l'Arabia Saudita di difende

Credits: fiaformulae official page

L’Arabia Saudita si difende: sono tante le critiche dei fan e non solo, per molti il calendario del 2021 è da cambiare

L’Arabia Saudita entrerà a far parte del calendario di Formula 1 a partire dal prossimo anno e si difende già dalle critiche che stanno arrivando. L’entrata del paese arabo nella classe regina del motorsport avverrà con una gara notturna a Gedda, che passerà successivamente in una nuova struttura che verrà costruita a Qaddiya. In merito, sono molte le accuse che ritengono inappropriata questa scelta. In particolare modo, per quanto riguarda i diritti umanitari, che da sempre sappiamo essere ai limiti della decenza umana.

Secondo Amnesty International, si tratterebbe solo di un modo per puntare i riflettori sull’evento, distogliendo così l’attenzione da questioni molto più importanti. Felix Jakens, responsabile dell’associazione nel Regno Unito, ha dichiarato: ”La Formula 1 dovrebbe rendersi conto che un Gran Premio dell’Arabia Saudita nel 2021 farebbe parte del meccanismo per coprire l’attuale record del paese per carenza di diritti umani”. 

LE DICHIARAZIONI DEL PRINCIPE KHALID

Il responsabile del motorsport in Arabia Saudita, il principe Khalid Bin Sultan Al Faisal, ha deciso di rilasciare delle dichiarazioni in merito alle questioni del momento. Si ritiene ben consapevole dello scontento che l’aggiunta del suo paese sta ricevendo tra la gente, ma pensa che aprirsi al mondo esterno sia necessario. ‘‘So perché non sono entusiasti, a causa di alcuni problemi con i diritti umani: non conoscono il paese. Ecco perché aprirci verso gli altri è importante per cambiare idea sul nostro paese. Non li biasimo, è normale quando hai una certa idea di un determinato luogo’‘, ha dichiarato.

È successa la stessa cosa con la Dakar o con la Formula E. Ad esempio, la BMW o altri team non volevano venire qui. Ma dopo averci incontrati hanno cambiato la loro prospettiva. Uno dei problemi della nostra cattiva immagine è che siamo stati per molto tempo un paese chiuso. Vorremmo che le persone venissero a vedere chi siamo veramente. Non abbiamo niente da nascondere. Se volessimo farci il lavaggio dell’immagine non permetteremmo agli altri di venire qui e incontrare la nostra gente”, ha dichiarato inoltre il responsabile della gara.

Il principe Khalid ha assicurato che la questione sui diritti umani è stata già discussa con i vertici della FIA. L’Arabia Saudita comprende le preoccupazioni che i responsabili hanno avanzato, ma si aspetta comprensione in quanto si tratta di una cultura e una storia diverse rispetto ad altri paesi. Lo sport unisce, ed ecco perché ospitiamo questi eventi”, ha riferito il portavoce dello stato del Medio Oriente.