Ferrari, la scorretta gestione dei piloti priva la Rossa di una doppietta
Dopo la conquista della pole da parte di Leclerc, con Vettel che occupava la terza posizione in griglia, il GP di Russia sembrava tutto in discesa per la Ferrari
La qualifica, lo sappiamo tutti, è molto importante per impostare una gara senza sbavature. E proprio la qualifica, per anni, è stata il tallone d’Achille della Ferrari.
Ora che le cose sembrano essere cambiate a favore del Cavallino Rampante, c’è sempre quella sensazione: qualcosa non sta andando per il verso giusto. Dopo la pole di Leclerc a Sochi, e la partenza a razzo della coppia Ferrari, nessuno avrebbe lontanamente immaginato che il GP di Russia potesse chiudersi con una doppietta Mercedes. Eppure così è stato. Il problema è che ci sono anche troppi fattori che riescono a vanificare una gara, anche se stai effettivamente facendo, dati alla mano, tutto nel modo migliore.
Proprio a Sochi abbiamo osservato come una semplice Safety Car possa lasciarti impotente, come del resto è successo alla Ferrari, che invece in passato in più occasioni è riuscita a piegare a proprio favore situazioni analoghe.
Eppure nonostante la prova di forza mostrata in Russia, prima in qualifica e poi nelle prime fasi della corsa, non può fare altro se non che lasciare il Cavallino Rampante con l’amaro in bocca. E non solo per il risultato.
FORMULA 1: SPORT DI SQUADRA O INDIVIDUALE?
Identificare la Formula 1 come uno sport di squadra o individualistico, è probabilmente la diatriba sulla quale si è più discusso fin dagli esordi della Categoria. È vero, sono i piloti a correre, ma non scendono in pista per loro stessi, bensì sotto i colori di un team.
Ed è la stessa storia che ci insegna come senza ordini di scuderia, senza gerarchie ben precise, riuscire a massimizzare il risultato a ogni gara diventa pressoché impossibile.
Quanti sono stati i mondiali persi perché i compagni di squadra si sono rubati i punti a vicenda; quanti sono stati quelli vinti perché era chiaro fin da subito chi era il primo e il secondo pilota. Per un certo senso il ragionamento non fa una piega e trova le sue ragioni per sussistere ma, se ti giochi qualcosa di importante.
Non si può nascondere il fatto che ieri la Ferrari abbia messo in piazza un impietoso spettacolo di comunicazioni radio. Se a Singapore sono riusciti a mostrare al mondo quanto fossero in grado di lavorare, bene, come squadra, a Sochi hanno evidenziato tutto il contrario.
In origine dei dettagli della strategia se ne parla prima dell’avvio della corsa, in modo da non creare troppe preoccupazioni in gara. La Ferrari arriva a un accordo coi suoi piloti: al via a Leclerc viene proposto di dare la scia a Vettel, per permettergli di passare Hamilton allo start. L’obiettivo era di avere le due SF90 rispettivamente in prima e seconda posizione.
Il monegasco non avrebbe provato a ostacolare il tedesco allo spegnimento dei semafori rossi, Seb gli avrebbe ridato la posizione più tardi, quando i distacchi si sarebbero stabilizzati. E questo è successo.
SEB RECALCITRANTE… CON RAGIONE
Entrambe le monoposto del Cavallino Rampante partono molto bene. Vettel si prende subito la posizione su Hamilton e Leclerc. Charles lascia sfilare Seb senza dargli fastidio. Una strategia perfetta. È dopo che la Ferrari sembra perdersi dentro a mezzo bicchiere d’acqua.
Proprio nel momento in cui il tedesco dovrebbe cedere la posizione al monegasco, le carte si ribaltano.
Vettel ha un buon ritmo, migliore rispetto a quello di Leclerc, che di fatti non riesce a raggiungere abbastanza Seb per superarlo, anche se, lo sappiamo tutti quanto sia difficile seguire da vicino una monoposto su un tracciato come quello di Sochi. Tanto che è proprio la Ferrari a chiedere al 32enne di far passare Charles. Ma un rallentamento troppo improvviso del quattro volte Campione del Mondo, avrebbe permesso a Hamilton, di avvicinarsi minacciosamente ai due piloti della Rossa. Una manovra errata o un leggero imprevisto sarebbero stati in grado di vanificare quanto la Ferrari aveva massimizzato in partenza.
E diciamo pure che non può essere considerato un successo l’imporsi sulla volontà del tedesco. Il muretto del Cavallino Rampante, quando si è trovato nel difficile compito di chiedere a Vettel di restituire la posizione, assomigliava a un papà, senza autorità sufficiente, che chiedeva al figlio di andare a letto, mentre quest’ultimo allungava costantemente la sua levataccia di ulteriori cinque minuti.
A MONZA LO SGARRO A PARTI INVERTITE
Per certi versi una scena simile a quanto visto a Monza, in occasione delle qualifiche. Tutti ricordano il trucchetto messo in atto da Leclerc a scapito, proprio, del suo compagno di squadra. Anche lì la Ferrari non ha brillato per quanto riguarda la gestione dei piloti. Per poi perdonare tutto al monegasco, la domenica, dopo essere riuscito a salire sul gradino più alto del podio nella gara di casa della Rossa.
Mentre gli stessi ingegneri ricordavano a Seb quali fossero gli accordi presi nel pre-gara, il tedesco prendeva tempo, inanellando giri veloci per dimostrare che non c’era alcun motivo per levargli la prima posizione. In questo modo i giri passarono, Leclerc continuava a non essere sufficientemente vicino per lo scambio di posizione e le gomme medie della Mercedes iniziarono a girare bene quanto le morbide della Ferrari.
A win against the odds for @MercedesAMGF1 and @LewisHamilton in Sochi
Here’s the story of how they got the better of Ferrari at the #RussianGP 🇷🇺#F1 pic.twitter.com/YeJOsBiYwe
— Formula 1 (@F1) September 29, 2019
Il Cavallino Rampante era sicuro di non dover affrontare imprevisti di questo tipo in gara. Ma se il pilota non si piega al volere della squadra, un escamotage il team lo trova, eccome se lo trova. Bastava far fermare prima Leclerc, tenendo Vettel in pista. Non appena il tedesco si è reso conto che il suo compagno di squadra non gli era più alle spalle, ha iniziato a chiedere al muretto la sosta.
Una decisione arrivata con evidenti giri di ritardo col chiaro intento di cedere la prima posizione al monegasco che, a seguito del pit stop di Seb, si è trovato anche ad avere un certo margine sul tedesco. Poi sappiamo come finisce la storia: ancora prima che Vettel abbia la possibilità di assimilare il tutto viene avvisato dai suoi ingegneri di avere un problema alla parte ibrida. È obbligato a fermarsi, a lato strada e in condizioni di sicurezza, e non per sua volontà, come qualcuno si è divertito a insinuare.
Una decisione repentina che di fatto ha vanificato tutto il lavoro dalla Ferrari. È un po’ come se il karma avesse compiuto la sua rivalsa sulla scuderia.
LA FERRARI REGALA LA VITTORIA A HAMILTON
Da questo momento in poi il GP di Russia comincia a essere tutto in salita per la Rossa e per Leclerc, l’unico suo pilota ancora in pista. La SF90 di Vettel, ferma ai lati, convince la Direzione Gara a inserire il regime di Virtual Safety Car. Approfittando di questa situazione Hamilton effettua la sua sosta, riuscendo a rientrare in pista davanti al monegasco della Rossa. È in questo momento che la vittoria viene consegnata su un piatto d’argento al pilota inglese della Mercedes, tanto che non è servito a nulla il tentativo di Leclerc, giocandosi il tutto per tutto, di effettuare una nuova sosta e montare le gomme Soft, dato che poi si è visto perdere la posizione anche in favore di Bottas.
Leclerc, nonostante la gomma più fresca, non ha impensierito il finlandese nemmeno una volta, tant’è che il pilota della Mercedes non ha dovuto eseguire una sola manovra difensiva, con Hamilton che in tutta tranquillità si inanellava giri veloci per arrivare ad avere un certo margine di sicurezza.
IL DUALISMO HA COMPROMESSO LA CORSA?
La Ferrari ha preso il via del GP di Russia pensando di portare a casa una doppietta. Avrebbe potuto essere la seconda di seguito dopo quella di Singapore. Purtroppo il team di Maranello torna a casa con un misero terzo posto dopo quattro pole position e tre vittorie consecutive. E questo perché con una SF90 che è diventata finalmente competitiva ha iniziato a emergere il dualismo del piloti, un tema mai quanto ora caldo, che ha cominciato a trascinarsi gara dopo gara.
Non è un mistero. Quando una monoposto diventa finalmente competitiva, la relazione tra i due compagni di squadra inizia prima a vacillare, fino a diventare potenzialmente infervorata. Ed è quello che è successo all’interno della Ferrari.
È LA FERRARI CHE DEVE PRENDERE LE DECISIONI!
Né Sebastian, né Charles molleranno di un centimetro ora che in mezzo ci sono i Gran Premi da vincere, tanto di più il prossimo anno, se la monoposto potrà competere costantemente con la Mercedes per il titolo iridato. In tutta questa situazione si vedrà quanto sarà brava la Ferrari a gestire e tenere unito il team, a conciliare le esigenze di Leclerc e Vettel. Ora che le prestazioni finalmente ci sono, l’imperativo a Maranello è vietato vanificare il tutto. Sarà un’impresa ma le sensazioni sono positive e per il 2020 ci credono.