Quell’Italia della Formula 1 che però non lavora per la Ferrari
Noi italiani, quando si parla di Formula 1 e in particolar modo di nostri connazionali in Formula 1 tendiamo a pensare solo ed esclusivamente alla Ferrari. In Italia il tifo per la Rossa è un po’ come se faccia parte del codice genetico di ognuno di noi, una dottrina impressa fin dalla nascita. Quello che sembra difficile da comprendere è che nel Circus ci sono davvero tantissimi rappresentanti del Bel Paese che, per scelta o affidatisi al caso, hanno deciso di legare il proprio destino ad altre realtà della classe Regina del Motorsport. Se è da cinque anni che non abbiamo più un pilota italiano in griglia, nonostante gli sforzi della Ferrari Driver Academy, non sono pochi gli addetti ai lavori italiani che lavorano in Formula 1. Ingegneri, progettisti, tecnici e meccanici, addetti stampa, cuochi e addetti che lavorano all’interno delle hospitality.
Il caso più emblematico, con ogni certezza, riguarda Aldo Costa, Responsabile del progetto e sviluppo della Mercedes. Il parmense, dopo aver lasciato la Ferrari nel maggio 2011, si unisce alla Mercedes. E la cosa che non tutti sanno, è che a Stoccarda Aldo Costa non è l’unico italiano a lavorare, assieme al 54enne possiamo contare un’altra dozzina di connazionali (Enrico Balbo, Riccardo Musconi e Alberto Verzeletti). Costa, ritenuto come una specie di papà della W05, riesce a consegnare, nel 2014 il primo Mondiale alla Mercedes dal giorno del suo rientro in Formula 1, in un certo senso riscattandosi dopo stagioni deludenti vissute a Maranello e un gap incolmabile dalla Red Bull che sembrava non diminuire.
Quando si parla di Formula 1 e si pensa all’Italia, non possiamo dimenticare la Toro Rosso, che nella sua factory di Faenza cerca di trovare il modo per riuscire a battere la sorella maggiore, la Red Bull. La scuderia faentina, erede della Minardi, dista da Maranello appena un centinaio di chilometri ma a differenza del Cavallino Rampante ama puntare sui giovani, e lo si può notare partendo dai piloti. Se Diego Mandolfo è il Digital Manager della Toro Rosso, andando a spulciare direttamente nel box uno dei meccanici più famosi della scuderia italiana è Giovanni Pavinati, 29 anni di Ferrara che nel 2013, è balzato ad onor di cronaca per essere stato il meccanico più giovane a essere assunto in una scuderia di Formula 1. La sua è una storia che non ha trionfalismi, ma è composta esclusivamente da motori, freni, sospensioni e un passato tra piccole officine della sua città, campionato italiano delle macchine turismo, quello europeo e poi la Formula 1.
Altro giovane di spicco della Toro Rosso è Marco Matassa che da poco più di un anno lavora con Carlos Sainz JR in qualità di suo tecnico di pista. L’italiano, approdato in Toro Rosso nel 2007, in qualità di ingegnere di sistema, dove si occupava della scatola del cambio e dell’idraulica, nel 2011 viene promosso al ruolo di vice responsabile per la gestione in pista della monoposto di Buemi per passare a Ricciardo nel 2012 e successivamente sulla vettura di Daniil Kvyat, prima che venisse promosso in Red Bull.
Anche in McLaren è piuttosto viva la presenza di nostri connazionali. Sicuramente il più conosciuto è Andrea Stella che ha deciso di seguire Fernando Alonso a Woking nel 2015. L’ingegnere di Orvieto, dopo aver trascorso oltre un decennio a Maranello, in McLaren svolge il ruolo di capo degli ingegneri con un contratto fino al 2017. Giuseppe Pesce invece è abruzzese. Ingegnere di 42 anni, originario di Chieti ma formatosi professionalmente lontano dall’Abruzzo tra Torino e Londra, lavora nella stanza dei bottoni della McLaren. La decisione di Pesce di accasarsi nel team di Woking ha risvolti più personali: per anni ha lavorato proprio in Ferrari ma fare la spola tra Italia e l’Inghilterra, dove risiede la sua famiglia, iniziava a farsi davvero troppo pesante. Singolare è che nel reparto di aerodinamica della McLaren ci siano parecchi ingegneri italiani (Stefano Bortesi, Matteo Sansavini, Fabio Ciampoli, Marco Scanavini solo per citarne alcuni) e a Woking si contano diversi abruzzesi in azienda, che coprono ruoli di responsabilità in vari reparti.
Quando si parla di McLaren non possiamo dimenticare di nominare anche la brava Silvia Hoffer, bolzanina che dal gennaio 2010 si è trasferita a Woking dove gestisce la comunicazione dei piloti e della squadra. Giornalista, laureata in architettura, può vantare una lunga carriera nel mondo dei motori: dopo l’avvio in Ducati, la Hoffer è passata in Formula 1 prima con la Minardi e poi ha trascorso 11 anni in qualità di press officer alle dipendenze della Williams.
Anche la Renault può vantare sulle qualità di alcuni nostri connazionali: oltre a Luca Mazzocco, Head of Partner Management, e a Marco D’Ascenzo, Design Engineer della scuderia transalpina, la cucina della Renault parla italiano grazie allo chef Massimiliano Portioli che, dopo dieci anni di lavoro in Formula 1 non si è ancora stancato di un mondo dove l’adrenalina è sempre ai massimi livelli e dove visiti una cosa come 15/16 paesi diversi ogni anno.
Possiamo dire che i nostri connazionali hanno conquistato la Formula 1 visto che non pochi di loro lavorano anche per la Federazione Internazionale dell’Automobile, governance del Circus. Uno dei personaggi di spicco della FIA è senza alcun dubbio Matteo Bonciani, fiorentino di nascita classe 1970, si trova a capo della comunicazione dal 2011 con trascorsi che lo hanno visto lavorare in Ferrari dal 2003, prima in qualità di addetto stampa, poi come Communication Director Ferrari Asia Pacific Region.
Sempre parlando di italiani, la novità più grande del 2016 è rappresentata dalla Haas. Non siamo impazziti, sì, la scuderia è americana ma alla sua guida c’è un nostro connazionale visto che il Team Principal è Guenther Steiner, ingegnere, 50enne di Merano, con una carriera trentennale nel Motorsport alle sue spalle. Dopo la laurea, nel 1986, l’italiano divenne approdò alla Mazda Europe, in Belgio, dove si è concentrato sui 323 4WD Turbo, utilizzati nel WRC.