente lasciare abbastanza spazio tra la propria vettura e il limite della pista per la monoposto dell’attaccante (“ALL THE TIME YOU HAVE TO LEAVE THE SPACE”, giusto Fernando?).

Dove finisce però la pista? Si è sempre fatto un gran parlare dei track limits, ma sotto questo punto di vista la voce sorpassi è molto chiara. Per limite del tracciato si intende la linea bianca continua che fiancheggia la pista da ambo i lati. Di conseguenza, almeno nei sorpassi i cordoli sono considerati offroad. Ciò non deve stupirci, dato che in generale i cordoli rappresentano una zona delicata del circuito. In condizioni impervie infatti è molto difficile mantenere il controllo della vettura sopra di essi, con conseguente crescita del livello di pericolo per gli altri.

Successivamente si specifica che anche forzare un pilota fuori dalla pista con cambi di direzione “anormali” non è concesso, e che causare collisioni o il reiterare comportamenti scorretti possono portare a pene più severe o addirittura all’esclusione dalla gara mediante esposizione della famigerata “black flag”. Via libera ai colpi duri dunque, ma è vietato colpire sotto la cintura!

PERCHE’ CARTA NON CANTA

Con questi strumenti in mano sembrerebbe quindi facile poter comminare sanzioni ai piloti. Eppure, molto spesso dopo le gare ci si ritrova a discutere sulla corretta o sulla mancata applicazione del regolamento. Ovviamente lo sport vive di chiacchiere da bar e per la legge dei grandi numeri in una platea sconfinata come quella della Formula 1 sarebbe difficile non trovare opinioni contrastanti. Di sicuro il ruolo ricoperto dalla Direzione Gara è uno dei più spinosi del mondo sportivo, al pari forse di un arbitro che dirige la Finale di Champions League o un qualsiasi giudice di sedia che si trovi al cospetto di un’imbufalita Serena Williams.

La cieca applicazione cieca del Drivers’ Code sarebbe però impossibile. La chiave di lettura di ogni situazione dubbia è offerta invece dal Regolamento Sportivo. “[…]it shall be at the discretion of the stewards to decide whether or not to proceed with an investigation” – così recita infatti l’articolo 38.1. Ovviamente, ciò potrebbe dare adito a complottismi vari, cosa non nuova nel mondo del motorsport. L’articolo allora prosegue: “E’ a discrezione degli Steward la decisione di penalizzare un pilota coinvolto in un incidente. A meno che gli Steward non riescano ad attribuire la colpa predominante ad uno dei piloti coinvolti, allora nessuna penalità sarà applicata”.

Ovviamente, siamo consapevoli della quasi impossibilità di univocità d’interpretazione in gran parte degli eventi “controversi” della storia della Massima Serie passata, odierna e futura. Speriamo tuttavia di aver offerto qualche strumento in più per provare a mettersi nei panni della Direzione Gara, nei confronti della quale l’indulgenza è sempre troppa o troppo poca a seconda dei casi, almeno fino al prossimo episodio dubbio del rispettivo pilota preferito.