Verso una Formula 1 più vicina all’Arabia Saudita?
Khalid Bin Sultan Al Faisal ha parlato del suo progetto di coinvolgere di più l’Arabia Saudita nel mondo delle corse, con l’obiettivo dichiarato di renderlo protagonista
Il principe Khalid Bin Sultan Al Faisal, presidente della Federazione Saudita dell’Automobile e della Motocicletta, ha rivelato a Motor Sport Magazine di star pianificando di replicare una propria versione della motor valley. Ciò sfruttando il potere d’attrazione delle compagnie petrolifere ed incoraggiando i team stranieri a trasferirsi in Arabia Saudita. Per così sviluppare una maggior esperienza volta ad arrivare ad istituire squadre nazionali e formare piloti potenziali campioni.
“Vogliamo sviluppare un hub. Abbiamo grandi compagnie che possono aiutare il futuro del motorsport”. Lo sguardo, in particolare, viene posto sulle scuderia di Formula 1. “Questo è quello che ci auguriamo e per cui stiamo lavorando. Speriamo di poter portare almeno una di queste grandi imprese”.
“Con tutti gli investimenti che stiamo nel mondo nelle auto – con il fondo d’investimenti privato che ha acquisito azioni di McLaren ed Aston Martin – ci stiamo dirigendo in quella direzione. Vorremmo portare qui le loro sedi centrali o assumere persone che possano aiutarci nella produzione o nella tecnologia, per creare poi dei nostri brand che possano avere i propri diritti di proprietà intellettuale”.
L’Arabia Saudita è già molto protagonista del mondo delle corse. Ospitando diverse appuntamenti fra Formula 1, Formula E, Extreme E, Dakar, e nel futuro anche una tappa all’interno del calendario della MotoGP. Per gli anni a venire, inoltre il principe saudita spera di chiudere presto un accordo per accogliere un round nel rally: “Auspicabilmente raggiungeremo un accordo con il WRC che sia giusto per entrambi, ed annunciarlo così il prima possibile”.
Nella visione di Al Faisal ciò non è altro che l’inizio. “Abbiamo un programma ventennale che speriamo di lanciare fra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Il nostro obiettivo non è solo quello di tenere eventi di portata internazionale; noi vogliamo essere maggiormente partecipo. Vogliamo avere ingegneri e meccanici, vogliamo costruire auto, vogliamo essere creativi”.
“Vogliamo avere fra le mani un campione, un pilota che possa competere nel campionato di Formula 1, che possa competere in MotoGP. Stiamo investendo molto nelle infrastrutture, nel costruire tracciati in Arabia Saudita. Vogliamo fondare academy, team sauditi con piloti sauditi o stranieri. C’ancora molta strada da fare, ma ci auguriamo entro il 2030, 35 o 40 di raggiungere i nostri goal”.
Molto dipenderà dallo sviluppo di Neom, grandiosa futura città saudita ad emissioni zero che dovrebbe vedere la luce nel 2025 ma che secondo una rapporto de The Economist è ancora ben lontana dall’essere completata. È lì che si progetta di porre l’hub dedicato al motorsport, e che includerà Oxagon. Un campus dove McLaren ha già annunciato di voler aprire un proprio ufficio nel ruolo di founding partner.
E poi, soprattutto, ci sarà davvero almeno un team disposto a spostarsi in Arabia Saudita? Una questione non di poco conto. Si pone lo sguardo verso Aston Martin e McLaren, le due che al momento sono più legate a questo paese tramite accordi commerciali e azionari. Tenendo in mente che la squadra di Woking, nel suo comunicare l’apertura del suo ufficio a Neom, ci ha tenuto a ribadire il suo interesse nel rimane nella sua sede storica.