Le dinastie in Formula 1: i figli d’arte nel Circus
Nella calma piatta del venerdì monegasco, noi cogliamo l’occasione per analizzare alcuni piloti protagonisti di questa stagione. La Formula 1 è lo scenario di lotte storiche, in cui il valore della memoria regna sovrano. Capita molto spesso di fare paragoni con piloti del passato per far rivivere le leggende. E’ nel DNA della Formula 1 ricorrere al passato per scrivere la storia. Qualche settimana fa la vittoria di Mick Schumacher in Formula 4 ci ha strappato un sorriso e nella nostra mente è balenato un pensiero a suo padre. Il nome Schumacher in un modo o nell’altro è tornato in cima ad una classifica motoristica ed è scattato inevitabilmente il paragone (anche se non regge a lungo) tra Michael e Mick. In Formula 1 non è più sorprendente vedere i figli ereditare non solo la professione, ma anche il posto in Formula 1 come il padre, che si trasforma in una sorta di mentore e manager. Anzi, è proprio all’ordine del giorno! Il talento non si trasmette di padre in figlio, ma la passione per la velocità sì. Tuttavia in questi anni si dà la precedenza ai figli d’arte non tanto in base al talento, ma alla giovane età e probabilmente in base alla notorietà che può dare il cognome. Nessuno mette in dubbio la passione o di un figlio che vuole seguire le orme del padre. Sembra però quasi che, nel dubbio, un padre faccia salire il figlio su un kart in tenera età per renderlo pronto ad essere innestato in una categoria motoristica importante, operando una sorta di lavoro genetico e di predestinazione. Si crea così la tendenza al record-breaking e alla volontà di conferire alla famiglia un carattere dinastico, in modo che essa venga associata alla notorietà ottenuta nel motorsport. Tutto ciò è ben lontano dai casi isolati di una volta, a partire da Villeneuve. Quest’anno il Circus conta 4 figli d’arte.
Nico Rosberg, il tedesco-monegasco di origini finlandesi, attuale pilota Mercedes in lotta per il titolo e vice campione 2014 vanta 9 successi in Formula 1. Suo padre è Keke Rosberg, campione del mondo 1982 con la Williams, uno dei protagonisti degli anni d’oro con Senna, Fittipaldi, Villeneuve. Keke vince la sfida per quanto riguarda il prestigio, ma i numeri parlano a favore di Nico: 9 vittorie contro 5, 31 podi contro 17, 16 pole position contro 5.
Kevin Magnussen, terzo pilota McLaren-Honda, è lo specialista degli esordi con il primo podio al debutto a Melbourne 2014 e l’inaspettata presenza quest’anno sempre a Melbourne per sostituire Fernando Alonso. Il giovane danese è figlio di Jan Magnussen, anch’egli ex pilota di riserva McLaren ed ex pilota Stewart GP, con la quale nel 1998 ha conquistato l‘unico punto della sua carriera in F1.
La Scuderia Toro Rosso esprime l’essenza di questa Formula 1 “Junior”. Due rookie, due figli d’arte, 37 anni in due. Carlos Sainz JR, classe 1994, è figlio del 2 volte campione del mondo di Rally Carlos Sainz. L’altro pilota è Max Verstappen, il bambino prodigio olandese con entrambi i genitori affermati nel mondo del motorsport. E’ figlio di Sophie Kumpen, kartista belga, e dell’ex pilota di F1 Jos Verstappen, che ogni tanto vediamo ai box. Il padre ha ottenuto 17 punti in 8 stagioni e due piazzamenti sul gradino più basso del podio con la Benetton. Max ha fino ad ora conquistato 6 punti, ma dimostra di avere talento, tanto da aver indotto Helmut Marko ad azzardare a paragonarlo a Senna.