Le cinque domande del GP Bahrain 2021
Ok, sarà dura metabolizzare il modo amaro in cui il GP Bahrain ha decretato il suo verdetto. Ma, per un attimo, mettiamo da parte la regola sui track-limits (di cui auspichiamo una tempestiva revisione da parte di chi redige i regolamenti) e ragioniamo sugli altri spunti dalla prima stagionale. Da una Ferrari che ha salvato il salvabile – a proposito, evitiamo l’abuso di paragoni con la SF1000, perché quell’auto ha segnato un capitolo che auspichiamo chiuso e irripetibile – al reale valore di Mercedes e Red Bull. Passando per ritorni e debutti illustri – Alonso e Mick Schumacher – e belle storie di rivincite personali – quella di Vettel – che però sono partite maluccio.
GP BAHRAIN, FERRARI
Come giudicare il debutto della SF21 nel GP Bahrain?
Il verdetto di sabato – Leclerc 4° a 7 decimi dalla pole – aveva fatto gridare al miracolo. Nel contesto del GP, invece, gli uomini di Maranello sono tornati alla realtà. Che non è quella disastrosa dello scorso anno, ma nemmeno tale da sognare una Rossa stabilmente terza forza del mondiale. Il risultato finale – 6° Leclerc, 8° Sainz – rappresenta un passo avanti rispetto a quattro mesi fa, quando qui a Sakhir le rosse finivano stritolate pure dalle AlphaTauri. Ma i distacchi sono ancora alti, e c’era da aspettarselo in un regime regolamentare semi-congelato. I 59″ accusati da Leclerc (su 56 passaggi, di cui tre in regime di neutralizzazione) nei confronti di Hamilton significano, grossomodo, un secondo di ritardo al giro dalla W12.
Sainz e Leclerc: chi ha convinto di più?
I numeri premiano il monegasco, ma attenzione a non sottovalutare il debutto di Sainz. Il madrileno non ha brillato nella Q3, ma in gara ha palesato una promettente costanza di rendimento. Anzi, in alcuni aspetti si è pure espresso meglio rispetto al compagno. Parliamo del passo gara mostrato alla fine di ogni stint, a serbatoio più scarico e con gomme a fine vita. Ebbene, in queste condizioni Sainz ha girato meglio non solo di Charles, ma pure delle McLaren di Norris e Ricciardo.
MERCEDES E RED BULL
Davvero Mercedes è inferiore a Red Bull?
Una gara è poco per trinciare giudizi, considerando che anche i test si sono svolti a Sakhir, e quindi tutti i parametri di cui disponiamo si riferiscono a un solo circuito. Vogliamo attendere almeno altre due piste per appurare se la W12 ha pagato più di altre lo scotto delle nuove regole sul retrotreno. Certo è che le Frecce Nere sono tra coloro che hanno perso di più rispetto al 2020. In qualifica, la W12 ha girato più piano di 2″1 rispetto alla W11. La Red Bull RB16B, invece, è stata più lenta della RB16 solo di 1″3. La stessa Red Bull, sulla griglia del GP Bahrain 2020, pagava dalla Mercedes quattro decimi. Ora, invece, è stata la stessa Red Bull a rifilare quattro decimi alla Mercedes. Dunque è lecito dire che in Bahrain la W12 non valeva, come prestazione pura, la RB16B.
GLI ALTRI
Aston Martin, che disastro: è lei (oltre a Vettel) la vera delusione?
Ci sentiamo di rispondere affermativamente. Specie considerando il GP corso qui lo scorso novembre, in cui il team capitanato da Lawrence Stroll sfiorò il podio con Sergio Perez (poi vincitore la settimana dopo, ma in una configurazione di pista diversa). Stroll a parte, che ha fatto il compitino – Q3 sabato e decima piazza domenica – a colpire è stata la mancanza di lucidità di Vettel, che nemmeno è stato aiutato (glielo concediamo) dalla dea bendata. Il tedesco ha rimediato l’eliminazione in Q1 al sabato, per colpa della Haas di Mazepin in mezzo alla pista. Poche ore dopo ha subìto pure la penalità di cinque posti per non avere rallentato a sufficienza con bandiera gialla. In gara ha corso così così. Bene in relazione alla gestione gomme (ha fatto un solo pit stop), meno quando si è trattato di fare a ruotate: vedasi il tamponamento a Ocon.
Debutti e ritorni illustri: come giudicare i weekend di Alonso e Mick Schumacher?
Partiamo da Fernando: ha dimostrato la solita verve, con una Q3 strappata di forza e una gestione dei duelli ruota a ruota sintomo di classe cristallina. Non ci convince invece la Alpine, erede della Renault RS20 che aveva centrato tre podi alla fine dello scorso anno. La politica di austerity voluta dal CEO Luca De Meo, che ha voluto convogliare il grosso delle spese sull’auto 2022, non sembra presagire nulla di buono a un progetto Alpine 2021 che pare già plafonato. Capitolo Mick Schumacher: buona la prima, tutto sommato. A differenza del compagno che ha collezionato più testacoda che giri in pista, il figlio del Kaiser porta a termine una corsa assennata, pur con qualche errore veniale. Per la prima, va bene così.