Sebastian Vettel, primo 0 del 2019. E se il problema non fosse il pilota?
Quello andato in scena a Silverstone è stato in assoluto il peggior fine settimana dell’anno per Sebastian Vettel. Alla sua quinta stagione alla corte della Rossa, il tedesco sembra aver perso lo smalto degli anni del dominio targato Red Bull. Se guardiamo prettamente i risultati, Seb è distanti anni luce dall’essere quel pilota perfetto che nell’ultima decade è riuscito a conquistare quattro titoli mondiali consecutivi.
È sempre così, da sempre. Quando per un pilota le cose non vanno bene è quasi immediato ricordare gli errori che ha commesso (e ne ha commessi nel corso delle ultime due stagioni). Ma se andiamo a guardare l’andamento di tutto il fine settimana del Gran Premio di Gran Bretagna, è ancora più complesso andare a ricordare un weekend così negativo per Sebastian Vettel, nel corso delle sue tredici stagioni di Formula 1.
Il pilota della Ferrari non è riuscito a portare a termine una qualifica alla sua altezza. Uno potrebbe pensare, può capitare. Non a così alti livelli, non a Sebastian Vettel. Tifosi e addetti ai lavori hanno messo subito nell’occhio del ciclone il tedesco accusato di non essere stato in grado di tenere il ritmo del suo ben più giovane compagno di squadra.
Tuttavia, grazie alla sua grande esperienza, al via è riuscito a superare subito Gasly in maniera impeccabile e, sebbene i suoi tempi fossero piuttosto buoni, fin da subito non è apparso in forma tale da poter seguire da vicino e poi superare Leclerc.
Anche se si è tanto parlato della fortuna di Hamilton per l’ingresso in pista della Safety Car, a Sebastian Vettel non è andata tanto peggio. Con Bottas obbligato a doversi fermare ancora per sostituire gli pneumatici, sembrava che nessuno potesse impensierire la seconda posizione del pilota della Ferrari. Un risultato sul quale non si sarebbe scommesso un euro a inizio gara, tenendo conto della posizione di partenza.
Sfortunatamente per Seb, dietro si lui ha iniziato a farsi minacciosa la livrea della RB15 di Max Verstappen. Il ferrarista e il pilota della Red Bull, al 38esimo giro danno vita all’ennesima sfida ruota contro ruota. Se l’olandese, alla staccata della Stowe, riesce a sopravanzare il tedesco, Sebastian Vettel non ci sta. Rimane in scia, si rimette in coda alla Red Bull di Verstappen. Mancando il punto di frenata, Seb purtroppo blocca le ruote anteriori e perde il controllo della monoposto finendo sulla ghiaia. Ha la peggio il tedesco: deve tornare ai box e riprende la corsa dall’ultima posizione, beccandosi anche una penalità di dieci secondi. Oltre al danno, visto che si è anche scusato con Verstappen, arriva la beffa.
E qui apriti cielo. Ormai da domenica non stiamo nemmeno più a contarle le voci da “bar sport” di quelli che dicono che Sebastian Vettel è finito, è bollito, non è degno della Ferrari, deve lasciare il posto a qualcuno con più fame di lui. Eppure a nessuno è venuto da pensare che forse il problema del Cavallino Rampante potrebbe non essere Sebastian Vettel. Facciamo un passo indietro.
Dopo l’addio alla Ferrari di Michael Schumacher, nel 2006, l’unico pilota capace di vincere a bordo della Rossa, seppur in una stagione strana e travagliata per la Formula 1, è stato Kimi Raikkonen, nel 2007. Da allora, nonostante a Maranello sia passati talenti dell’automobilismo che portano il nome di Fernando Alonso, prima, e Sebastian Vettel, poi, nessuno dei due è riuscito a portare la Rossa sul tetto del mondo. Un risultato che manca da dodici anni. Un’eternità.
E proprio con l’arrivo del tedesco, pupillo di Schumacher, sembrava che le cose in Ferrari dovessero cambiare nell’immediato. Seb è arrivato a Maranello con un enorme peso sulle spalle, dover vincere quel titolo mondiale che tanto manca al Cavallino Rampante. Ma dopo cinque stagioni a rincorrere gli avversari, a provarci, a sfiorare con le mani quel risultato tanto desiderato, magari commettendo anche qualche errore di troppo… le cose effettivamente non sono cambiate. E da qui sorge, ovviamente una domanda: e se il problema della Ferrari non sia per davvero il pilota?
Che il 32enne stia vivendo un momento di crisi è innegabile, e ad affermarlo sono i risultati. La SF90 è una monoposto difficile da guidare, poco stabile, che non si adatta allo stile di guida del tedesco. E ok, in parte, la crescita esponenziale delle prestazioni del monegasco non aiuta Seb. Sebbene anche con Kimi al suo fianco, non sia stato tutto rose e fiori.
Forse, però, la colpa più grande che si può imputare a Sebastian Vettel per quanto visto a Silverstone è stato il non aver sfruttato a dovere il grande regalo che gli ha fatto l’ingresso della Safety Car. E il beneficiario maggiore di tutta la situazione, non è stato il povero Leclerc, come invece il tifoso medio ha affermato, ma Lewis Hamilton. L’inglese è sempre più leader in solitaria della classifica piloti con un vantaggio di cento punti tondi sul ferrarista, quarto. E ora il Mondiale sembra davvero essere irraggiungibile.
Ora cosa bisogna fare per riavere indietro il Sebastian Vettel di un tempo? Il tedesco deve assolutamente dare una doppia prova di forza, prima in Germania, “a casa sua” e poi in Ungheria, per chiudere la prima parte di stagione abbozzando un mezzo sorriso. Poi deve approfittare della pausa estiva per ritrovare la concentrazione e la tranquillità necessaria per permettergli di tornare a fare al meglio quello che ha sempre fatto: portare al limite una vettura a motore. È fondamentale per tornare ad acquisire la fiducia necessaria, per non essere più messo in discussione. È importante per tornare a essere l’uomo di riferimento della Ferrari.