Formula 1 | Vettel scarica la responsabilità: “Ferrari competitiva ma non superiore”

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© Ferrari Press Area

Sebastian Vettel in una lunga e profonda intervista a cura di Roberto Chinchero per motorsport.it si è aperto su numerose questioni riguardanti il proprio stint in Ferrari. Dal 2015 ad oggi, la stagione più tumultuosa è stata sicuramente quella corrente tra errori di diversa natura, la morte di Marchionne e l’onnipresente pressione che incombevano sulla fragile mente del tedesco.

Per Vettel e la Ferrari è stata un’estate soffocante e i segni di cedimento si sono susseguiti rovinosamente dalla Francia in poi, culminando in Germania e in Italia. La vittoria a Spa ha lanciato un segnale importante, una reazione necessaria dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, ma da Singapore il team ha intrapreso il cammino del declino.

Tra Singapore e Sochi il tedesco ritiene che le cose si siano complicate per il Mondiale, complice anche il passo indietro compiuto con gli upgrades. “In quei weekend non ci siamo confermati veloci. Alla fine per lottare per un Mondiale devi avere sempre una buona performance e, come ho sempre detto, già dallo scorso anno, ciò che conta è confermarsi sempre in lotta per la vittoria”.

“Nel 2017 siamo stati competitivi nella prima metà della stagione, poi abbiamo avuto dei problemi su alcune tipologie di piste ed abbiamo pagato dei ritiri, ma soprattutto abbiamo perso lo slancio iniziare perché non eravamo più così veloci”.

Come Vettel ha dichiarato a Singapore, ‘Sono io il nemico’, si assume le colpe di non aver capitalizzato a sufficienza in alcune tappe del Mondiale, ma ecco che arriva il paragone con il 2017.

Penso che quest’anno, sfortunatamente, per alcuni versi sia stato simile. In alcune gare non abbiamo avuto la stessa performance della Mercedes e loro sono stati in grado di fare bottino pieno, guadagnando molti punti in quelle occasioni. Noi, al contrario, non abbiamo capitalizzato i punti che speravano in due, tre o quattro occasioni, come sapete, e questo è stato un peccato”.

Ancora una volta la competitività della vettura tradisce la Ferrari che, leggendo tra le righe, non è stata in grado di fabbricare una monoposto dominante per il 2018. Pertanto, la sconfitta viene in parte imputata al team stesso, che è sì competitivo ma ancora uno step indietro rispetto ai campioni di Stoccarda.

“Se guardi le gare in Spagna, Francia, Russia, credo che in quelle occasioni (Mercedes) ha confermato una superiorità notevole, cosa che nel nostro caso non c’è mai stata. Con questo non vorrei essere frainteso: non sono qui a sostenere che abbiamo avuto a disposizione una macchina non all’altezza, perché so di avere una monoposto competitiva, ma non sono d’accordo con chi sostiene che abbiamo avuto una vettura superiore”.

Parole di rassegnazione, a tratti mista a rabbia, ma costantemente immerse in un tentativo di tendere il più possibile a oggettività e lucidità. Sono state citate due occasioni particolari da Vettel: Spagna e Francia, due delle tre tappe in cui Pirelli ha apportato modifiche al battistrada degli pneumatici a causa dell’asfalto rinnovato. Il netto vantaggio di Mercedes non ha fatto altro che acuire il gap nei confronti di Ferrari, dove probabilmente le performance sarebbero state livellate. E’ quindi comprensibile la frustrazione che si percepisce nelle dichiarazioni di Vettel, che lamenta una mancanza di superiorità assoluta, non solo causata dalla pura competitività della monoposto in sè. Paradossalmente, l’esasperazione nel non-dire e dire che la colpa è anche del team allo stesso tempo, giustifica il tono apologetico di Vettel nei confronti di se stesso, senza danneggiare ulteriormente la sua figura, sufficientemente martoriata dai media nel corso della stagione.