Usa e Messico consacrano un grande Verstappen
Mancherò di professionalità nel dire quando sto per dire, ma mi auguro proprio che Max Verstappen vinca il Mondiale di Formula 1 2021
Quanto è lontano quel ragazzo irruento e aggressivo nella guida che entrò nel circus giovanissimo, creando scompiglio. Oggi abbiamo un altro Verstappen, a cavallo di una monoposto dalle prestazioni costanti e autentica lepre per gli inseguitori. Max Verstappen ha vinto il Gran Premio del Messico, e sta costruendo il suo primo titolo iridato (se arriverà) con un curriculum completo: via l’aggressività e dentro la guida pulita, via l’irruenza e dentro il sangue freddo. A Austin aveva gestito il ritorno di Hamilton, questa volta lo ha tirato ancor più al lazzo, governando dall’inizio alla fine una corsa iniziata con un sorpasso da manuale (con la gentile collaborazione del solito Bottas) e conclusa nel tripudio sportivo dei messicani.
GRANDE MAX MA GRANDISSIMO LEWIS
La mia preferenza per l’olandese si discosta totalmente dall’infliggere una sconfitta a Hamilton. Perché se sconfitta sarà, e tra quattro gare lo sapremo, sarà un ko onorevolissimo. Se diamo meriti a Verstappen, ancor di più bisogna darli al 7 volte campione del mondo, che con una monoposto palesemente inferiore sin dall’inizio della stagione (fece già un miracolo a vincere la prima corsa in Bahrain, ricordate?), tira fuori energie impensabili dalla suddetta vettura e anche un po’ da sé stesso.
“E’ troppo veloce”, lo sconsolato team radio che abbiamo ascoltato tutti. In cuor suo Hamilton sa da tempo che per la prima volta dai tempi di Rosberg, compagno di squadra che gli soffiò il Mondiale 2016, si trova dinnanzi a un avversario vero e proprio che nelle ultime stagioni era mancato. O meglio, questo 2021 è l’espressione completa di un 2020 già competitivo da parte di Verstappen, impreziosito da una vettura migliorata a tutto tondo rispetto allo scorso anno. Se riuscirà a spuntarla vincendo ancora il titolo, sarà certamente la corona più prestigiosa delle otto totali.
STIZZA GIOVINAZZI E LO SHOW DI PEREZ SENIOR
Per il resto, sorvolando sull’ennesimo epic-fail di Bottas e tributando alla Ferrari il merito di una corsa fatta col cervello che ha permesso al Cavallino di sopravanzare di nuovo la McLaren nei costruttori (ora è a +13.5), il Messico ci ha regalato la rassegnazione di Giovinazzi, fermato troppo presto dai suoi meccanici, e rientrato dietro a Ricciardo (prima e dopo Monza quasi nulla, eh Daniel?). Morale della favola, scoramento sempre più palese e una esclusione dalla F1 2022 che pare ormai certificata per il pilota pugliese. Il Messico ci ha portato inoltre un Perez come al solito formato gara, e chissà che il colpaccio di un sorpasso a Hamilton non potesse riuscire se fossero mancati ancora dieci giri. In forma anche papà Antonio, in tensione per tutta la gara e one man show al termine, celebrando il figlio terzo davanti al pubblico di casa, stringendo alle mani entusiasta la bandiera messicana.
E permettetemi di concludere proprio col pubblico: erano 400 mila nel week-end di Austin, 350.000 a Mexico City. Chi sostiene che la Formula 1 avesse perso il suo pubblico, deve ricredersi: sarà la pazzia e l’esuberanza americana, fatto sta che in zone severamente minacciate dal Covid ben più che in Italia, si è corso davanti a un muro di persone che hanno stretto in un grande abbraccio i piloti in pista. Lo stesso Perez, al termine, ha dichiarato addirittura di aver sentito dalla vettura il boato del pubblico. Rammarico ancor più grande se pensiamo che a Imola il pubblico non c’era e a Monza, tra mille polemiche sui costi dei biglietti, ne è entrato solo la metà. Siamo curiosi di vedere come finirà questa stagione così intensa e vissuta punto a punto, ma anche perché non vediamo l’ora arrivi il 2022. Anno zero per le nuove macchine e speriamo anche per le limitazioni sulle tribune dei circuiti italiani.