Tost: “Senza Jos, Verstappen non credo sarebbe stato subito veloce”
L’austriaco ha ammesso che la vicinanza di Jos ha avuto un ruolo molto importante nella carriera dell’olandese
Jos Verstappen è uno dei personaggi più discussi del paddock, probabilmente anche più del figlio, per via dei suoi modi bruschi e delle sue dichiarazioni spesso fuorvianti. Tuttavia senza l’influenza dell’ex pilota Benetton, secondo Franz Tost, Max non avrebbe avuto lo stesso successo in Formula 1. Dal debutto, avvenuto a Melbourne nel 2015, Verstappen ha collezionato quarantadue podi e nove vittorie.
La presenza di Jos è stata decisiva non solo nell’avvicinamento del piccolo Max al mondo del motorsport, ma anche nell’effettivo esordio in Toro Rosso a soli diciassette anni. “Da ragazzo, Jos ha insegnato a Max tutto ciò di cui aveva bisogno”, ha rivelato Tost alla rivista Formula 1 Magazine. “Non so se Max avrebbe avuto gli stessi risultati senza Jos. Probabilmente sarebbe entrato ugualmente in Formula 1, ma sarebbe stato veloce come lo è ora? Ne dubito”.
Un papà con tanta esperienza in Formula 1 alle spalle, è una risorsa preziosa, perchè come afferma il team principal austriaco, è già da bambini che si assimilano le basi per diventare piloti. “Il processo di apprendimento per un giovane pilota è molto importante sin dalla tenera età. Ciò che impari tra i sette e i dodici anni è molto importante in questo sport. Di conseguenza, ti abitui a tutto, è naturale, per così dire, e non devi più pensarci. Jos ha portato Max a un ottimo livello”.
A SOLI 17 ANNI GIA’IN GRIGLIA, UNA FOLLIA PER MOLTI, MA NON PER TOST
Franz Tost, inoltre, conosce molto bene Max Verstappen, avendolo fatto debuttare nel suo team. Il primo incontro però, tra l’austriaco e il baby prodigio era avvenuto già anni prima al Norisring in Germania. Tost lo ricorda cosi: “Pista bagnata, pioveva. Come sapete, un giro al Norisring è breve: ci vuole meno di un minuto. Eppure, Max era uno o due secondi più veloce degli altri”.
“Helmut (Marko, ndr) ed io siamo ovviamente sempre in contatto su questo tipo di faccende, discutiamo ampiamente delle prestazioni dei giovani piloti. Ma all’epoca capii subito che volevo Max in macchina e non come semplice collaudatore. Per molti “esperti” era troppo presto, non per me. Perché Max non era un passeggero in macchina, come spesso capita con i rookie, ma guidava la macchina”.
Una scommessa, quella azzardata da Tost, non indifferente, ma vinta con merito.