Analisi della redazione Gran Premio Monaco Hamilton ed il pit-stop sciagurato: facciamo chiarezza 3 Giugno 2015 Luca Stopelli Da bravi appassionati di Formula 1 quali siete sono sicuro che domenica scorsa avrete guardato il gran premio di Monaco (senza addormentarvi). Confido, quindi, nel fatto che tutti voi avrete capito come la Mercedes si sia sportivamente suicidata con il pit-stop (non necessario) di Hamilton al 65esimo giro in regime di Safety car. Una sosta al termine della quale l’inglese è rientrato in gara dietro a Rosberg e Vettel facendogli di fatto perdere un gran premio dominato fin dalle prove libere del venerdì. Forse il termine “suicidio sportivo” non è dei più corretti, in quanto la malizia di cui sono dotato mi porterebbe ad usare un altro termine, ma di ciò parleremo più avanti. Leggendo i commenti di molti utenti sui forum ho notato una certa confusione riguardo ciò che è esattamente accaduto e di chi sia la colpa. Per questo trovo sia doveroso fare un po’ di chiarezza per tutti, a partire da chi si è bevuto tutte le scuse di Toto Wolff fino a chi attribuisce ad Hamilton tutta la responsabilità del proprio male. Innanzitutto partiamo dai fatti accaduti in pista. Al 63esimo giro alla Sainte Devote avviene il contatto tra Verstappen, che finisce contro le barriere, e Grosjean che nonostante il contatto riesce a proseguire la propria gara. I commissari proclamano subito il regime di “virtual safety car”. Ciò temporaneamente gioca a vantaggio di Hamilton, che vede il suo vantaggio su Rosberg e Vettel incrementare da circa 19 secondi a 25 secondi nel corso del 63esimo giro. E’ fondamentale sottolineare che la regia televisiva appena dopo il contatto inquadra i meccanici Mercedes schierati nella piazzola di sosta pronti per un eventuale pit-stop dei loro piloti. Infatti, come dichiarerà nel dopo gara Hamilton, è qui che nasce il primo equivoco : Lewis, mentre veleggia a velocità di crociera a causa della virtual safety car, vede in uno dei maxischermi a lato pista i meccanici Mercedes schierati e si convince che Rosberg (e non lui visto che non gli era stato dato l’ordine di rientro) stia per fare un cambio gomme. A quel punto nella comunicazione radio il muretto Mercedes dice al proprio pilota che non è in programma una sosta per lui. L’inglese non è però convinto, e dice testuali parole “siete sicuri che restare fuori sia la cosa migliore? Queste gomme hanno perso temperatura e tutti passeranno alle Super Soft”. Fermiamoci un attimo. Hamilton seduto nella sua monoposto, e non davanti alla tv (alcuni purtroppo ancora non l’hanno capito), è convinto che i suoi avversari dietro di lui si siano fermati (o stiano per fermarsi) ai box con le due inevitabili conseguenze del caso : Rosberg e Vettel alla ripartenza avranno gomme super-soft fresche e a causa della sosta il suo gap nei loro confronti è sufficiente per permettergli a sua volta di effettuare un pit-stop. Ora, a questo punto sarebbe stato lecito aspettarsi una precisazione da parte del muretto per Hamilton riguardo la strategia dei suoi avversari, ovvero il pilota inglese doveva essere informato del fatto che non era in programma una sosta per Rosberg e che Vettel quasi certamente non sarebbe rientrato in quanto altrimenti avrebbe perso la terza posizione a scapito di Kvyat. Così non accade però, Lewis a questo punto viene chiamato ai box. Sfortuna per lui vuole che nel 64esimo giro venga fatta uscire la Safety Car e che Hamilton si accodi ad essa nell’ultimo tratto di pista appena prima del pit-stop, a differenza di Rosberg e Vettel, i quali, non avendola ancora raggiunta ed avendo pista libera, possono mantenere un ritmo leggermente più veloce. Il pilota inglese rientra e, complice anche una sosta più lenta di circa un secondo a causa del transito di Nasr in pit-lane, rientra in gara alle spalle dei suoi due inseguitori. L’epilogo della gara è ormai storia nota, ma c’è un episodio del quale in pochissimi hanno parlato : al 68esimo giro la regia televisiva riprende Niki Lauda seduto nel box Mercedes mentre sorride e scherza con un meccanico, indicandogli che mancano dieci giri alla fine. La scena potrebbe sembrare normalissima se non fosse per il contesto in cui si svolge : complice la sventurata decisione strategica del box, Hamilton ha appena buttato via una gara dominata, cosa che il britannico stesso fa capire tre giri prima con un messaggio radio trasmesso in tv in cui dice : “I’ve lost the race, haven’t I?” (“ho perso la gara non è vero?”). In contrapposizione a ciò aggiungiamo l’intervista rilasciata da Lauda stesso appena terminata la gara e poco prima delle premiazioni del podio in cui l’austriaco si dichiara imbufalito per l’errore imperdonabile commesso ai danni di Hamilton. Ebbene, noi spettatori a quale delle due versioni dobbiamo credere? Al Lauda giustamente furibondo dell’intervista e pronto a far sentire la sua voce nel debriefing post-gara o a quello che se la ride nonostante l’accaduto? Che Lauda nell’intervista debba esprimere tutta la sua delusione e rabbia mi è pienamente comprensibile, essendo il presidente non esecutivo del team il gioco delle parti gli imponeva ciò; ma il fatto che in gara appena dopo l’accaduto se la ridesse al box anziché correre al muretto a chiedere spiegazione agli ingegneri riguardo la sosta suicida fa sì che sia lecito porsi qualche domanda. E non mi si dica che Lauda al 68esimo giro si illudesse ancora di una possibile rimonta da parte di Hamilton : lui stesso avendoci corso sa quanto sia impossibile sorpassare a Montecarlo. Non meno divertenti sono state le dichiarazioni rilasciate da Toto Wolff. Per giustificare il pit-stop il team principal della Mercedes ha affermato che il cambio gomme sia stato causato dalla necessità di coprirsi le spalle da un eventuale passaggio alla mescola super-soft da parte di Vettel. In pratica gli uomini Mercedes temevano una tattica aggressiva da parte della Ferrari per gli ultimi giri di gara una volta rientrata la Safety Car. Ora, ognuno è libero di credere o meno alla giustificazione di Wolff, ma viene immediato porsi qualche domanda. Innanzitutto, perché Vettel sarebbe dovuto rientrare a cambiare gomme quando la sosta gli avrebbe fatto perdere la terza posizione a scapito della Red Bull di Kvyat? Perché in Mercedes hanno pensato che Vettel stesse per rientrare quando in realtà al box Ferrari non vi era alcun segno di movimento tra i meccanici? Ma soprattutto, Vettel una volta uscito con gomme fresche avrebbe avuto a disposizione solo una decina di giri circa per sorpassare Kvyat e Rosberg prima di poter pensare di impensierire la prima posizione di Hamilton. E dire che tutti noi sappiamo quanto sia difficile superare a Montecarlo, lo stesso Wolff dovrebbe saperlo considerando che nel 2013 proprio la Mercedes vinse la gara con Rosberg davanti ad un Vettel dal passo gara nettamente più veloce ma impossibilitato dalla natura del tracciato a superare il biondo rivale. Strano che nessuno al muretto abbia considerato questi semplici fattori. Senza contare che in un rientro ai box durante la Safety Car non bisogna mai scordare la componente “traffico” in pit-lane che potrebbe causare la perdita di secondi preziosi (come infatti è accaduto con l’inconveniente Nasr). Avrete quindi capito come, personalmente, sia rimasto molto perplesso a proposito dell’accaduto e riguardo le giustificazioni fornite in seguito dagli uomini Mercedes. Preciso come sempre che non si tratta di complottismo, bensì di semplici osservazioni che chiunque dovrebbe porsi prima di credere alle varie dichiarazioni da politicanti rilasciate dai vari team principal, ben abili e navigati quando si tratta di mistificare e coprire le proprie carte (Briatore non vi ha insegnato niente in quasi vent’anni di Formula 1?). Alla luce di tutto ciò sono giunto a due conclusioni. La prima è che molti hanno iniziato a gettare la croce addosso ad Hamilton quando è stato diffuso il team-radio in cui lui stesso chiedeva il cambio gomme. Altri hanno scomodato la visione di gara di grandi campioni del passato quali Prost, Schumacher e Senna come metro di paragone per ridimensionarlo. La verità è che come sempre bisognerebbe scendere a patti con la realtà. Hamilton dalla sua monoposto non poteva sapere quanto fosse il suo vantaggio su Rosberg e Vettel, ne tantomeno poteva sapere se loro avevano in programma un cambio gomme. Aggiornarlo riguardo ciò spettava al muretto Mercedes, mentre il suo compito era informarli sul comportamento delle sue gomme. Quindi semmai lo si potrebbe biasimare di essere caduto in un eccesso di fiducia nei confronti del suo team. Così come non bisogna dimenticare che tutti i piloti negli ultimi anni sono stati abituati a pneumatici pensati appositamente per favorire il tyre-show. Un pilota della vecchia epoca non sarebbe mai rientrato perché conscio del fatto che a Montecarlo è impossibile superare, ma alcuni piloti del giorno d’oggi sono portati a pensare che il vantaggio dato dalle gomme fresche sia maggiore di quello della posizione a proprio favore. La seconda conclusione è che come avevo scritto lo scorso anno qui, così continuo a pensare che la Mercedes faccia il gioco delle due carte con Hamilton e Rosberg, ovvero al team non interessa tanto chi dei due sia il vincitore del weekend, quanto piuttosto che si porti la vittoria a casa e che vi sia una certa alternanza tra i due piloti, giusto per mantenere vivo l’interesse del pubblico con un presunto duello che in realtà si gioca tutto sulla carta stampata. Dopo tutto, come scritto prima, Lauda non sembrava così scandalizzato dal fatto che la vittoria di Monaco andasse a Rosberg anziché ad Hamilton. Così come bisognerebbe ricordarsi di come verso fine gara in Spagna Hamilton sia stato stoppato dal suo team quando si è lanciato alla rincorsa della prima posizione occupata da Rosberg con la scusa che dovesse consolidare la seconda posizione su Vettel (da quando un pilota a mezzo minuto e che gira nettamente più lento desta preoccupazione?); oppure di come lo stesso Rosberg in Cina abbia chiesto che Hamilton aumentasse il ritmo sul giro (da quando chi occupa la seconda posizione chiede che chi lo precede in prima posizione giri più forte?). Insomma, io le osservazioni ve le faccio, poi ognuno di voi tragga le conclusioni del caso. Tags: 2015, GP Monaco Continue Reading Previous Formula 1, il vaso di Pandora nel PrincipatoNext L’analisi del GP del Canada