Il casco da Formula 1: variopinto capolavoro tecnologico
Com’è fatto il casco di un pilota di Formula 1? Tanti componenti, tanti materiali e prestazioni degne di chi li indossa!
Carbonio, policarbonato, EPS, ABP, Kevlar…“Ma cos’ha in testa questo qui?” vi chiederete…un casco da Formula 1, è la risposta! Tanti sono infatti i materiali e i componenti strutturali che compongono i moderni “elmetti” dei piloti della massima formula. E in effetti poteva un elemento così importante rimanere indietro in uno sport che fa dell’esasperazione tecnica il suo mantra fondamentale? No, che non poteva. Andiamo dunque ad analizzare come sono costruiti questi caschi, veri e propri prodigi della tecnologia applicata alla sicurezza.
CALOTTA, ANIMA IN POLISTIROLO, VISIERA: LE PARTI FONDAMENTALI DEL CASCO SONO COSTRUITE CON MATERIALI ALL’AVANGUARDIA
A smontarlo interamente un casco si divide in decine di pezzi, dal guscio principale ai vari condotti per il passaggio dell’acqua e dell’equipaggiamento radio. Ma le parti fondamentali sono tre: la calotta esterna, il “corpo” in polistirolo e la visiera. La parte esterna, quella che poi appare verniciata con i colori e le livree più assurde, è ovviamente in fibra di carbonio. Questo materiale assicura rigidità, leggerezza e soprattutto resistenza agli urti più violenti.
Ricoprirlo di vernice per realizzare disegni fantasiosi non è una buona idea. Appesantisce il casco e indebolisce la struttura, ma si sa che ultimamente i piloti non ci sentono tanto da quest’orecchio. All’altezza della fronte è inglobato il cosiddetto ABP (Advanced Ballistic Protection). Si tratta di una vera e propria trave in carbonio, introdotta negli ultimi anni, che rinforza la zona vicino agli occhi del pilota. Con questa protezione Felipe Massa non avrebbe subito danni nell’incidente dell’Hungaroring nel 2009.
Sotto la calotta si trova la parte più importante del casco. E cioè l’anima in polistirolo EPS (polistirene sinterizzato). Questa risulta leggera, resistente ma soprattutto, essendo costituita in gran parte d’aria, assorbe gli urti senza trasmetterli alla testa del pilota. Un vero e proprio ammortizzatore meccanico che smorza le accelerazioni trasmesse al cranio durante un impatto. Infine la visiera: fatta in policarbonato deve superare rigorosi test in fatto di trasmissione dei colori. Anche le colorazioni fumé non possono far sì che un rosso non sia percepito come un rosso, ovviamente…
I TEST DI RESISTENZA DI UN CASCO DA FORMULA 1: IMPATTI, SPARI, INCENDI…
Per verificare l’idoneità di un casco lo si costringe a ogni tipo di…violenza. Sono 20, i diversi test a cui viene sottoposto dall’ente di omologazione. I principali ovviamente riguardano la reazione agli urti. Il modello viene lanciato a una certa velocità contro superfici piane, tubolari, emisferiche o contro oggetti duri e appuntiti. All’interno del casco è collocata una “finta testa” equipaggiata con accelerometri. Per passare il test la decelerazione registrata non può superare un certo limite (275 G).
All’APB, il già citato rinforzo all’altezza della fronte del pilota, si riserva un trattamento ancora peggiore. Deve infatti resistere a un proiettile di 220 grammi che gli viene sparato contro a 250 km/h. E anche la visiera dev’essere antiproiettile e ignifuga. I testi al fuoco sono tra i più variegati: la visiera deve avere un’esposizione di 45 secondi al fuoco e autoestinguersi entro 20. La calotta verniciata viene esposta alla fiamma 30”, e questa deve autoestinguersi in 10”.
Infine la cinghia in fibra Kevlar sotto alla gola: 15 secondi alla fiamma e cinque di autoestinzione. Se Grosjean non ha subito ustioni alla testa nell’incidente di Sakhir dello scorso anno lo deve proprio a queste procedure. Per un oggetto che nella maggior parte dei casi non supera i 1400 grammi di peso davvero non male, come caratteristiche meccaniche. Il costo? Intorno ai 5000 euro, ovviamente escluso il contributo artistico del disegnatore della livrea. Una cifra sicuramente ben spesa.