Le quote “rosse” della Ferrari: ai vertici tre donne
Per la prima volta in Ferrari tre donne si trovano ai vertici del settore strategico
Le quote rosa, che in questo caso diventano “rosse”, aumentano all’interno della fabbrica Ferrari. Il tasso di impiego delle operaie e impiegate è incrementato di quasi un punto di percentuale nell’ultimo anno, passando dal 14% al 14,8%. Una piccola vittoria per chi non vede il Motorsport come una disciplina prevalentemente maschile. Nel settore corse a Maranello i ruoli di responsabile del gruppo tecnologie meccaniche e idrauliche della sala motore, di responsabile della qualità della gestione sportiva e di responsabile dei costi, sono tutti declinati al femminile. Infatti vi sono ben tre donne ai vertici della Ferrari.
La giovanissima Giada Montorsi, all’età di soli 35 anni ricopre un ruolo chiave all’interno del settore volto allo sviluppo della power unit. Infatti, dopo una laurea in ingegneria meccanica ora gestisce l’impianto dei fluidi del motore delle monoposto. Dalla Spagna giunge invece Maria Mendoza, 45 anni, già parte della famiglia Ferrari dal 2017, ora si trova a ricoprire il ruolo di responsabile della qualità della Gestione sportiva. Ultima ma non per meriti Laura Scamazzon, 44enne torinese, che si trova al vertice dell’amministrazione costi. Ovviamente un ruolo fondamentale visti anche gli ultimi sviluppi in merito al budget cap.
ANCORA TANTA STRADA DA FARE
“Un piccolo passo per il Motorsport, un grande passo per l’umanità”. E’ davvero così? Ebbene, l’esito della risposta potrebbe variare secondo le correnti di pensiero. C’è chi sostiene che le donne stiano andando verso l’emancipazione totale, chi invece afferma che ci sia ancora tanta strada da fare, ma anche chi inveisce contro i moti “femministi” degli ultimi anni. Il presupposto iniziale è uno solo, e tale deve rimanere. L’emancipazione femminile, il femminismo e la voglia di riscatto non sono una rivoluzione delle donne per le donne, ma è un concetto universale rivolto a chiunque.
Cosa ce lo fa pensare? La notizia stessa. Il comunicato che tre donne si trovano ai vertici del settore strategico della Ferrari fa notizia perché non siamo abituati a ciò che dovrebbe essere la normalità, ovvero una ragazza appassionata di Motorsport tanto del fare di questo suo interesse una carriera. Siamo contenti che queste tre brillanti esperte del settore ricoprano ruoli importanti all’interno di un’eccellenza del settore automobilistico quale la Ferrari, ma guardando l’altro lato della medaglia ci accorgiamo anche di possibili complicazioni a cui potrebbero andare incontro.
LA NORMALIZZAZIONE COMINCIA DAL BASSO
L’ambiente caustico non riguarda strettamente la fabbrica, i disagi iniziano già negli spazi universitari. Alla Montorsi viene apostrofato il fatto che le donne non siano in grado di portare avanti un percorso di studi come ingegneria meccanica, perché non all’altezza. Maria Mendoza racconta come agli uomini, suoi colleghi sia negli ambiti scolastici che lavorativi, susciti meraviglia, in quanto qualcosa di sconosciuto. Ammette anche come, in quanto donna, debba lavorare di più per vedersi ripagata.
La Formula 1 è un ambiente prettamente maschile al giorno d’oggi, come dimostrano anche le parole di Jean Todt sull’entrata di Maya Weug nella Ferrari Driver Academy. “l programma FIA Girls on Track è chiave per il nostro impegno nel supportare la diversità di genere nel nostro sport“. E continua, quindi, la Ferrari a impegnarsi per abbattere queste barriere che impregnano la nostra società da fin troppo tempo. La normalizzazione però, avviene in primo luogo da chi commenta e legge le notizie. Ma il problema (forse) risiede proprio in questo.
Maria Sole Caporro