Analisi della redazione Formula 1 Gran Premio Singapore Ferrari a caccia della tripletta 21 Settembre 2019 Luca De Franceschi Credits: @F1NightRace Twitter Sulla carta, le piste favorevoli alla SF90 sono finite. La stessa Ferrari che in Ungheria accusava un minuto dalla Mercedes al termine dei 70 giri di gara, sulle “autostrade” di Spa e Monza ha fatto la differenza con Charles Leclerc in grado di rintuzzare costantemente gli attacchi di Lewis Hamilton e Valtteri Bottas, regalando alla Rossa la prima doppietta dopo quella siglata da Sebastian Vettel a inizio 2018 (con le vittorie in Australia e Bahrain). Singapore diventa così la prova del nove, non solo tecnicamente, ma anche a livello statistico: la Rossa è infatti alla caccia della tripletta e, se si va a scrutare i libri di storia, emerge che una striscia vincente superiore alle due vittorie consecutive la Ferrari l’ha ottenuta l’ultima volta nel lontanissimo 2008, che per la F1 è come parlare di un’era geologica fa. Leclerc a caccia della tripletta Undici anni fa erano ancora in vigore i motori V8, introdotti due stagioni prima, vigeva il monogomma Bridgestone (che erano ancora scanalate) e la fisionomia delle vetture era lontanissima, per concezione, rispetto a ora. La Ferrari, con la F2008, riuscì a centrare un filotto di quattro vittorie consecutive tra i Gran Premi della Malesia e della Turchia, vale a dire dalla seconda alla quinta gara di quell’anno, in un’epoca in cui il duello con la McLaren di Hamilton era al suo apice. Le vittorie arrivarono grazie a Kimi Raikkonen, che si aggiudicò i GP di Malesia e Spagna, e Felipe Massa, trionfatore in Bahrain e in Turchia. Da allora, il massimo che è riuscita a ottenere la Rossa, in termini di vittorie consecutive, sono state alcune doppiette. La stessa F2008 centrò due vittorie back-to-back sull’inedito circuito di Valencia e subito dopo in Belgio (anche se quest’ultima venne assegnata per la penalizzazione comminata a Hamilton). Poche gioie nel 2009, con l’unico successo colto in Belgio, mentre nel 2010 Fernando Alonso siglò l’unica doppietta della sua carriera in rosso tra i GP d’Italia e Singapore. Fu anche l’ultima doppietta per la Ferrari prima di quella centrata da Vettel all’inizio dello scorso anno. Si tratta di un dato statistico interessante, considerando che Leclerc arriva da due vittorie consecutive e, dovesse ripetersi a Singapore, diventerebbe pure il primo pilota Ferrari a centrare tre vittorie di fila dopo Michael Schumacher. Il tedesco realizzò quest’impresa nell’estate 2006, quando sbancò i GP di Stati Uniti, Francia e Germania, all’epoca della forsennata rincorsa alla Renault di Alonso. Singapore prova del nove Sulla carta, Singapore non dovrebbe sorridere alle doti velocistiche della SF90, un fulmine sui rettilinei ma poco competitiva sui tracciati tortuosi. Quello di Marina Bay è un tracciato cittadino, dal manto stradale sconnesso e dal numero di curve altissimo: 23, contro le 12 di Monza e le 20 di Spa, che però annovera anche diverse curve da affrontare a full gas. Sono in tanti a credere che quello della città stato sia un toboga ostico per la Ferrari del 2019: se la Mercedes è arrivata a un soffio dalla SF90 su due piste favorevoli a quest’ultima, è facile ipotizzare che, su un tracciato più congeniale alle W10, la musica cambierà. E sarà in gioco anche la Red Bull, dopo due prestazioni in sordina. Ma la SF90 arriverà a Singapore con un pacchetto aerodinamico studiato ad hoc. Fonti interne al paddock parlano di interventi lungo tutta la vettura, dall’avantreno al retrotreno: l’ala anteriore sarà modificata, senza però stravolgerne la filosofia “out wash” adottata dall’inizio, e rivisitazioni saranno apportate anche al diffusore e al profilo dell’ala posteriore. L’obiettivo è incrementare il drag, la resistenza all’avanzamento, a cui potrà sopperire il nuovo propulsore (che rappresenta la terza e ultima specifica), introdotto a Monza, la cui potenza si è espressa su livelli soddisfacenti. Se la Ferrari avrà trovato il giusto equilibrio tra valori di drag e potenza del motore, solo il prossimo weekend saprà indicarlo. Singapore pista amica per Vettel A Singapore, la Ferrari è anche in attesa di scoprire come Sebastian Vettel avrà metabolizzato le due debacle di Spa e soprattutto di Monza, dove, dopo lo sgarbo subito da Leclerc in qualifica, il tedesco è sembrato perdere la bussola. La sua mancanza di lucidità è apparsa evidente non solo nell’uscita della Variante Ascari, di per sé anomala, ma anche dal modo in cui il tedesco ha riguadagnato la pista senza curarsi di chi sopraggiungeva (e da qui si è innescato il patatrac con la Racing Point di Lance Stroll). Vettel volerà a Singapore, però, con i favori della statistica: sulla carta, il toboga asiatico è una pista amica per il tedesco, che vi ha trionfato negli anni di grazia della Red Bull (2011, 2012 e 2013), aggiungendovi anche l’assolo del 2015 al volante della Ferrari. In quell’occasione, il tedesco esibì una prestazione maiuscola, centrando la pole il sabato e tenendo a bada la Red Bull di Ricciardo, che lo seguiva come un’ombra, la domenica. Anche nel 2017, Vettel sembrava sulla buona strada per ripetersi, dopo la pole del sabato, ma ci ricordiamo tutti come andò a finire… Tags: 2019, GP Singapore, Scuderia Ferrari Continue Reading Previous GP Singapore: ecco la griglia di partenzaNext GP Singapore, Vettel: “Non sono soddisfatto”