Romain Grosjean

Credits: Romain Grosjean Facebook

Al termine della sua carriera in Formula 1 per Romain Grosjean è tempo di bilanci

Quello di Romain Grosjean in Formula 1 è un percorso tortuoso. Fatto di alti e bassi, di aspettative non rispettate e di rimpianti. Perchè come tutti gli enfant prodige che poi finiscono per avere una carriera normale ci si interroga su quello che poteva essere e invece non è stato, sulla piega di alcune sliding doors ben precise e sui limiti di un pilota che non ha mai mostrato il massimo del suo potenziale.

Quando ancora militava nelle formule minori di lui si parlava come un crack. In tutte le categorie propedeutiche in cui ha gareggiato ha poi finito per conquistare il titolo. Si conquista pian piano la fiducia della Renault, che lo mette sotto la sua ala protettrice, e che nel 2009 non ha dubbi a puntare su di lui per sostituire a stagione in corso Piquet Jr, che fino a quel momento non aveva ottenuto piazzamenti a punti ed era in rotta di collisione con Briatore.

Il confronto con Fernando Alonso, però, è devastante. Romain nelle poche gare a sua disposizione non riesce mai a trovare il bandolo della matassa. Vuoi per la mancanza dei test, vuoi per la scarsa competitività della vettura. E anzi, finisce per mettersi in mostra per i motivi sbagliati. Perchè a Spa, alla seconda gara in carriera, finisce con l’innescare una collisione al primo giro che mette fuori dai giochi Lewis Hamilton (campione del mondo in carica) e Jenson Button (che il mondiale lo vincerà da lì a breve). Alla fine della stagione la Renault, delusa, preferisce puntare sul duo formato da Kubica e Petrov per il 2010. Grosjean viene messo da parte e, dopo solo sette gare, la sua avventura in Formula 1 sembrerebbe già conclusa.

IL RITORNO IN LOTUS

Una volta smaltita la delusione Grosjean capisce di dover ricostruire la sua carriera quasi da zero. Torna nelle categorie minori e lo fa bene. Nel 2010 va un AutoGP e vince. Nel 2011 va in GP2 e vince anche quella. Le porte della Formula 1 che dopo il 2009 sembravano chiuse all’improvviso tornano ad aprirsi. E la Renault, che nel frattempo cambia nome in Lotus, punta ancora su Grosjean per affiancare Kimi Raikkonen, anche lui al ritorno nella massima categoria dopo la parentesi in WRC. Ancora una volta il francese si trova a dividere il box con un campione del mondo.

L’inizio del 2012 è scoppiettante. Alla prima gara Grosjean conquista infatti un sorprendente terzo posto in qualifica a Melbourne, alle spalle delle due McLaren. Ma in gara è costretto al ritiro dopo essere stato speronato da Maldonado in un maldestro tentativo di sorpasso. C’è delusione per un risultato che non è arrivato, ma allo stesso tempo è la dimostrazione che il talento per stare in Formula 1 Grosjean ce l’ha. E poche settimane più tardi, infatti, conquista in Cina i primi punti e in Bahrein il primo podio. E’ molto competitivo anche a Barcellona (4°), in Canada (dove con la giusta strategia rimonta fino al secondo posto nel finale di gara), a Budapest (ancora sul podio), ma soprattutto a Valencia, dove viene tradito dall’alternatore in una gara che poteva addirittura vincere.

Ma la carriera di Grosjean è fatta di alti e bassi, per l’appunto. Ed ecco che alle brillanti prestazioni sopracitate fanno da contraltare degli errori marchiani che finiranno per comprometterne definitivamente la sua immagine. Alla partenza Romain è troppo irruento, e questa aggressività finiscono col pagarla anche i suoi colleghi. A Monaco stringe Schumacher contro le barriere, a Spa innesca una carambola pericolosissima che in definitiva costerà il mondiale a Fernando Alonso. La FIA lo punisce giustamente con una gara di stop da scontare a Monza e i colleghi parlano di lui come “il pazzo del primo giro”.

SLIDING DOORS

La prima parte del 2013 non è poi così diversa. Grosjean alterna belle prestazioni (Il podio in Bahrein) con i soliti errori. A Monaco è protagonista di uno spettacolare incidente da lui causato con Ricciardo. Quel che contraddistingue Romain è la sua perenne discontinuità. Agli occhi degli appassionati sembra non imparare mai da propri errori, e soprattutto in Italia sono tanti ad invocare alla Lotus di “panchinare” Grosjean per far spazio a Davide Valsecchi, in quel periodo terzo pilota per la scuderia di Eric Boullier.

Ma all’improvviso qualcosa cambia. Nella seconda parte di campionato il brutto (gli errori) scompare per lasciare spazio al bello (la velocità). Grosjean trova quella continuità che gli era sempre mancata e inizia a salire ripetutamente sul podio. Al Nurburgring sfiora anche la vittoria, perchè solo una Safety Car diede alla Red Bull la possibilità di rimettersi sulla giusta strategia col pit-stop e di restare al comando con Vettel. Assapora il primato anche a Suzuka, quando con una partenza al fulmicotone brucia le Red Bull e conduce la gara fino a 10 giri dalla fine. In generale, in quella seconda parte di stagione, è il pilota che fa più punti dopo Vettel.

E con l’addio di Raikkonen, che l’anno successivo tornerà alla Ferrari, a tutti pare evidente che il 2014 sarà per Grosjean l’anno della definitiva consacrazione. Sembra aver ormai limato i suoi difetti e per la prima volta è riconosciuto come prima guida del team in cui corre. Ma col cambio regolamentare la Lotus entra in crisi (tecnica ed economica) e Grosjean perde definitivamente il treno per fare il salto di qualità definitivo.

EPILOGO

Nel biennio ’14/’15, in cui divide il box con Maldonado, a causa del declino della Lotus si ritrova a sgomitare nella parte bassa della classifica. Romain vince nettamente il confronto col compagno di squadra e trova il modo per mettersi in mostra. Sono delle stagioni buone, in cui quando ne ha l’opportunità trova anche dei punti, culminate con lo spettacolare podio in Belgio nel 2015. Forse la gara più bella della carriera, se consideriamo il mezzo a sua disposizione.

Nel 2016 passa alla Haas e l’inizio sembra molto promettente. Nelle prime due gare col nuovo team conquista infatti un sesto e un quinto posto. Ma ben presto si capirà che quello americano, proprio come Grosjean, è un team che vive di alti e bassi. Di gare anonime e fiammate improvvise. Nel confronto con Magnussen il francese prevale nel 2017 e viene sconfitto negli anni successivi. Quando il brutto torna ad impossessarsi del bello, e Grosjean riprende con gli errori che avevano caratterizzato in negativo i primi anni della sua carriera in Formula 1.

Sarà proprio a causa di un errore “dei vecchi tempi” che Grosjean in Bahrain, una delle piste in cui ha ottenuto i risultati migliori, terminerà la sua carriera mettendo in gioco la sua stessa vita, saltando via come per miracolo da una monoposto spezzata in due e avvolta dalle fiamme. Un epilogo iconico per un pilota dal talento inespresso, che probabilmente aveva il potenziale per fare molto di più.