Il motorsport saluta e ricorda Romolo Tavoni

Il motorsport saluta e ricorda Romolo Tavoni

© Twitter Paolo Ciccarone

Il mondo del motorsport si unisce nell’addio a una delle personalità che ha contribuito a rendere la Ferrari ciò che è oggi

Se la Ferrari è riuscita a diventare quello che rappresenta oggi, il merito è stato anche di Romolo Tavoni. Molti lo hanno descritto come il braccio destro di Enzo Ferrari, una personalità e una mente che hanno segnato la storia del Cavallino Rampante, almeno fino al giorno in cui è stato cacciato da quella stessa famiglia. Ma, al di là della carriera in Ferrari, Tavoni ha contribuito anche alla nascita della Formula Monza, formando poi diverse generazioni di piloti, team, manager e piccoli costruttori.

LA STORIA DI ROMOLO TAVONI

Tavoni è nato a Casinalbo, in provincia di Modena, nel 1926. È cresciuto con la passione per i motori e una formazione da ragioniere, caratteristiche che lo hanno portato – prima di tutto – a condividere 7 anni del suo percorso professionale con Maserati. Successivamente, negli anni Cinquanta, la sua carriera ha incrociato quella della Ferrari.

Nell’azienda di Maranello, Tavoni è entrato prima come segretario di Enzo Ferrari, poi – nel 1957 – come Direttore Sportivo della Scuderia. Insieme alla Ferrari, e al rapporto stretto con lo stesso Enzo, Tavoni ha scritto una pagina fondamentale nella storia della scuderia italiana. Insieme al team ha condiviso gioie e dolori, vivendo l’emozione dei due titoli mondiali vinti da Mike Hawthorn nel 1958 e Phil Hill nel 1961.

E proprio quest’ultimo anno è stato quello che ha segnato il suo addio a Maranello. Cacciato dalla Ferrari, insieme a due progettisti e alle figure principali dell’area produzione. Come ripota Motorsport, in merito alla questione Enzo Ferrari aveva commentato: “Ho perduto i miei generali perché si sono comportati come dei caporali e non posso tenere dei caporali nel ruolo di generali“.

L’ADDIO ALLA FERRARI

Il perché della scelta del Commendatore, dieci anni più tardi, è stata commentata e spiegata dallo stesso Tavoni. In un’intervista aveva dichiarato: “La moglie di Ferrari non stava già bene, eppure si era messa in testa di seguire le corse in prima persona. E il Commendatore l’aveva lasciata fare. Ma non poteva immaginare quanti guai avrebbe creato alla squadra per i suoi malori improvvisi e certi comportamenti stravaganti“.

Tra questi “comportamenti stravaganti”, si ricorda lo schiaffo dato a uno degli otto dirigenti, evento che portò gli stessi a firmare una lettera per Enzo Ferrari in cui si chiedeva di impedire alla moglie di interferire con le attività del Reparto Corse. Una lettera che, come sembra, è stata la causa scatenante di ciò che è successo nel 1961. “Chiesi di parlargli e mi diede un minuto di tempo” aveva dichiarato Tavoni. “Gli dissi che mi aveva preso che ero un operaio di secondo livello tipo B ed ero diventato un dirigente, ma ero pronto a tornare a fare l’operaio. Ferrari apprezzò molto il gesto, ma non cambiò idea“.

IL RICORDO DI LEO TURRINI

Colonna portante dell’Autodromo di Monza, Tavoni ha saputo come farsi apprezzare, come professionista e come persona. Molti lo hanno descritto come un uomo sopra le righe, a volte burbero, ma caratterizzato da una grande passione per tutto ciò che il mondo dei motori rappresentava per lui. Grazie ai suoi insegnamenti, al suo modo di fare e alle sue esperienze, Tavoni è riuscito nell’intento di formare collaboratori, giornalisti e persone che, grazie a lui, sono poi riuscite a costruire il proprio percorso professionale nel mondo dei motori.

Tra questi, uno dei ricordi più toccanti e profondi, è arrivato da Leo Turrini, che nel suo articolo lo definisce “un amico carissimo […]. Era di Casinalbo, un paesino che sta tra Modena e Maranello. Respirava quasi con voluttà i gas che uscivano dai tubi di scarico. Amava le macchineamava i motori, amava le corse. Amava, soprattutto, la Ferrari“. In merito al suo brusco addio alla Ferrari, Turrini ha svelato una delle riflessioni di Tavoni, fatta diversi anni dopo. “Molti anni dopo, Tavoni mi disse che Enzo aveva ragione” si legge nel ricordo di Turrini. “Non sul merito, ma nel non tollerare l’intrusione in quella che era una faccenda privata, tra moglie e marito“.

Io gli ho voluto bene. Tifava per le Rosse anche da vecchio, con un candore da eterno bambino. Sono sicuro che la Ferrari saprà ricordarlo come merita“. Così si chiude l’emozionante ricordo pubblicato su Quotidiano.net. Il ricordo di una personalità che, sicuramente, ha segnato un momento importante nella storia del Cavallino e il cui ricordo sarà sempre conservato con affetto.