Analisi della redazione Formula 1 Per Ricciardo la strada del successo passa in Renault 2 Settembre 2020 Matteo Tambone Credits: Renault Press Area Con l’ottima prestazione di Spa Ricciardo ha dimostrato come il periodo in Renault sia stato tutt’altro che tempo sprecato. Ecco perché grazie al team di Enstone l’Honey Badger è diventato un pilota più completo In quell’ormai lontano 2018 molti si chiedevano cosa fosse scattato nella mente di uno dei piloti più forti della griglia per scegliere di abbandonare la terza forza del campionato e accasarsi in un team del midfield. Ricciardo in Renault è sembrato essere uno dei rebus più complicati da risolvere negli ultimi anni. Complici l’ormai difficile convivenza con Verstappen e l’ascesa del team francese, quarto nel mondiale costruttori 2018, l’Honey Badger decide di cambiare casacca. Il 2019 si è però rivelato più difficile di quanto del previsto, e i detrattori davano per spacciato il pilota di Perth. Eppure, grazie alla gara di domenica, l’australiano ha dimostrato come anche grazie a un passo del gambero ci si possa migliorare. 29 podi e 7 vittorie compongono il palmarés di tutto rispetto del trentunenne di origini italiane, cifre che restano immutate da ormai due anni. L‘ultimo podio, che coincide anche con l’ultimo appuntamento di Daniel con il trionfo, risale a quel GP di Monaco 2018, il giorno della tanto agognata redenzione. Già allora Ricciardo era considerato uno dei predestinati. Un pilota agonisticamente cattivo e opportunista, coraggioso e ambizioso, tenace e soprattutto veloce. Come egli stesso ha ammesso più volte, l’unica cosa che gli era mancata era una monoposto vincente e costate. Proprio sotto questo ultimo aspetto era manchevole la Red Bull, mai capace di stare al passo con la Ferrari e la Mercedes. Cosa poteva mancare a un profilo di così alta tiratura? SGOMITARE NEL MEZZO Quando la vettura non c’è è il pilota a doversi reinventare. Questo è ciò che deve aver capito Ricciardo dalla sua esperienza in Renault. Per quanto non sempre al vertice, la posizione della Red Bull è sempre stata una posizione agiata. Dietro le prime due, certo, ma avanti anni luce dalle altre. Limitarsi al compitino, per lui, equivaleva, salvo imprevisti, a una quinta o sesta piazzola, o addirittura più in alto, se davanti finivano a sportellate. In un team del midfield questo non è possibile. Ma come si fa a spingere quando il mezzo non lo permette? Beh, la risposta è semplice: giocando di testa. La strategia assume tutto un altro significato, e la pazienza diventa la virtù indispensabile per riemergere in testa dal pack centrale. Niente più assalti all’arma bianca per Daniel dunque, che in passato ci aveva abituato a lotte accese e furibonde. I sorpassi non sono mancati, certo, ma più come frutti di attente mosse di scacchi che come risultati di duri round di boxe. Ancora protagonista il pedale del freno, una delle sue armi più celebri, che però ha assunto un ruolo tutto diverso in questi anni passati sotto la Tour Eiffel. Non potendo più fare affidamento su una monoposto che gli garantisse una distanza siderale tra sé e gli inseguitori, la gestione degli pneumatici fa la differenza. Proprio dal tyre managment deriva il punto addizionale del giro veloce ottenuto a Spa. Mentre tutti sono in regime di gestione gomme l’australiano macina chilometri grazie alla mescola hard coccolata per trenta giri. So how ‘bout stealing the Fastest Lap right at the end, @danielricciardo? “Yeah, I ****** sent that last lap” 🎧 😆 And a P4 finish as well for a happy Honey Badger #BelgianGP 🇧🇪 #F1 pic.twitter.com/o4EmCCcTnr — Formula 1 (@F1) August 30, 2020 LE FUTURE SFIDE DI DANIEL Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: la performance di domenica non è stata un exploit geniale del pilota australiano, ma un obbiettivo cercato a lungo. Se la Renault di Ricciardo ha concluso la gara in quarta posizione, quella di Ocon ha raccolto la bandiera a scacchi in quinta, dimostrando dunque un ottimo stato di forma della monoposto. Il 2020 ha visto la scuderia di Enstone fare enormi passi in avanti per quanto riguarda sia la componente motoristica che lo chassis della R.S.20, che strizza molto l’occhio a soluzioni di stampo Mercedes. Affermare che nulla di tutto ciò sia però anche merito di Daniel sarebbe negargli del giusto riconoscimento. E’ risaputo come l’australiano da sempre lavori a stretto contatto con gli ingegneri e sia fonte costante di feedback. Come ogni pilota che si rispetti, uno degli obbiettivi principali per la stagione corrente è quello di stare avanti al compagno di squadra, una controparte tutt’altro che addomesticabile – chiedere a Sergio Perez per credere. Il futuro dell’ex-pilota Red Bull è però già scritto, ed è ben lontano dalla sede della casa manifatturiera francese. Dall’anno prossimo infatti sostituirà un Carlos Sainz Jr. in partenza per Maranello alla guida della McLaren. Per Daniel dunque si aprirà un capitolo tutto nuovo, foriero di sfide ben diverse. La scuderia di Woking infatti sembra continuare la sua instancabile cavalcata ai fasti di un tempo, e dall’anno prossimo sarà aiutata anche da nuove Power Unit Mercedes. Difficilmente Daniel dimenticherà l’esperienza in Renault, perché è anche grazie ad essa che è passata la via che conduce al diventare un pilota completo. Il 2020 non è ancora arrivato al giro di boa, e sarebbe imprudente affermare che i pensieri dell’australiano siano già rivolti al 2021, cosa smentita appunto dal GP del Belgio. Quello che probabilmente si augurano in casa McLaren è che Ricciardo metta a disposizione del team tutto il suo bagaglio d’esperienze e che nel frattempo il rampollo Lando Norris prenda esempio dal collega più maturo. Prima di vederlo in arancione però ci auguriamo che l’Honey Badger riesca ad ottenere un meritato podio in Renault, anche solo per vedere cosa quel mattacchione vorrebbe far tatuare al team principal Cyril Abiteboul… Tags: 2020, Daniel Ricciardo, Renault F1 Continue Reading Previous La fine di una storia: Vettel e l’ultimo GP a Monza in rossoNext Vettel acquista la Williams FW14B di Mansell