Norris racconta l’ombra della salute mentale in Formula 1

Norris racconta l'ombra della salute mentale in Formula 1

Credits: Twitter Lando Norris

Nel corso della Giornata Internazionale degli Uomini, il pilota della McLaren ha messo in evidenza un tema molto importante, ma ancora poco trattato nel Circus

Durante la mia prima stagione in Formula 1 probabilmente sono stato dipinto come il nuovo ragazzetto, pieno di fiducia ed entusiasmo. Ma non era proprio così. In realtà ho nascosto il fatto che stavo lottando molto con i nervi e con l’ansia“. Sono queste le parole piene di significato che il giovanissimo Lando Norris ha utilizzato per descrivere il suo approdo all’interno del Circus. Una conversazione sincera, a cuore aperto. Su un tema messo in luce da un pilota giovanissimo e del quale, in Formula 1, non si parla poi molto: la salute mentale dei piloti.

Del resto, siamo abituati a vederli quasi sempre sorridenti fuori dalla monoposto. Mentre poi, quando entrano nel loro abitacolo e abbassano le loro visiere, apriamo la mente e immaginiamo quali pensieri, dubbi, paure possano passare nella loro testa. Ma mai, probabilmente, abbiamo anche solo minimamente pensato a quanto possa essere difficile essere un pilota di Formula 1 e sfrecciare a velocità impossibili sui circuiti di tutto il mondo.

NORRIS E LA SINDROME DELL’IMPOSTORE

Lo abbiamo sempre visto e inquadrato come un ragazzo allegro, sfacciato. Non ci siamo forse mai posti il problema di cosa possa vivere un pilota così giovane in un mondo così sotto i riflettori come quello della Formula 1. E come non lo abbiamo fatto con lui, in fondo non lo abbiamo fatto con nessun altro. Eppure lo steso Lando ha dichiarato di essere stato vittima della cosiddetta sindrome dell’impostore.

Si tratta di una condizione psicologica che, particolarmente diffusa soprattutto tra le persone di successo, porta ad avere difficoltà nell’interiorizzare i propri successi. Situazione, questa, che si evolve poi nel terrore persistente di essere esposti, in quando impostori. In altre parole, le persone colpite da questa condizione sono convinte di non meritare il successo che stanno vivendo.

E, se rapportiamo questa spiegazione a Norris e al mondo della Formula 1, risultano ben chiare le difficoltà e le paure che possono aver colpito il pilota della McLaren in uno scenario simile. Difficoltà che, però, lo stesso Lando ha avuto in qualche modo paura di esternare, per paura di mostrare una debolezza sui cui poi altri avversari avrebbero potuto infierire.

IN FORMULA 1 NON SI PARLA ABBASTANZA DI SALUTE MENTALE

Nel post originale in cui Norris ha aperto le porte a questa conversazione così toccante, il giovane della McLaren scrive: “Non parliamo abbastanza di salute mentale. E dovremmo davvero farlo. Avere un forte gruppo di persone intorno, che si tratti di famiglia, amici, colleghi o qualcun altro con cui ci si sente liberi di potersi aprire, è essenziale. Per me, la mia famiglia è la cosa più importante. Ma quando corro, sono lontano da casa. Quindi il mio manager, il mio allenatore, i miei ingegneri, le persone con cui lavoro a stretto contatto…sono la mia famiglia“.

Norris ha poi sottolineato l’importanza di sentirsi bene anche per il team. Pur essendo lui il primo protagonista sul circuito, una volta abbassata la visiera, non significa prestare meno attenzione all’atmosfera all’interno della squadra. Un gruppo di persone con cui si condivide la maggior parte del proprio tempo e, proprio per questo motivo, al suo interno ciascuno deve essere libero di sentirsi se stesso e di potersi aprire con le persone più vicine in quel momento.

Quello affrontato da Lando è un tema che deve essere messo in evidenza non solo nel mondo della Formula 1. Molte persone, ogni giorno, affrontano questo tipo di situazioni e hanno bisogno di qualcuno che combatta con loro. Qualcuno che li aiuti a sentirsi più a proprio agio, a riconoscere le proprie capacità, i propri successi, le proprie potenzialità. Qualcuno che li ascolti. Un punto fermo, un punto di appoggio su cui contare anche quando sembra non esserci una via d’uscita.