Piastri-gate, la decisione del CRB
Svelate le ragioni dietro la decisione del CRB nel Piastri-Gate, con il responso che ha dato il via libera per l’accordo tra il pilota australiano e McLaren
L’annuncio ufficiale dell’accordo tra Oscar Piastri e McLaren per la stagione 2023 è giunto dopo la decisione del Contract Recognition Board (CRB), chiamato a fare chiarezza sulla situazione contrattuale dell’australiano. Il campione di Formula 3 e Formula 2, dal 2020 impegnato con la Renault Junior Academy, si è ritrovato al centro di un contenzioso tra Alpine e McLaren per il proprio accasamento per la prossima stagione. Com’è intuibile, ad avere la peggio è stata proprio Alpine, colei che in prima battuta aveva annunciato il ricorso per vie legali. Il CRB ha evidenziato grosse mancanze da parte del team di Enstone, mancanze che giustificherebbero le mosse di Piastri.
In realtà il grande artefice dell’approdo di Piastri in McLaren sarebbe stato il suo agente, l’ex-pilota Mark Webber. L’ex-Red Bull sarebbe stato il punto di riferimento per le scuderie e la testa di ponte sfruttata dal team di Woking per accaparrarsi i servizi dell’ex-Prema. Come emerge dal rapporto del CRB, sarebbe stato proprio il quarantaseienne australiano a cercare altri lidi per il proprio assistito. Il Comitato ha dovuto prima ricostruire i fatti che hanno portato il contenzioso in esistenza, fatti che proveremo a riassumere in breve. Il tutto è stato riportato dalla testata racingnews365.com.
Dapprima, il CRB ha puntualizzato che quello di Piastri non fosse un unico contratto, ma che quello del 2022 come test driver e quello per il 2023 come pilota fossero due entità separate. Come chiarito dal CRB, tra le parti era presente solo un precontratto, i quali termini scadevano il 15 novembre 2021. Secondo Alpine, questo accordo per il 2022 con opzione 2023 vincolava Piastri alla facility di Enstone, mentre in realtà, come inteso dalla controparte, questi avrebbe rappresentato solo il punto di partenza dei negoziati.
MISURE D’EMERGENZA
Come appurato dal CRB, la deadline rappresentata dal 15 novembre non è mai stata rispettata da Alpine. Sarebbero invece avvenuti una serie di rimbalzi tra Laurent Rossi, CEO Alpine, e Benedicte Mercer, responsabile legale del team. Il primo contratto ufficiale sarebbe arrivato non prima del 15 Marzo 2022, a stagione ormai iniziata. Senza un contratto infatti la FIA non concede la superlicenza, condizione necessaria per un sedile nella Massima Serie, anche se da test driver. Senza, l’Alpine non avrebbe potuto arruolare l’australiano tra i suoi ranghi. Piastri avrebbe quindi accettato forzatamente i termini discussi precedentemente al 15 novembre 2021.
Successivamente, l’Alpine avrebbe provveduto a inoltrare al team del ventunenne di Melbourne un documento chiamato “Proposta Piastri 2023/2026”. Il file riportava il cammino che, secondo Alpine, Piastri avrebbe dovuto compiere in Formula 1. Cammino che iniziava in Williams dal 2023, per poi proseguire nel team di Grove anche nel 2024 (ma con opzione da parte di Alpine di richiamarlo), per approdare infine full-time a Enstone nel 2025. Secondo l’entourage di Piastri, ciò avrebbe significato un effettivo debutto nella Massima Serie non prima del 2024. Decisamente troppo tardi, dunque, per Mark Webber, che avrebbe così cercato altre opzioni per l’assistito.
Opzioni rappresentate da McLaren, che, sempre secondo il CRB, si sarebbe mossa più repentinamente dei colleghi francesi e soprattutto in piena trasparenza legale verso Piastri. Cercando un rimpiazzo per il 3 Giugno 2022 infatti Piastri avrebbe firmato un “Driver Agreement” per la squadra guidata da Andreas Seidl, accordo valido in caso di “mancati obblighi con altre parti da parte del pilota”. Non ritenendosi impegnato, Piastri ha dunque siglato il contratto effettivo il 4 Luglio 2022, il giorno successivo alla scadenza dell’obbligo con Alpine come pilota di riserva. Come stabilito dal CRB, al momento della firma Piastri era ormai un “free agent”.
OLTRE AL DANNO LA BEFFA
Al termine dell’incontro dunque non solo l’Alpine si è trovata con un pugno di mosche in mano e null’altro se non gli interrogativi sul prossimo pilota, ma anche un bel danno al portafogli. Il CRB infatti ha imposto al team francese il pagamento delle spese legali sostenute dalle parti in causa come risarcimento. La scuderia guidata da Szafneuer non solo dovrà sborsare la 230mila sterline per McLaren e 120mila sterline per Piastri e il suo team, ma dovrà farsi carico anche delle spese sostenute dalla commissione per riunirsi. Commissione composta da Ian Hunter, presidente, e Stefano Azzali, il Prof. Dr Klaus Peter Berger e Matthieu de Boisseson.
Per loro le commissioni si aggirerebbero tra le 35 e le 75mila sterline. Per finire, ulteriori 16mila sterline saranno addebitate all’Alpine 16mila sterline che andranno dritte nelle casse del CRB. Si prospetta dunque un flop da 530mila sterline il Piastri-gate per l’ex-Renault, rimasta ora con un sedile vacate da riempire per il 2023. Le opzioni non mancherebbero, ma le rivali in questo senso sono più agguerrite che mai. E il danno d’immagine, quello resta incalcolabile.
It’s official! 😁#F1 #OP81 @mclaren pic.twitter.com/CFY3Z1ddrQ
— Oscar Piastri (@OscarPiastri) September 2, 2022