Wolff: “Ferrari con 68 cavalli in più nel 2019”

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Credits: Press Area Mercedes AMG Petronas

Stando alle parole di Toto Wolff in alcuni frangenti della stagione 2019 la Power Unit Ferrari superava in potenza quella Mercedes di 68 cavalli. Ciò avrebbe costretto la scuderia di Brackley a svolgere ulteriori ricerche per migliorare il proprio propulsore, arrivando così a dominare la scena nel 2020

Il 2020 porta con sé numerosi strascichi del 2019, uno su tutti la diatriba legata alla Power Unit della scuderia di Maranello. Dopo la pausa estiva la SF90 è riuscita, almeno per poco, a mettere in dubbio la supremazia Mercedes grazie a delle prestazioni fenomenali in termini di motore. Ciò ha insospettito non poco la concorrenza che ha immediatamente presentato ricorso alla FIA. Tale recriminazione si è conclusa con un accordo segreto che secondo i più potrebbe essere una delle principali cause della debacle Ferrari nella stagione attuale. Mentre dagli addetti ai lavori fioccano congetture ed ipotesi azzardate, tra le quali spicca una possibile spy-story, Toto Wolff attribuisce parte del successo della scuderia di Brackley proprio alla Ferrari.

“Siamo stati messi così tanto in crisi dalla Ferrari l’anno scorso che abbiamo deciso di cambiare direzione ricercando di migliorare le perfomance” – racconta Toto. “La cooperazione tra Brackley e Brixworth (sede del programma Mercedes HPP) è stata molto forte. I due dipartimenti si sono uniti efficacemente preferendo l’aerodinamica alla potenza. D’altro canto downforce e resistenza dell’aria sono meglio bilanciate quest’anno. Abbiamo elevata aderenza nella maggior parte delle curve, anche se soffriamo ancora le curve a bassa velocità”.

“In alcune gare l’anno scorso abbiamo notato una differenza di potenza di 50 kilowatt, circa 68 cavalli. Ciò ha sollevato la domanda: quanta potenza possiamo ricavare ulteriormente?” – sostiene Wolff, che continua – “La risposta si può trovare solo nel motore a combustione interna, tutte le altre aree erano limitate. Abbiamo cercato ovunque potessimo, non pochi cavalli, ma molti di più”. Tanti di più che quest’anno la situazione pare essersi capovolta, con la scuderia di Mattia Binotto che chiede chiarimenti alla Federazione riguardo lo strapotere Mercedes.

DAL ROSSO AL ROSA

Se i grattacapi di Wolff con la Ferrari sembrano appartenere al passato l’attenzione è adesso rivolta alla questione Racing Point. La scuderia inglese che già negli anni passati miltava in orbita Mercedes ha presentato quest’anno una monoposto, la RP20, molto simile alla W10 del team di Stoccarda. La Renault ha presentato ufficialmente reclamo e la Federazione ha già annunciato che il verdetto sarà raggiunto tra i due appuntamenti di Silverstone, gara di casa della scuderia di proprietà Stroll. Secondo Wolff però la creatura della Racing Point sarebbe il risultato di una sapiente processo di reverse engineering. “Credo che quello che abbiamo qui sia un caso di reverse engineering ingegnoso, bisogna essere capaci di trovare un giusto equilibrio”.

“Da un lato bisogna permettere ai piccoli team di poter essere competitivi, e per questo forniamo alla Racing Point i nostri motori, cambi, sospensioni e la nostra galleria del vento” – spiega il manager austriaco – “Dall’altro dobbiamo rispettare il fatto che non tutte le grandi scuderie possono godere di tale cooperazione. Per noi è un vero modello business, ci permette di guadagnare molti soldi. E’ una situazione favorevole per entrambi. Ci sono alcuni team come Renault o McLaren che non hanno questo tipo di alleanza, quindi può sembrare che possano essere svantaggiate perché la Racing Point ha adottato la strategia di copiare la macchina. Invece che rimodellare la propria macchina gli ingegneri hanno preferito ricreare la W10. Questo è un problema dei piccoli team che hanno legami con scuderie più grandi, vogliono fare tutto da soli”.