Max Verstappen, il killer che porta alla vittoria Red Bull nella gara impossibile

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Credit: Red Bull Content Pool

I grandi campioni hanno una caratteristica. Non lasciano nessuno indifferente, o si odiano, o si amano. E Max Verstappen è sulla buona strada per diventarlo. Troppo spesso, e in maniera ingloriosa, si parte dal presupposto che chi lo difende è un suo tifoso oppure è qualcuno ammaliato dai suoi sorpassi e dalla sua mancanza di timore riverenziale. I suoi detrattori, invece, sognerebbero per l’olandese la bandiera nera a ogni Gran Premio.

La verità è un altra: che piaccia o meno, Max Verstappen ha portato una ventata di aria fresca in una Formula 1 troppo lineare. I piloti hanno sempre meno carisma, così conformisti. La paura di prendere una penalità o di andare a rovinare gli pneumatici spesso limita i sorpassi. I piloti sono diventati dei ragionieri, talvolta sacrificando la fame di vittoria.
Max Verstappen, invece, fin dalla sua prima stagione in Toro Rosso, forse anche con un po’ troppa foga, ha dato idea di cosa era capace di fare, di dove voleva arrivare. Ovviamente performance della monoposto permettendo.

Negli ultimi anni l’unico pilota che è stato capace di rompere la monotonia della sfida tra Ferrari e Mercedes è stato Max Verstappen. L’unico, in grado di vincere quando nessuno ci avrebbe scommesso, esattamente come è successo il weekend passato. E quella in Austria è stata una vittoria davvero importante, non solo per il pilota olandese, ma anche per la Red Bull. Non tanto per essere riusciti a vincere sul tracciato di casa, ma soprattutto per aver portato la Honda sul gradino più alto del podio dal suo ritorno in Formula 1.

Generalmente, in stagioni tiratissime come sono state le ultime due, la vittoria è sempre un affare privato tra Ferrari e Mercedes. Nessuno potrebbe mai immaginare che la Red Bull riesca a inserirsi nella lotta. E a guardare i risultati di Pierre Gasly, raffrontati con quelli del suo compagno di squadra, il ragionamento non fa una piega.
Poi arriva lui. Max Verstappen. Con la stessa monoposto del francese. L’olandese sta cominciando a essere uno specialista dell’impossibile. E probabilmente la gara sul Red Bull Ring si è trasformata nella prova più chiara di quello che stiamo scrivendo.

Nonostante la buona posizione sulla griglia di partenza, proprio a causa di un avvio di gara spaventoso, Max Verstappen scivola in classifica. Fino al nono posto. Se a termine delle qualifiche, il sabato, la Red Bull nutrisse qualche speranza di poter chiudere la gara di casa sul podio, allo spegnimento dei semafori rossi, Horner & Co. sono stati obbligati a rivedere i loro desideri.

Eppure Max Verstappen non si arrende. Inizia a spingere al massimo. Arriva perfino alle spalle di Charles Leclerc dominatore del GP d’Austria, nelle fasi finali della corsa, dando vita a una lotta tra “ragazzini” che offre linfa nuova a questa Formula 1 avara di emozioni.
L’olandese non è solo diventato l’ancora di salvezza della Red Bull, ma è anche riuscito in quello che sembrava impossibile. Permettere alla Honda di salire sul gradino più alto del podio per la prima volta nell’era ibrida.
E non è poca cosa. L’ultima volta che il motorista nipponico ha vinto in Formula 1 risale al lontanissimo Gran Premio di Ungheria 2006, per mano di Jenson Button.

Non bisogna definire esagerate le celebrazioni del personale giapponese in autodromo con letteralmente le lacrime agli occhi. La Honda ha attraversato molte difficoltà in questa fase ibrida. Eppure qualcosa sta cambiando.
Anche se quella con la Red Bull non può ancora considerarsi come una serie vincente, con alla guida della monoposto austriaca un pilota come Max Verstappen è possibile che la Honda (e ovviamente il team di Milton Keynes) riesca a levarsi le soddisfazioni che tanto hanno bramato. Ovviamente la differenza da Ferrari e Mercedes resta. Nell’aria, sembra che il risultato del GP d’Austria sia paragonabile a un ago nel pagliaio. Per arrivare a vincere il titolo mondiale di lavoro da fare bisogna farne tanto. Ma il trinomio sembra avviato sulla buona strada.