Gran finale, ma non sarà la fine. La storia Red Bull riparte

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Credits: Red Bull Racing Press Area

Una sfida che difficilmente dimenticheremo quella tra i due contendenti, ma anche tra le due scuderie. La storia della Red Bull sta per essere riscritta e non solo dal ragazzino olandese

Ineguagliabile la stagione a cui abbiamo appena assistito, tra colpi di ala posteriore e anteriore, querele e redenzioni varie, c’è anche spazio per gli elogi. Un encomio va sicuramente ai due vincitori, al ragazzino olandese che è riuscito ad aggiudicarsi il titolo iridato, ma anche alla scuderia campione nella sua categoria. La Mercedes si è portata a casa il titolo, reduce di un’estenuante battaglia con la Red Bull e con un novellino di nome Sergio Perez. La Red Bull tuttavia riscrive la sua storia e tenta di rialzarsi con le sue “ali”. 

E di ala sembrava perire la scuderia austriaca ad inizio campionato. Ricordiamo tutti l’ “ala flessibile gate”, che sembrava non lasciare spazio sia alla Red Bull che a sua sorella AlphaTauri, ma che dopo il GP di Francia sembrava essersi risolta per il meglio. Tuttavia la questione è finita in sordina grazie anche alla sanzione e al cambio dell’ala effettuato durante il corso della stagione, ma perchè, al netto, la Red Bull sembra essere la vincitrice (quantomeno morale) anche del campionato costruttori? Un dato utile alla nostra analisi, anche se ad inizio stagione sembrava irrilevante, potrebbe essere proprio Sergio Perez. 

Il nostro Checo già dalle prime gare ha rappresentato un simbolo di forza e resilienza, in grado di partire dalla pit lane e arrivare nella top 5, con una vettura apparentemente inferiore. Alla resa dei conti è stato proprio il messicano a non dare i punti necessari al campionato alla sua scuderia, ma tuttavia bisogna considerare la variabile che questo non era altro che il suo primo anno alla guida della RB16B. Nonostante l’adattamento rapido e il continuo confronto con l’attuale campione, Checo sembra la variabile incognita che potrebbe portare al prossimo titolo la scuderia di Milton Keynes.

IL RATTO DEGLI INGEGNERI MERCEDES

Non si respirava quest’aria di tranquillità dal Ratto delle Sabine nel 753 a.C. Potremmo quasi dire che quest’anno a rubare qualcosa sia stata proprio la Red Bull alla Mercedes che ingloba nel suo team diversi motoristi e strateghi direttamente dal box Mercedes. Gli sviluppi per quanto riguarda questa vicenda saranno visibili solo dal prossimo anno quando, a fine partnership con Honda, la Red Bull sarà costretta ad auto fornirsi un motore, e proprio a ciò è dovuto il ratto dalla scuderia tedesca.

Una stagione caratterizzata anche da numerosi battibecchi tra i due capi. Christian Horner e Toto Wolff ci hanno fornito materiale e battute per almeno i prossimi dieci anni di telenovelas, tra querele e frecciatine durante le interviste i due se la sono suonata di santa ragione, sperando sempre in un cedimento dell’altro. Alla fine dei conti entrambi sono stati accontentati e Toto, seppur Hamilton non ha infranto l’agognato record, entra nella storia.

Non si può parlare di storia riscritta senza citare uno dei fautori di questo atto. Quello spocchioso ragazzino olandese che ora è campione del mondo. Cresciuto notevolmente da quando collideva direttamente con i suoi compagni di squadra, ad oggi è, insieme a Rosberg, l’unico che è riuscito a battere il pilota più vincente della storia di questo sport. Una stagione da incorniciare per Max, che arriva a battagliare con il Re all’ultima gara, seppur con diversi DNF in più. Proprio qui è il punto focale dell’analisi. Verstappen anche con diverse gare in meno, è riuscito in quello che pochi sono riusciti a fare. Battere Lui. Ed è per ciò che proprio da Verstappen riparte la storia della Red Bull.