Abisso Ferrari, passi da gigante McLaren: il bilancio di metà stagione

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Credit: McLaren Media Center

McLaren? Una sorpresa. Ferrari? Una profonda delusione. Dodici gare sono ormai archiviate ed è tempo di bilanci estivi in Formula 1, tutto ciò rivolgendo uno sguardo allo scorso anno per quantificare eventuali miglioramenti o cali. Dalla superiorità Mercedes al flop di Haas e Williams, analizziamo i team singolarmente.

I primi della classe

Mercedes vanta una differenza di 93 punti rispetto allo scorso anno dopo il GP d’Ungheria. I punti totalizzati nel 2019 alle porte della pausa estiva sono 438 contro i 345 del 2018, dimostrando non solo quanto elevato sia il loro margine di miglioramento ma anche la sua incredibile superiorità nei confronti della concorrenza quest’anno. Cinque doppiette consecutive per la casa di Stoccarda con un Lewis Hamilton in forma smagliante e un Valtteri Bottas partito con il piede giusto, più sottotono nelle gare estive e ora nel mirino di un arrembante Verstappen.

Il team principal della Red Bull Christian Horner ha affermato che solo il ‘fare una cazzata monumentale’ comprometterebbe la corsa a entrambi i titoli per il team tedesco, soprattutto valutando la sua superiorità nei confronti di una Red Bull che si è finora esaltata in piste amiche e una Ferrari che non vede la luce in fondo al tunnel.

Il blues di Maranello

Una combinazione di mancata competitività, strategie errate e sfortuna ha portato la Ferrari a mancare il benchmark dello scorso anno di ben 47 punti. Lo scorso anno i punti erano 335 contro i 288 del 2019. Tre pole position tra Leclerc e Vettel, tre vittorie sfiorate e non conquistate a causa di un problema di affidabilità, una controversa penalità e un corpo a corpo vinto da Verstappen anche grazie a una strategia più efficace.

La power unit Ferrari sulla carta sembra essere la più completa e la più potente rispetto ai suoi diretti competitors, ma il potenziale rimane inespresso per innumerevoli fattori che non dipendono esclusivamente dai difetti della vettura. Il problema è radicato in profondità e l’antidoto individuato da Binotto è una lenta e silenziosa rivoluzione, nulla di traumatico o invasivo ma riassumibile in piccoli aggiustamenti strutturali all’interno del team.

Riuscirà la squadra italiana a conquistare almeno una vittoria questa stagione? Ancora 9 tentativi a disposizione.

Red Bull: due facce della stessa medaglia

Un miglioramento tradotto in 21 punti rispetto al 2018 è stato realizzato dalla Red Bull. Due vittorie stagionali per Max Verstappen, che nelle ultime 5 gare prima della pausa ha conquistato il maggior numero di punti, 93 contro gli 88 di Hamilton. E’ arrivata la consacrazione della partnership Red Bull-Honda, sul cui successo in molti erano scettici dato il bilancio negativo delle stagioni con la McLaren. Dopo un anno di intenso sviluppo con la Toro Rosso, il motorista nipponico ha raggiunto uno standard adeguato a livello di competitività e affidabilità, nonostante in termini di potenza sia ancora l’ultima forza. Il connubio Verstappen-Red Bull-Honda si sta rivelando inarrestabile, con l’olandese ormai alle calcagna di Bottas in campionato (a sole 8 lunghezze dal finnico).

L’altra faccia della medaglia nel team anglo-austriaco è decisamente meno brillante, con il Pierre Gasly della F2 e della Toro Rosso riconoscibile solo nella gara di Silverstone. La sua sostituzione con Alex Albon è stata annunciata in settimana, dando così inizio a una sorta di periodo di prova, al termine del quale si decreterà il possessore del sedile Red Bull del 2020.

La rinascita della McLaren

Chi si sarebbe mai aspettato una McLaren solidamente al quarto posto nei costruttori, un anno dopo la campagna fallimentare che ha visto Fernando Alonso ritirarsi dalla categoria? Una rinascita che si concretizza in un vantaggio di 30 punti sul 2018 (82 vs 52), con una line-up completamente nuova, un nuovo team principal, un invidiatissimo direttore tecnico subentrato da 4 mesi e uno sviluppo consistente e costante. Da Baku il team inglese ha trovato la quadra con entrambe le macchine a punti e da allora, nonostante alcuni ritiri, con un Carlos Sainz più maturo e un altrettanto valido Lando Norris è stato un susseguirsi di risultati che lo hanno visto aggiudicarsi il titolo di ‘migliore degli altri’ nelle prime 12 gare.

Sorpresa made in Italy

La Toro Rosso occupa attualmente la quinta posizione con 43 punti contro i 28 dello scorso anno, complice il podio a sorpresa di Daniil Kvyat in Germania. Quindici punti in più rispetto allo scorso anno sono un risultato significativo per un team del midfield, motorizzato Honda. I progressi compiuti a Faenza e con la power unit giapponese, uniti alla possibilità di poter contare su un Kvyat rinato e un promettente rookie che risponde al nome di Alex Albon si sono rivelati la strategia vincente. Sta al team ancillare della Red Bull mantenere lo stesso tenore della prima metà di stagione, con il ritorno di Pierre Gasly dopo lo swap messo a punto da Helmut Marko.

Renault nell’oblio

Un’involuzione pesante è certamente quella di Renault, solo sesta a 39 punti, contro gli 82 di un anno fa e con la metà rispetto al team cliente McLaren. Dopo essersi affermata al quarto posto, l’obiettivo era quello di mantenere tale risultato e provare a insidiare i top team, ma qualcosa è andato storto. Ricciardo ha faticato nei primi mesi e quando sembrava andare tutto nel verso giusto per quanto possibile, Renault è ripiombata nell’oblio con un devastante doppio ritiro a Hockenheim e nessun punto conquistato in Ungheria.

Una crescita modesta ma solida per Alfa Romeo, con 14 punti in più rispetto al 2018. Il beneficio apportato dall’arrivo di Raikkonen è sicuramente evidente, dato che è il finlandese a trascinare il team soprattutto in termini di risultati contro uno zoppicante Giovinazzi. Raikkonen, tuttavia, è insoddisfatto dei 32 punti sommati dal team, sostenendo che non riflettano il vero progresso compiuto dal team.

Difficoltà dal fondo

Racing Point è a -28 dallo scorso anno, decisamente un risultato non soddisfacente dopo l’arrivo di Lawrence Stroll e il promettente apporto di fondi che suggeriva un progresso notevole in termini di competitività. A 12 mesi dal takeover made in Canada il team risente ancora degli effetti di un lento processo amministrativo.

Quaranta punti separano la Haas dell’anno scorso da quella del 2019, reduce di una disputa travagliata con il proprio main sponsor, Rich Energy. Il team motorizzato Ferrari è ancora impegnato in un duro conflitto contro se stesso, le gomme e la difficoltà nel domare Magnussen e Grosjean. Con ancora nove gare rimanenti e un ultimatum lanciato da Steiner ai piloti, raddrizzare la stagione da Spa in poi è divenuto un obbligo.

Un solo punto contro i quattro dello scorso anno per la Williams è solo un altro atto all’interno della stessa tragedia. Dopo una pre-stagione travagliata, i primi 12 gran premi sono stati un susseguirsi di distacchi imbarazzanti e addii, in cima alla lista quello di Paddy Lowe. Il barlume di speranza infuso da George Russell in Ungheria sfiorando il Q2 è il massimo che attualmente il team può fare, dopo il punticino conquistato per il rotto della cuffia da Kubica dopo la squalifica delle due Alfa in Germania. Quella del 2019 sarà un’utile lezione per il team britannico, che scalpita in attesa del 2021 per poter ricominciare da zero.