La Formula 1 vista con gli occhi del commissario di pista: “Siamo sempre all’erta”

La Formula 1 vista con gli occhi del commissario di pista

Credits: Pirelli Press Area

Abbiamo intervistato un commissario in pista a Monaco, impegnato anche nel GP storico e nelle formule minori, per vivere insieme a lui l’emozione della Formula 1

Per fare il commissario ci vuole tanta forza di volontà. È un lavoro pesante, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista mentale. Lo sa bene R.B., impegnato durante il Gran Premio di Monaco nella zona delle Piscine, ma presente anche durante il Gran Premio Storico, la Formula E, Formula 2 e Porsche Supercup.

Secondo il giovane commissario, “essere appassionati aiuta a non far sentire la stanchezza”. Lavorare in gruppo, inoltre, gli ha permesso di scoprire potenzialità che non pensava di avere: una prima esperienza emozionante, che sicuramente gli ha fatto vivere da vicino l’emozione della Formula 1. Proprio per questo, insieme alla nostra Alessia Gastaldi, abbiamo deciso di chiacchierare insieme a lui, per farci raccontare cosa significa essere un commissario di pista.

Cosa deve fare il commissario impegnato durante i Gran Premi?

La prima cosa che ti insegnano è come muoverti in sicurezza in pista, per evitare rischi per te stesso e per gli altri. È importante ascoltare il capo della postazione dove vieni posizionato per tutto il weekend. Ti insegnano le procedure di entrata e uscita dal circuito e come liberarlo in caso di guasto della monoposto o di incidente. È un’esperienza intensa. Kantianamente un’emozione paragonabile al sublime“.

Hai lavorato come commissario al GP Storico di Monaco a fine aprile, cosa ti ha colpito maggiormente quel fine settimana?

Vedendo diverse monoposto di categorie di anni differenti, la risposta è sicuramente il progresso ingegneristico che la Formula 1 ha fatto negli anni. È stato il weekend più complicato, perché le categorie erano tante e diverse e bisognava preparare strumenti particolari e sapere le manovre giuste di rimozione delle monoposto.

Quel fine settimana ci sono stati molti interventi in pista da parte nostra, come commissari, tra cui la rimozione di una Maserati a causa di un problema in pista. Avendolo visto da vicino, ho potuto apprezzare anche il rischio che correvano i piloti negli anni passati“.

E del weekend della Formula E cosa ci dici?

Vorrei sfatare il mito secondo cui le vetture di Formula E, viste da vicino, non siano spettacolari quanto le vetture di Formula 1. Certo, il sound è diverso e quello in pista fa tanto, ma la velocità in curva era molto simile. In Formula E si avverte meno lo spostamento d’aria in curva, che invece si avverte molto in Formula 1.

La cosa sicuramente che mi ha colpito di più del mio training come commissario, è stata la procedura di rimozione della monoposto in caso di impatto o guasto. La vettura è dotata di una luce: quando questa è verde, la macchina si può toccare senza problemi perché è scongiurato lo shock elettrico, altrimenti significa che l’impatto è superiore a 15g e che la batteria è danneggiata.

Quando, infine, è rossa o spenta, la vettura non si può toccare e bisogna attendere una squadra specializzata per tagliare i circuiti elettrici. Questo, per esempio, è successo effettivamente al Gran Premio di Monaco dove una monoposto è rimasta ferma per 5 minuti circa alla Rascasse, perché non c’era la luce verde“.

E la Formula 1?

La prima cosa che ti sorprenderà sapere è che la Formula 1 è la categoria meno rumorosa, rispetto alla Porsche e alla Formula 2, che è la più rumorosa in assoluto. La Formula 1 è la categoria che più mi è piaciuta perché vedi proprio come i piloti vanno a cercare il limite della pista. Sainz ha baciato il muro un paio di volte in gara.

Un aneddoto interessante? Ho capito quanto i piloti spingevano (soprattutto in qualifica) quando il numero sulla scocca non si riusciva a distinguere. Se, al contrario, si riusciva a leggere, allora i piloti stavano facendo il loro giro di lancio“.

Dopo l’incidente di Leclerc che atmosfera c’era a Monte Carlo?

Quando Charles ha fatto il giro della pole, tutti gli yacht ormeggiati al porto hanno incominciato a far suonare la sirena, c’era un casino pazzesco. Quando è andato a sbattere invece, improvvisamente è calato il silenzio. Lì al porto domenica festeggiava una barca soltanto, quella con i tifosi tutti colorati di arancione di Verstappen. Domenica c’era felicità per la Ferrari di Sainz, ma molta delusione per Leclerc perché era una vittoria molto probabile al GP di casa“.

Consiglieresti l’esperienza da commissario di pista?

Sì, se si è appassionati e se si vuole investire il proprio tempo in qualcosa che piace. È un allenamento fisico e mentale perché bisogna rimanere sempre concentrati, al cento per cento. Bisogna essere sempre all’erta qualsiasi cosa succeda“.

Alessia Gastaldi