verstappen portimao 2021

Credits: Red Bull Racing, press area

Ti avevo lasciato sfogare: potremmo immaginare così quello che è passato per la testa di Lewis Hamilton mentre guardava il rivale Max Verstappen, dall’alto verso il basso, sul podio di Portimao. Da Imola all’Algarve lo scenario ha fatto una piccola ma importante inversione. Da un tracciato vecchio stile, adagiato sulle colline e bagnato da una pioggia che ci ha regalato istantanee d’altri tempi, a un impianto moderno, stile montagne russe, bellissimo per carità. Ma pur sempre un circuito d’oggi, con ampie vie di fuga che trattano con indulgenza qualsiasi imprecisione di guida. Nuovo scenario e nuova gerarchia. Lassù non c’è più la Red Bull, ma quella Mercedes W12 battezzata come brutta anatroccola solo un mese e mezzo fa, quando Bottas la definiva “undriveable” nelle prove libere di Sakhir. 

E dire che Verstappen era approdato sui saliscendi dell’Algarve accarezzando il colpo grosso, ossia acciuffare quella leadership mondiale sfuggitagli a Imola per il giro veloce di Lewis. Un privilegio che l’olandese non ha mai conosciuto da quando corre in Formula Uno. E invece Max ha dovuto misurarsi con una Mercedes rafforzata. Quella che guai ad alzare troppo la voce, perché altrimenti ti arriva il colpo basso, di quelli che fanno male. Certo, la corsa di Max a Portimao è mica roba da poco: il sorpasso su Hamilton (all’esterno!) è da cineteca, così come la visione di gara, improntata a massimizzare il risultato, certifica lo stato consolidato di maturità. E gli perdoniamo pure la sbavatura durante il giro veloce (poi toltogli) in gara, data l’adrenalina del momento. Ma… c’è sempre un ma: e cioè che non basta per avere ragione di Hamilton. 

VERSTAPPEN CONTRO UNA MERCEDES DI FERRO

Con una corsa così ben calibrata, Verstappen avrebbe vinto a mani basse sia a Sakhir, sia – come poi è accaduto – a Imola. Eppure in Algarve non è bastato, perché l’ex brutto anatroccolo, ossia quella W12 che nei test invernali sembrava imbizzarrita, si è trasformato in cigno. Non che avessimo dubbi, per carità. Vi avevamo avvertiti, in questa sede, che era meglio non farsi travolgere dalle sensazioni restituite dai collaudi invernali. Perché una squadra non inanella sedici mondiali (tra piloti e costruttori) per caso e l’ingranaggio Mercedes è abbastanza collaudato da esorcizzare qualsiasi difficoltà. E così, puntualmente, è stato.

L’armata Mercedes è tornata invincibile, Hamilton è sempre Hammer. Baciato dalla fortuna quando sbaglia, come a Imola. Imbattibile, granitico, quando è il migliore. Tanto da padroneggiare ogni imprevisto: prima la pole di Bottas, che gli ha complicato i piani per il via. Poi il sorpasso di Verstappen, che dopo la gara di Imola poteva suonare come una nuova umiliazione. Ma pensavate davvero che re Lewis lasciasse così tanta libertà a quello che è ancora un suo suddito? Suvvia. È bastato il breve volgere di qualche passaggio perché Hamilton facesse un sol boccone di Max e pure di Valtteri.

IN SPAGNA CON UN VENTO DIVERSO

Parliamo di una singola corsa, d’accordo, eppure sembra tirare un’aria un tantino diversa. La Mercedes ha portato in Algarve modifiche tali da stabilizzare il retrotreno, ossia il tallone d’Achille emerso dopo il lieve cambio regolamentare targato 2021 e volto alla semplificazione aerodinamica. Un dettaglio che tanto dettaglio non è, visto che più d’uno ha riscoperto monoposto capricciose in accelerazione. Così Verstappen e la Red Bull hanno gongolato a marzo e aprile, e ora una Mercedes venuta a capo dei guai non fa dormire sonni tranquilli a nessuno… Nemmeno a Super Max, che ostenta sicurezza e coglie ogni occasione per punzecchiare il rivale, ma che alla realtà dei fatti è sempre più solo a lottare contro il più grande.

Perché Perez (incredibilmente pasticcione in questo avvio iridato) si sta rivelando una seconda guida nemmeno così affidabile come il tanto vituperato Bottas, che ha pur sempre avuto un ruolo nell’agevolare la fuga del caposquadra. E ora il duello proseguirà in Spagna, in una nuova dimensione: quella di un Hamilton in possesso dell’arma perfetta o quasi, a fronte di un Verstappen sempre coriaceo, ma forse un po’ meno baldanzoso rispetto a due settimane fa. E, caro Max, occhio a gonfiare il petto contro la Mercedes…