GP Qatar: interviene anche Amnesty International

Credits: Formula1, Twitter.com

Il GP del Qatar fa già discutere. Tornano in prima pagina i diritti umani e lo sfruttamento dei lavoratori in Medio Oriente 

E’ ancora fresca la notizia dell’inserimento del GP del Qatar nel calendario di questa stagione. L’appuntamento è fissato per il weekend del 19-21 novembre al Losail International Circuit e sarà solo il primo di tanti. L’accordo prevede infatti ben dieci anni di contratto a partire dal 2023. Nonostante l’entusiasmo, sono in molti a nutrire qualche dubbio a riguardo, considerando il rinnovato impegno della Formula 1 nel tutelare i diritti umani e promuovere la diversità in pista.

A far valere le proprie ragioni sull’argomento è anche Amnesty International, organizzazione non governativa che dal 1977 si occupa della salvaguardia dei diritti umani. “La Formula 1 dovrebbe insistere sul fatto che tutti i contratti relativi a questa gara abbiano rigidi standard di lavoro in tutte le catene di approvvigionamento. Non è un segreto che i paesi ricchi del Medio Oriente vedano lo sport di alto livello come una piattaforma per lavare la propria immagine“, ha affermato un portavoce al Daily Mail. 

LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN QATAR ESTREMAMENTE PREOCCUPANTE

La Classe Regina ha però già assicurato di conoscere bene le proprie responsabilità. Ha dichiarato inoltre che ciò che Amnesty chiede è già compreso nell’accordo raggiunto con il Qatar. Come sottolinea Soymotor.com, è importante che scuderie e piloti possano dunque parlare apertamente di diritti umani per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione in Medio Oriente e rappresentare così un modello positivo. 

Tra le problematiche maggiori, lo sfruttamento dei dipendenti immigrati e la criminalizzazione delle relazioni omosessuali: “La situazione dei diritti umani in Qatar è estremamente preoccupante, dal maltrattamento dei lavoratori immigrati alle restrizioni alla libertà di espressione e alla criminalizzazione delle relazioni omosessuali“, ha aggiunto. “I piloti e i team dovrebbero essere preparati a parlare di diritti umani in Qatar nei giorni che precedono la gara. Devono fare la loro parte per spezzare l’incantesimo del lavaggio sportivo e della gestione dell’immagine“, si legge nel comunicato.