Newey: rivelazioni trent’anni dopo l’addio a Senna

Newey Senna

© Red Bull Press Area

Adrian Newey crede di aver “completamente sbagliato” il passaggio dalle sospensioni attive a quelle passive nel 1994

L’attuale direttore tecnico della Red Bull, Newey, stava attraversando un momento dominante nella sua carriera alla Williams, quando era a capo del team di progettazione all’inizio degli anni ’90, ma la stagione 1994 fu colpita da una tragedia. Quell’anno, il tre volte campione del mondo, Ayrton Senna, perse la vita a Imola dopo l’incidente al Tamburello, appena un giorno dopo la morte di Roland Ratzenberger sullo stesso circuito.

Quasi 30 anni dopo quel fine settimana buio, Newey ha ammesso che la Williams di quell’anno era “aerodinamicamente instabile”.

Senna, nella ricerca del quarto titolo, decide di lasciare la McLaren per unirsi alla Williams nel 1994, con la squadra che aveva preso il posto di questa come miglior team di quegli anni.

L’innovazione delle sospensioni attive gioca un ruolo chiave in questo, ma quando venne messa fuori legge, il ritorno alle sospensioni passive rese la Williams un’auto estremamente diversa da guidare.
In primo luogo, Newey – avendo lavorato con sette diversi campioni del mondo nel corso della sua stimata carriera – ha spiegato in che modo Senna era diverso dagli altri.

Il ritorno alle sospensioni passive sono la causa di tutto?

“Parte della mia caratteristica competitiva è che quando hai qualcuno come Ayrton contro cui devi combatti anno dopo anno, allora non lo demonizzi ma è una specie di amico fidato”.

“Così l’ho incontrato di tanto in tanto ma non gli ho mai parlato veramente finché non ha visitato per la prima volta la fabbrica alla fine di quello che doveva essere il ’93”.

“Così [mi è stato] presentato lui e subito la domanda è stata ‘Posso vedere il modello della galleria del vento?’ Quindi siamo andati alla galleria del vento. Di nuovo, subito, si mette in ginocchio, guarda sotto la macchina, vuole spiegare cosa abbiamo fatto di diverso, cosa c’era di diverso in questa macchina rispetto a quella dell’anno precedente, perché avevamo fatto questo, eccetera, eccetera. Era straordinariamente curioso“.

“Si potrebbe sostenere che non aveva bisogno di saperlo. Ma lui voleva solo ogni piccola informazione”

“Penso che probabilmente più di ogni altro pilota con cui ho avuto a che fare, direi che questo è ciò che ho trovo di unico in lui”.

Riflettendo specificamente sulla stagione 1994, Newey ha riconosciuto che il ritorno alle sospensioni passive ha comportato un costo per la guidabilità della vettura, sentendosi quindi responsabile per la morte di Senna.
Le vetture del ’94 sono uno dei miei più grandi rimpianti, indipendentemente da quale sia stata la causa dell’incidente di Imola, l’unica cosa che si può sicuramente dire della vettura è che era aerodinamicamente instabile”, ha ammesso Newey.

“Avevamo avuto due anni con le sospensioni attive e, è colpa mia, ho completamente incasinato l’aerodinamica tornando alle sospensioni passive”.
Era una macchina molto, molto difficile da guidare e in più il circuito era accidentato“.
“Anche Damon [Hill] sapeva che era instabile”.