Domenicali: “La Sprint Race? Come un Grand Slam”
In molti non vedono di buon occhio la novità della Sprint Race, ognuno ha i suoi motivi. Eppure non si può non essere d’accordo con Domenicali quando parla dell’importanza di testare
Parola d’ordine: sperimentare. Chi credeva che l’arrivo di Stefano Domenicali avrebbe fatto cambiare rotta all’era americana della Formula 1 è rimasto sicuramente deluso. Si supponeva che l’arrivo dell’imolese avrebbe portato a una sorta di restaurazione, e per certi versi (seppur banali) è stato così. L’idea della Sprint Race al posto della qualifica aveva già fatto storcere il naso a molti l’anno scorso, e lo fa anche adesso che sembra un qualcosa che vedrà finalmente la luce.
PER MIGLIORARE BISOGNA PROVARE
Ma il neo CEO difende la volontà di introdurre, o meglio testare, questa novità: “Se non ci proviamo non sapremo mai se possa rappresentare un valore aggiunto oppure no. Quante volte è cambiato il format delle qualifiche in passato? L’intenzione è sempre quella di migliorare. La differenza tra una qualifica in solitaria o una gara non è poi così grande. La distanza percorsa sarà più o meno la stessa”.
Le parole di Domenicali sulla necessità di saggiare prima di porre un verdetto definitivo sulla questione sono certamente un qualcosa su cui essere d’accordo. Al Corriere dello Sport ha spiegato che: “In futuro non vogliamo proporre questo format in tutti i GP. Piuttosto sarà come i Grand Slams [ndr. nel tennis]“.
IMPREVEDIBILITÀ, MA A CHE PREZZO?
Un po’ meno in sintonia si può essere sul discorso della poca differenza che può esserci tra una gara Sprint e una sessione di qualifica. “Non è poi così grande” dice lui. Eppure la differenza molti vecchi appassionati la vedono. Sì che le qualifiche nel tempo sono state cambiate fino a raggiungere la conformazione attuale, molto gradita ai più. Ma sostituire il giro in solitaria, quello in cui il pilota tira fuori il massimo dalla propria monoposto, con una breve gara è tutt’altra cosa.
“Tutto diventa imprevedibile, e conseguentemente anche l’azione in gara sarà più interessante“. Il risultato è una Sprint Race è che può dare sicuramente molti spunti, quelli che solo una gara può dare; ma ne fa perdere molti altri. Non è solo il valore della gara della domenica a poter essere minacciato, ma anche quella del sabato. Nelle categorie minori questo format funziona bene perché le vetture sono simili tra loro (stesso motore e stesso telaio). Ma in Formula 1, dove il divario tra i team può essere anche molto ampio, può andar bene?
Per le squadre non è un no a priori. È più una questione economica: “Stiamo discutendo dell’impatto della sprint sui costi e, a essere onesti, le lamentele sono provenienti principalmente dalle grandi squadre“. Emergono così due temi. L’introduzione del budget cap implica che, in un certo modo, le scuderie vengano rimborsate visti i costi maggiori. E che sono i top team quelli più intimoriti perché vedono modificare un sistema loro congeniale. Non per paura del risultato, d’altronde se una monoposto è vincente avrà sempre modo di ritrovarsi nelle posizioni che contano, ma per tutti i rischi che comporta una gara (come la partenza e le lotte ravvicinate).
E per i piloti? “È molto semplice, per le statistiche la pole position andrà al pilota che si aggiudicherà la gara di qualificazione. Mentre c’é un solo vincitore e sarà colui che conquisterà il GP della domenica“. L’esordio della Sprint Race dovrebbe avvenire a Silverstone in occasione del GP di Gran Bretagna, e ripresentarsi a Monza e Interlagos. Si vedrà solo poi se avrà convinto oppure no.