GP Giappone, pagelle: Red Bull, sconfitta anche l'aritmetica

@ Red Bull Press Area

Nella gloriosa pista di Suzuka Red Bull è riuscita a conquistare il suo sesto titolo di campione nei costruttori, ma ci sono altri che hanno fatto molto bene, come McLaren. Non manca nemmeno chi ne ha sbagliate parecchie.

Al Gran Premio del Giappone Red Bull è riuscita a coronarsi campione del mondo nei costruttori con sei gare d’anticipo rispetto alla fine della stagione. Una pura formalità che mette ko anche l’aritmetica, l’unica che fin dall’inizio metteva in discussione un campionato sempre e solo a senso unico. Ma se la squadra di Milton Keynes può vantarsi del suo sesto titolo lo deve soprattutto a quel Max Verstappen che dal Bahrain fa man bassa degli avversari (incluso il suo compagno di squadra).

Piloti

Max Verstappen – 10. È arrivato a Suzuka affamato, lo si vedeva nei suoi occhi già dal giovedì. E per tutto il fine settimana non c’è stata storia – dalle prime libere l’olandese è stato un martello, in qualifica ha rifilato un abisso al primo degli inseguitori, mentre in gara ha sottolineato il perché viene chiamato “Super Max”. Preciso, pulito e cattivo nel momento del bisogno quando in partenza è stato attaccato da entrambe le McLaren. E nel prossimo appuntamento del Qatar anche lui potrebbe seguire a ruota laureandosi campione del mondo per la terza volta già in occasione della Sprint.

Lando Norris – 9. Tolto l’olandese, il classe ’99 è stato il migliore per il passo messo in evidenza alla domenica. Di Lando si parla tanto però l’impressione è che non se ne parli abbastanza. La McLaren è cresciuta molto fino a diventare una macchina da podio, ma fra le sue mani è diventata spaziale. Perché se è pur vero che a dividerlo dal gradino più alto del podio ci sono quasi venti secondi, è altrettanto vero che sono più di quindici quelli che lo separano dal terzo arrivato. La differenza? Costruita soprattutto nella seconda metà di gara.

Oscar Piastri – 8. Per l’australiano è arrivato il primo podio in Formula 1. Un risultato che un pilota non dimentica mai, eppure sul suo volto c’era un velo di rammarico per essere finito dietro al compagno di squadra. La mentalità di un vincente, è questo a fare la differenza.

Sergio Perez – 4. Cosa dire del Checo? La prima cosa da rimarcare è che ne ha combinata una più del diavolo. Non ottimale la partenza, sbaglia in occasione del rientro in pista in regime di safety car (che gli costa una prima penalità di cinque secondi) e poi prende dentro anche l’incolpevole Kevin Magnussen (cosa che gli procura la seconda sanzione). La beffa non finisce qui, perché non sono molti i casi, anzi nessuno, in cui uno stesso pilota è chiamato a ritirarsi due volte. In Red Bull intanto festeggiano, ma le prestazioni del messicano non sono passate sotto traccia ed è graziato solo dal fatto che non ci sia una valida alternativa a disposizione. Perché insomma Helmut Marko lo conosciamo…

Alonso – 6 1/2. Con Fernando si sa, quando le cose cominciano a non andare più nel verso giusto quello che prima era un valore aggiunto può diventare motivo di ancora più pressione. Aston Martin non se sta cavando proprio bene negli ultimi tempi, colpa di un programma di sviluppo che è stato ampiamente superato dagli altri e che ha portato la AMR23 da seconda a quinta forza. Malgrado ciò lo spagnolo fa sempre il suo massimo portando avanti una baracca che se fosse lasciata in mani altrui sarebbe completamente sperduta.

Squadre

Red Bull – 10. Alla squadra che si laurea campione del mondo è impossibile dare meno del massimo dei voti. Non solo per la gara in Giappone di per sé condotta con grande maestria, ma per una stagione straordinaria dove agli altri sono state lasciate solo le briciole che cadevano dalla loro tavola imbandita.

Ferrari – 7. Che la Rossa dovesse giocare un po’ più in difesa lo si prevedeva dalla vigilia. Tuttavia nell’insieme questo non può essere giudicato un brutto fine settimana. Si è tirato fuori il massimo o quasi e si è sbagliato poco (perché il fatto che Carlos Sainz abbia perso la posizione su Lewis Hamilton è imputabile al solo pilota che ha voluto rimanere fuori). Come ribadito da Charles Leclerc: “Più di così non ce n’era”. Sì si è stati dietro a McLaren, ma pure davanti a Mercedes su cui qualcosa si è guadagnato in termini di punti in classifica.