Svolta in FIA: “Nuovi team aiuterebbero la Formula 1”

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© fia.com

Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA, dice di volere nuovi team in griglia per i prossimi anni, in particolare da USA e Cina

Antipodi in contrasto nella Federazione Internazionale dell’Automobile. FIA e ala commerciale della Formula 1 (FOM, ndr) si scontrano per un nuovo obiettivo. Il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem ha infatti espresso la volontà di voler aggiungere alla gara, che già si compone di dieci team, ciascuno con due piloti per un totale di venti persone, almeno altri due team.  

L’occhio di bue si sofferma su due paesi in particolare che potrebbero finire per essere un fondamentale supporto alla Formula 1. Lo sport che si è esteso già da un bel po’ di anni oltreoceano, aveva previsto – o almeno sperato – già una rivoluzione con il reinserimento, seppur altalenante, della scuderia statunitense della Haas. USA e in generale un undicesimo team sono già da un po’ di mesi come pasta che bolle in pentola, per una fame che però colpisce solo Andretti al momento. Un’ipotesi di scommessa che si potrebbe dire che il presidente emiratino abbia potuto accettare in prima istanza. Sembra però essersi pentito subito dopo aver compreso quanto fosse stato azzardato imbandire una tavola senza commensali.

Liberty Media e in generale le scuderie del Patto hanno fin da subito ritenuto che il “fascicolo Andretti” dovesse essere revisionato più volte e la Andretti Formula Racing LLC, a quel punto, si pensava dovesse aspettare ancora un po’. Cambiamenti in vista però per l’oggetto di discussione che ha messo sotto torchio Andretti e la sua proposta da parte della FOM. I dubbi della FIA e di Ben Sulayem in questi tre mesi si sono dissipati e a quanto pare i problemi economici derivanti dall’inserimento di un nuovo team ai box subisce un’ulteriore spinta, dato il desiderio del 62enne degli Emirati che sembra voler addirittura ancora un altro Paese in pista.

L’assist del presidente prende adesso forma nel 2024

«Se mi chiedi quale sia il mio obiettivo o sogno, direi: un team americano con un solo pilota e un team cinese con un solo pilota», come ha affermato a Motorsport Magazin. «Poi mi spingerei al mondo intero. E direi che la mia missione è nella direzione giusta: sto parlando di produzioni. I piccoli team vanno e vengono. Quando vedono profitti altrove, vendono i loro team. Le produzioni sono lì per riempire quegli spazi. In questo modo si può anche creare un compromesso tra qualità e quantità». 

Sembra dunque che il presidente si sia convinto che pur considerando la dispersione economica dovuta a un maggior numero di scuderie. I guadagni pervenuti sarebbero nettamente maggiori e soprattutto porterebbero lo sport automobilistico a vette più alte. Pertanto i nuovi team non sono ancora in cantiere, perlomeno non quello cinese. La Formula 1 è già alle prese con un aumento delle power unit a sei a partire dal 2026, considerandola una speranza in più per i costruttori. «La produzione delle power unit è importante, poiché a quel punto anche i team privati possono avere una chance in più».

Secondo il presidente il poter aggiungere nuove opportunità ai team deriva proprio da questa nuova prospettiva di inserire più produttori in gara. Questo diminuirebbe anche i costi dei motori in generale perché la Formula 1 inizierebbe a puntare sull’innovazione. «La power unit non è solo il motore, ma è anche altre cose. Come si dice: è anche energia sostenibile. Useremo meno benzina rimuovendo la MGU-H, ma avendo già la MGU-K, otterremo una macchina completamente ibrida, che la renderà anche più aerodinamica». A questo punto non resta che sperare nelle prestazioni migliori, senza uno stravolgimento totale dello sport che fino a ora ci ha emozionato proprio per il rombo dei motori che la FIA vorrebbe rimuovere.

di Francesca Luna Barone