Tombazis: «Il mio cruccio? Non aver mai dato ad Alonso una macchina vincente»
Nicholas Tombazis. Un nome spesso letto con disprezzo. Per molti rappresenta il volto della sconfitta, l’impossibilità di progredire, l’impotenza davanti alle Red Bull impegnate nel loro dominio. Ma è davvero tutta sua la colpa? E’ giusto puntare il dito contro di lui? In toto la sua storia con la Ferrari è durata quattordici anni ed è finita il 9 dicembre 2014, dopo l’ennesima stagione amara e costellata di debacle. L’ingegnere greco è ora libero, libero di far sentire la propria voce, tornare in patria e pronto a imboccare in futuro una nuova strada in Formula 1. La voglia di riscatto emerge in un’intervista rilasciata per il Corriere della Sera.
Tombazis, con le sue parole, ha iniziato a scavare nel terreno del passato per trovare le radici di un calo generale che ha infettato il team di Maranello e ha causato un lungo digiuno di titoli che dura ancora oggi. Tutti si chiedono come sarebbe oggi la situazione se Fernando Alonso avesse vinto almeno un Mondiale con la Ferrari, ed effettivamente ciò avrebbe giocato un ruolo determinante nell’evoluzione dei fatti e di conseguenza nel mercato della Formula 1. Tombazis dichiara: «Dal 2010 la Red Bull è sempre stata superiore, però Fernando l’ha quasi battuta. Il titolo ci avrebbe aiutato? Sì, soprattutto sul piano psicologico. Però dal 2009 non abbiamo mai avuto una monoposto al top». La causa è da reperire tra il 2008 e il 2009. «Nel 2008 abbiamo lottato fino all’ultimo con la McLaren e al 2009 siamo arrivati in ritardo. Lo scenario ha preso una piega sbagliata: spingevamo lo sviluppo della macchina del momento e non badavamo al domani. Ero parte di un circolo vizioso che ha generato un effetto domino, fermato solo da James Allison: mi ha messo nelle condizioni, in tempi adeguati, di lavorare sull’auto del 2015. Mi dispiace che a dicembre non abbia avuto la pazienza di attendere i risultati».
In una rivoluzione è normale che le teste cadano, che molto crolli e venga ricostruito. Tuttavia la Ferrari non è stata abile a mitigare questo crollo, e nei confronti di Tombazis la squadra è stata tutt’altro che gentile. «La Ferrari avrebbe potuto mandarmi via in altri momenti; farlo ora mi è parso illogico. Capro espiatorio? Un po’ sì. Bruschi? Formali: mi sarei aspettato un trattamento diverso, anche nel congedo.» L’ingegnere ovviamente non concorda sulla scelta della Ferrari e, dopo aver discusso circa i problemi del 2014, insiste sul fatto che la squadra avrebbe dovuto tenere lui insieme a Fernando Alonso. Sul pilota spagnolo dichiara: «Ho un cruccio: non gli abbiamo mai dato un’auto vincente. E’ stato a lungo il pilota migliore e forse lo è ancora. Pian piano gli è montata la sfiducia: ci sta. Ma se la macchina era al massimo da quinto posto, Fernando arrivava quarto. Secondo la mia visione romantica, la Ferrari avrebbe dovuto tenere lui…e me».
L’ingegnere in caso fosse rimasto, avrebbe accolto di buon grado di lavorare con Vettel, che è un pilota con cui non ha mai avuto contatti. Neanche da dire che ritiene il suo paragone con Schumacher impossibile e improbo. Infine, non gli resta che seguire le orme di Aldo Costa, completamente riscattato (e titolato) in Mercedes. Tombazis vuole battere la Ferrari e a tal proposito dice: «Non è ancora arrivato il giorno in cui la batterò. Ma dovunque sarò, farò di tutto per superarla: sono convinto di potercela fare, sta a me dimostrarlo».