
Schumacher accusato durante tutta la sua carriera in Formula 1 di essere un pilota scorretto. La parola alla difesa
Schumacher ha lasciato tracce indelebili nella storia della Formula 1. Peccato che molte siano finite sulle fiancate della mia macchina” Lo ha detto in un lampo di brillantezza Damon Hill. Grande battuta. Mi è tornata in mente mentre ascoltavo un incontro sul canale youtube f1worldit con Mario Donnini. E mi sono accorto che la penso in maniera diametralmente opposta, rispetto a lui e a quasi tutti quelli con cui mi confronto sull’argomento “Schumacher pilota scorretto”.
Se, come si fa per i flussi elettorali, si facesse un sondaggio ogni lunedi credo che le percentuali sarebbero quasi costanti. Ovvero: 60% molto scorretto; 20% scorretto; 10% corretto ma “birbante”; 10% non so. Confesso di non far parte di nessuno di questi partiti. Penso che Schumacher sia stato un pilota duro, a volte durissimo, qualche volta scorretto, ma nel complesso non peggiore della maggior parte di quelli che gli stavano intorno in griglia. O che gli stanno vicino negli albi d’oro. Vediamo perché.
LE RUOTATE CON LE WILLIAMS: SI COMINCIA CON HILL AD ADELAIDE NEL 1994
Le prime accuse, e condanne, sulla scorrettezza di Schumacher sono arrivate con i mondiali del ’94 e del ’97. Nelle sue prima stagioni il tedesco aveva duellato aspramente con Senna, non si era fatto mancare qualche assalto all’arma bianca “stile Verstappen”, ma nel complesso nessuno lo aveva accusato di essere pesantemente scorretto.
Invece con lo scontro con Hill a quella insignificante curvetta del Gran Premio di Adelaide sono iniziate le insinuazioni, o peggio le offese. Ovviamente anche io ritengo che Schumi l’abbia fatto apposta, a “non evitare” Hill. Ma se si osserva l’incidente Michael non ha fatto altro che chiudere la curva secondo la normale traiettoria, cosa che poteva fare, essendo davanti. E’ stato Hill a buttarsi dentro dove non c’era spazio. Quindi non capisco perché Schumi sia accusato di essere stato scorretto. Furbo, semmai.
L’EPISODIO DI JEREZ: PIU’ CHE UNA SCORRETTEZZA UN CASO PIU’ UNICO CHE RARO DI DABBENAGGINE
Più dura difenderlo per Jerez ’97. Lì il già ferrarista sterza deciso verso Villeneuve, che è davanti con mezza macchina, e finisce come sappiamo. Ma anche in questa occasione segue la traiettoria della curva, mentre è Villeneuve a tentare una staccata molto ottimista. Se Schumacher fosse riuscito a mantenere la calma (difficile visto che è questione di decimi di secondo) e fosse rimasto largo, Villeneuve sarebbe finito nell’erba al posto suo. E lì avrebbe lasciato anche le speranze di vittoria.
Credo che Jacques possa solo ringraziare l’avversario per quella ruotata provvidenziale. Schumacher scorretto? Fesso, magari. E in ogni caso immeritevole della punizione, anche mediatica, che avrebbe scontato.
Non per dire, ma qualche anno prima Senna e Prost se ne sono fatte di ben peggiori, senza pagare dazio. Anzi, c’è ancora chi dà loro ragione nei rispettivi speronamenti dell’89 e, a parti invertite, del ’90.
UNGHERIA 2010: L’ “ATTENTATO” A BARRICHELLO E LA RIUSCITA IMITAZIONE DI BUTTON DELL’ANNO DOPO
L’altro episodio per cui Schumacher è stato duramente accusato di scorrettezza è stato il sorpasso subito da Barrichello in Ungheria, nel 2010. Si lotta per le posizioni di rincalzo, Rubens è più veloce e attacca in rettilineo. Michael stringe verso il muretto e fa passare un brutto momento all’ex compagno di squadra, che comunque conquista la posizione. Poi si mette a urlare via radio “Black flag, black flag”. Schumi a fine gara dirà “In realtà dovevo stringere di più, visto che mi ha passato” per poi fare marcia indietro e scusarsi.
Ma anche qui…Dopo pochi mesi siamo a Montreal, nel 2011. Button strizza in rettilineo Hamilton, esattamente come Schumacher fece con Barrichello l’anno prima. Addirittura c’è il contatto e Hamilton si ritira. Tutti a dire che Hamilton era stato il solito stolto, mentre per Button, che poi vince la gara, solo applausi. Eppure è la stessa manovra del cattivone tedesco. Due pesi e due misure?
L’UNICA VERA SCORRETTEZZA DELLA CARRIERA IN FORMULA 1 DI SCHUMACHER: UN CASO PASSATO SOTTO SILENZIO
Se torniamo indietro di qualche anno troviamo invece l’unica occasione in cui la disinvoltura di Schumi mi ha fatto saltare sulla sedia e temere l’irreparabile. Siamo a Spa nel 2000, piove e poi si asciuga (strano). Schumacher guida la corsa ma ha troppo carico aerodinamico, e Hakkinen lo incalza in rettilineo sempre più da vicino. A quattro giri dalla fine lo infilza con Zonta nel mezzo, compiendo quel sorpasso storico buono per tutte le sigle di apertura dei programmi motoristici. Solo che alla fine della gara si vede Hakkinen tutto sorridente che avvicina l’avversario e comincia a fargli strani gesti con le mani, mimando due macchine affiancate.
Parlano tranquillamente, i due. C’è rispetto. Ma non parlano della faccenda di Zonta. Hakkinen si fa serio e Schumacher fa quella faccia ossequiosa e concentrata di chi si sta impegnando a capire un concetto difficile. Quel concetto, per niente difficile, è che il giro precedente al sorpasso il finlandese ha provato la stessa manovra, senza Zonta in mezzo, ricevendo da Schumacher una chiusura spaventosa, ai 300 e più all’ora del rettilineo del Kemmel. Se si toccano chissà dove finiscono.
Ecco, questa è la sola occasione che mi ricordo in cui Schumacher è stato scorretto, al punto da essere una minaccia per la vita stessa di un avversario. Ne ricordo altrettante sul curriculum di Senna, Berger, Coulthard, Mansell…Che facciamo? Si riapre il dibattito?

This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 4.0 Unported License.
Certi episodi, hanno sempre fatto parte delle regole del gioco, è nel DNA del Campione andare al limite in tutto.
Piquet, Prost, Senna, Mansell, ne facevano, e ne subivano.
Per Schumi è stato diverso, perché lui non aveva nessuno al suo livello. La morte di Senna lo ha privato del suo punto di riferimento e lui ha dilagato, anche se poi gliela hanno fatta pagare in altri modi, dalle squalifiche dubbie alla Benetton, alle alleanze Williams-McLaren del 97, a Coulthard in Spa 98, e via dicendo.
La macchia nera, anzi nerissima, sul Mondiale del 94, è però la più grave sul palmares di Schumi: l’impatto contro le barriere, la rottura della sospensione, il Titolo che svanisce, Hill che arriva ignaro di tutto, vede la porta aperta, ci prova, ma era una trappola… Nella fredda lucidità di quei secondi, c’è forse il meglio e il peggio del tedesco: nella maggior parte delle volte gli ha permesso di fare imprese leggendarie, in altre figure meschine.
Ma lui era così.
Uno dei più forti di sempre.