L’Arabia Saudita ricatta i piloti: si va avanti in un clima surreale

Arabia Saudita

Credits: Mercedes AMG Petronas, Press Area

Dopo un braccio di ferro durato tutta la notte la Formula 1 ha scelto di andare avanti. Ma le motivazioni sono tutt’altro che nobili

È stata una lunga notte nel paddock di Jeddah. Alla fine si è scelto di andare avanti (“The show must go on!”), ma il clima continua ad essere teso ed è difficile prevedere cosa potrebbe succedere nelle prossime ore. L’attacco missilistico alla raffineria Aramco nel corso delle FP1 ha minato le certezze di un Circus chiamato a fare i conti con le proprie contraddizioni. Come si può pensare di disputare il Gran Premio dell’Arabia Saudita in queste condizioni dopo che si è fatta piazza pulita di tutto quello che “odorava” di russo (Mazepin e sponsor affini) per rispondere a quello che sta succedendo in Ucraina?

Il clima è surreale, e dalle ricostruzioni che abbiamo in possesso, possiamo dire che il fronte della Formula 1 non sia molto compatto. Da un lato Liberty Media, FIA e Team Principal a spingere per andare avanti. Dall’altro diversi piloti (capeggiati da Russell e Hamilton) tutt’ora convinti che non ci siano le condizioni minime di sicurezza. Il braccio di ferro durato tutta la notte è stato vinto dalla prima fazione, ma i dettagli sembrano essere poco edificanti.

I PILOTI TENUTI COME PRIGIONIERI

Secondo quanto riportato dalla BBC i piloti hanno ceduto dopo aver subito un ricatto dalle autorità locali. In pratica, boicottare la gara porterebbe a delle serie difficoltà a lasciare il paese. Uno scenario inquietante, che racconta di professionisti tenuti come prigionieri, a cui è stato già vietato categoricamente di parlare della guerra che circonda il Gran Premio d’Arabia Saudita nelle interviste ai media che seguono la Formula 1.

L’ultimo episodio davvero paragonabile in Formula 1 è quello relativo al Sudafrica nel 1982, quando i piloti scioperarono per motivi di sicurezza. All’epoca i capitani del dissenso erano Lauda, Villeneuve e Pironi, che però potevano contare su un consenso molto più compatto. Questa volta però il quadro è diverso. Le pressioni sono molto più forti e pesa l’assenza di pareri autorevoli come quelli di Vettel e Wurz.

Quasi impossibile trovare un compromesso tra valori etici, standard minimi di sicurezza e gli enormi interessi economici in ballo. Il Gran Premio dell’Arabia Saudita continuerà perchè ai piloti non è stata data possibilità di scelta. Ma è evidente che in queste condizioni si fa una grossa fatica a parlare di sport. Nel paddock c’è grande tensione e non è escluso arrivino aggiornamenti prima delle qualifiche.