Morosini: “La Formula 1 per me è come un pacemaker”

Nestore Morosini

In un’epoca diversa, più semplice e meno condizionata dalla tecnologia erano i piccoli gesti a fare la differenza e a far sentire felici le persone. E’ questo che racconta il grande Nestore Morosini, storico giornalista del Corriere della Sera per più di trent’anni inviato in Formula 1. In un’intervista a tutto tondo rilasciata a F1World, non si è limitato a rispondere alle nostre domande, ma si è lasciato andare ad una splendida conversazione. Dai suoi inizi come correttore di bozze al Corriere, dopo aver abbandonato la facoltà di fisica presso l’università di Bologna, agli aneddoti di quando appena ventenne, riceveva dalla nonna le 500 lire per andare a ballare. Nel mezzo la genuinità di un gran professionista che con tenacia e passione ha fatto della sua passione il suo mestiere.

Lei è stato uno dei giornalisti più vicini al grande Enzo Ferrari. Ci può confidare com’è nato il vostro rapporto? Che persona era?

“Il rapporto è stato molto divertente ed è cominciato con un’ incazzatura. Nel 1977 a Digione Carlos Reutemann mi confidò che Niki Lauda avrebbe lasciato la Ferrari a fine stagione. Carlos era andato a riposare nel suo motorhome, quando sono arrivati Lauda e Callisto Tanzi, patron di Parmalat, a discutere del futuro ingaggio. Dopo aver scritto l’articolo Enzo Ferrari si arrabbiò molto, “Ma come, questo Morosini dice che Lauda andrà via, eppure Lauda mi aveva sempre detto che fino a che sarei rimasto in vita sarebbe rimasto in rossa?!”. Era una stupidaggine, infatti il 15 agosto, dopo il GP d’Olanda, Niki andò a Londra per firmare il contratto con la Brabham. Dopodiché Enzo Ferrari convocò una conferenza stampa. Lorenzo Pilogallo, redattore capo della sezione sportiva del Corriere della Sera gli disse che avrebbe portato anche me. Ferrari gli rispose, “No non lo voglio vedere quel Morosini.” La replica di Pilogallo fu: “Senza Morosini io non vengo, il Corriere Della Sera non ci sarà.” Dato che Ferrari era un politico mica da ridere, sapeva che non conveniva mettersi contro il Corriere, cosi accettò. Arrivati in conferenza, mi misi in fondo alla sala. Alla fine della conferenza vidi Ferrari che parlottava con Pilogallo. Pilogallo mi chiamò verso di lui e Ferrari stringendomi la mano mi disse in dialetto milanese, “Sei bravo, ma te set un gran rumpiball”. Da li è cominciata una storia di amore e avversione. Avevo un grande affetto nei suoi confronti. Era un uomo lacerato dal desiderio di avere la macchina vincente. Allo stesso tempo era triste per il figlio Dino scomparso in pista. Ma ovviamente il giornalista prevaleva e quando gliele dovevo cantare, gliele cantavo. Quando gli girava bene mi dava del tu, quando non gli girava mi dava del lei. A volte a mezzogiorno mi chiamava e diceva: “All’una vieni qua e facciamo quattro chiacchiere!”. Io ovviamente replicavo che in un’ora non sarei mai potuto arrivare a Maranello, ma lui chiosava con il solito, ” Perché non sai più guidare?!”. 

Parlando di Ferrari non posso non chiederle come giudica l’attuale situazione della Rossa, perchè al di là di qualche buona stagione, dall’uscita di Jean Todt nel 2008, come mai questo team non ha vinto più nulla?

“Per descrivere la situazione della Ferrari vorrei fare un paragone con l’Inter. La Ferrari è esattamente come l’Inter: l’uscita di Jean Todt è stata uguale all’uscita di Josè Mourinho. Poi il presidente ha investito sempre meno ottenendo scarsi risultati. Ora che gli investimenti sono tornati, stanno tornando anche i risultati. In più è difficile con un Sebastian Vettel che commette errori così, come quello al via del GP del Giappone. Sebastian, a questo punto della carriera, è una gloria sul viale del tramonto”.

Cosa ne pensa della rivalità interna tra Vettel e Leclerc?

“Ti rispondo con una frase di Enzo Ferrari: “Il peggior avversario di un pilota è il compagno di squadra”. Vettel è passato da un compiacente gregario come Raikkonen che per lo stipendio sopportava tutto ad un ragazzino, che va come una spina. Nelle prime gare hanno tenuto sotto Leclerc. Se avessero puntato su entrambi sin da subito Hamilton non avrebbe tutto quel vantaggio e la Mercedes non avrebbe cosi ampiamente dominato il titolo costruttori. Leclerc è la stella del domani. Dubito che Vettel rimarrà in Ferrari. O andrà via o si dovrà adattare da contratto a fare come Regazzoni nel ’75, quando, dopo un ’74 alla pari con Lauda, Clay fu sottomesso da Niki”.

Dall’altra parte invece c’è un team, la Mercedes, che dal 2014 non ne sbaglia una. Secondo lei qual è il loro segreto?

“I soldi. In Formula 1 vince chi ha i soldi. Anche nelle altre squadre ci sono persone valide. In Williams c’erano Sir Frank e Patrick Head, in Red Bull hanno il miglior progettista che è Adrian Newey, eppure vince sempre la Mercedes. Inoltre come i rivali fanno quel saltino di competitività, immediatamente la Mercedes recupera, com’è successo nelle ultime gare con la Ferrari. E’ normale, hanno più soldi, e un pilota che fenomenale”.

Negli ultimi anni i paragoni su Hamilton si sono sprecati. C’è chi lo avvicina a Senna, chi a Schumacher, chi a Lauda. Lei che ha avuto modo di viverli in prima persona, nonostante stiamo parlando anche di epoche diverse, cosa ne pensa? Hamilton ha davvero qualcosa in comune con questi grandi del passato?

“Hamilton è Hamilton, Senna era Senna, Niki era Niki era prima dell’incidente, Jim Clark era Jim Clark, un pilota a mio avviso estremamente veloce ma che molti non conoscono. Hamilton non ha niente in comune con loro, proprio perché è Lewis Hamilton”.

L’anno prossimo andranno in scadenza di contratto Hamilton, Vettel, Verstappen e Ricciardo: cosa dobbiamo aspettarci nel 2021? Hamilton potrebbe arrivare in Ferrari, Vettel potrebbe tornare in Red Bull?

“Mi dispiace doverti rispondere in maniera un po’ strana, ma se avessi la sfera di cristallo sarei al sole delle Bahamas per aver vinto al Totocalcio. Non so cosa potrà succedere. Forse Vettel tornerà in Red Bull, Hamilton potrebbe andare a Maranello col ragazzino, Verstapppen potrebbe andare in Mercedes. In Ferrari avrebbero dovuto prendere Ricciardo subito. Appena arrivato in Red Bull diede la paga a Sebastian Vettel. E poi quando fa quei sorpassi mi fa emozionare, a Suzuka ha fatto una gran rimonta con una macchina che non va”.

Quest’anno abbiamo assistito alla consacrazione di Leclerc, all’esordio di Norris, Albon e Russell. Come vede questa nuova generazione di talenti che si stanno affacciando alla Formula 1?

“Sono tutti quanti molto bravi. Perché? Perché si allenano sui simulatori. La nuova generazione, abilissima al computer e alla PlayStation, arriva in circuito conoscendo già la pista perché la calcano al simulatore”.

Ed è una cosa postiva secondo lei?

“Per la F1 è comunque un bene perché c’è più competitività e chi conosce la pista dal simulatore riesce ad avere subito buoni risultati. Se le macchine fossero tutti uguali avremmo una Formula 1 divertentissima. Poi ovviamente per la foga di far bene ci può stare qualche errore come quello di Leclerc a Baku. Ad ogni modo vedo Leclerc mezzo gradino sopra Norris, a sua volta mezzo gradino sopra Albon e Russell”.

Abbiamo conosciuto i regolamenti del 2021. Secondo lei la FIA sta andando nella direzione giusta?

“Non ne ho idea. Le direzioni della FIA sono sempre un mistero. Io, cattolico praticante, quando il prete mi dice, “Mistero della Fede”, so cosa rispondere. Quando Jean Todt dice “Mistero della Fia”, non so cosa rispondere. Enzo Ferrari diceva una cosa bellissima: “Facciamo una Formula 1 semplice, con soli due parametri obbligatori: gomme e motore, o benzina e motore”. Provano a contenere le spese, ma non ci riescono, perché ogni cambio regolamentare comporta spese aggiuntive”.

Se potesse che suggerimenti darebbe alla FIA in materia di regolamenti? Seguirebbe le idee del Drake?

“Si seguirei le sue idee, magari non solo due parametri obbligatori, ma cercherei una Formula 1 più semplice. Non sta in piedi il fatto che le gare le decidano la Pirelli. Perché deve essere obbligatorio il pit stop e le due mescole diverse? La Pirelli dovrebbe fornire anche gomme in grado di fare tutta la gara senza soste, in modo che i sorpassi che avvengano in pista e non tramite l’undercut. E poi soprattutto via il DRS. Una volta i sorpassi avvenivano in staccata, in curva oggi a metà rettilineo. Non dico torniamo alle macchine con frizione a pedale, anche perché nemmeno un Hamilton sarebbe in grado di vincere con una macchina come quella di Senna, però effettivamente c’è troppa tecnologia”.

Ultima domanda: le piace questa Formula 1?

“Delle volte si. Oggi la Formula 1 è come un pacemaker, entra nei sentimenti a seconda dei battiti. Se il mio battito va sotto un certo livello mi addormento, se invece sale oltre le 50 pulsazioni allora mi entusiasmo. Mi piacciono i duelli, anche per una sola posizione. Devo dire che però a volte le regie sbagliano; quelle che non sopporto sono le inquadrature alle pubblicità, capisco che la gente debba guadagnare, ma non puoi inquadrare un ponte mentre i piloti battagliano sotto”.