Dieci motivi per vedere il documentario “Schumacher”
L’attesissimo documentario “Schumacher” disponibile su Netflix: dieci motivi per non perderlo
Non sorprende che il documentario sulla vita di Schumacher, uscito mercoledi scorso su Netflix, abbia creato grande curiosità, sia tra i tifosi del campione tedesco sia, più in generale, tra gli appassionati di Formula 1. L’eco delle sue vittorie e il dolore per l’incidente che quasi otto anni fa lo ha di fatto tolto dalla vita pubblica sono ancora troppo vivi, per non suscitare un’attesa spasmodica.
A maggior ragione perchè si tratta di un personaggio che da sempre ha tenuto molto ben separate vita sportiva e vita familiare, offrendo il massimo di se stesso nella prima e proteggendo gelosamente la seconda. Tutto ciò nonostante l’una prendesse forza dall’altra. Questi aspetti nel documentario ci sono, insieme a molti altri. Vediamo i più interessanti.
L’INIZIO DELLA CARRIERA: TALENTO, POCHI SOLDI, SCELTE GIUSTE
1. I kart degli anni ’70, la vita in una famiglia modesta, la scoperta del talento e la rapida ascesa grazie ai consigli del manager Willi Weber e di Flavio Briatore. Non sempre i tasselli vanno tutti al posto giusto, ma nel caso di Schumacher è accaduto. Un utile insegnamento per chiunque pensi di intraprendere una carriera difficile.
2. Le prime vittorie sono accompagnate da un episodio che ha rischiato di segnare la carriera di Schumacher ancora più di quanto non si sappia: la morte di Senna. Ebbe su Michael un effetto devastante.
3. Colpisce l’opinione degli altri piloti: Hill, Hakkinen, Coulthard. Tutti in buoni rapporti con l’uomo ma concordi nel sottolineare l’eccessiva aggressività di Michael in pista. Un documentario che non è un’agiografia, insomma…
I SUCCESSI DELLO SCHUMACHER FERRARISTA
4. Prima delle vittorie Schumacher ha raccolto con la Rossa sonore batoste. Nel documentario non mancano le testimonianze degli anni duri, e partire dal difficile recupero psicologico del dopo Jerez ’97.
5. L’etica del lavoro di Michael è impressionante. Imperdibili le immagini dei giri di test percorsi praticamente in notturna, con l’arancione dei freni incandescenti unica traccia di una vettura che è ancora in pista a provare componenti nuovi.
6. Come non accennare a Suzuka 2000. E’ l’apice sportivo della carriera del ferrarista, e probabilmente uno dei punti centrali di tutto il documentario. Aggiunge valore il commento originale del telecronista inglese Murray Walker.
SCHUMACHER FUORI DALLA PISTA: LE EMOZIONI PIU’ FORTI DEL DOCUMENTARIO
7. Le immagini della vita familiare degli Schumacher sono meravigliose. E commoventi. Come pure le interviste ai parenti. Il tutto sembra uscito direttamente dalla volontà di Corinna, vera “regista” dell’iniziativa.
8. Gina Maria. Pochi momenti, poche parole. E’ il personaggio meno noto della famiglia, e forse proprio per questo la persona che rende la testimonianza più semplice e toccante. Quella di una giovane figlia con un padre pieno di premure.
9. Lo Schumacher festaiolo. Nella sua semplicità si sapeva divertire, diciamo così.
10. Senza stare a fare l’esegesi delle parole degli intevistati, per la prima volta si hanno notizie sulle condizioni di salute del campione tedesco. Indirette, e appena accennate. Ma relativamente chiare, e non positive.
L’opinione personale di chi scrive è che sia un lavoro ben riuscito. Che saprà emozionare i tifosi di Schumacher e attirare l’interesse di tutti gli appassionati del motorsport. Magari per più di dieci motivi.