La Mercedes si racconta: gli aneddoti di un dominio

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Credits: Mercedes AMG Petronas, Press Area

Alcuni uomini chiave del lungo dominio Mercedes si sono aperti sul canale Youtube della Formula 1. Nel percorso di questi anni ricordano tanto lavoro, una rivalità serrata, e anche un piccolo rimpianto

All’interno dell’ultima puntata del podcast ufficiale della Formula 1, Beyond The Grid, abbiamo avuto modo di conoscere alcuni dei protagonisti che hanno contribuito al lungo dominio della Mercedes nelle ultime stagioni. I loro nomi? Ron Meadows, Andrew Shovlin, Simon Cole e James Vowles, colleghi di lavoro nella fabbrica di Brackley dai tempi della BAR.

All’interno di una lunga e interessantissima chiacchierata si ripercorre la storia degli ultimi anni, quelli che hanno portato la casa di Stoccarda ad egemonizzare la categoria lasciando soltanto le briciole alle inseguitrici. Tra i focus più significativi abbiamo quello che racconta lo scontro tra Hamilton e Rosberg, e poi una dedica significativa alla figura di Michael Schumacher, che ha trascorso proprio alla Mercedes gli ultimi tre anni della sua lunga carriera.

LA RIVALITÁ TRA HAMILTON E ROSBERG

Durante il primo triennio dell’era ibrida chi ha lavorato con Hamilton e Rosberg ha visto completamente trasformare il loro rapporto. Quando in palio c’era la corona di campione del mondo la lunga amicizia che li aveva accompagnati dai tempi dei kart si è ribaltata in una feroce rivalità, condita da tante frecciatine dentro e fuori la pista.

“Nico e Lewis sono piloti dalla metodologia molto diversa. Se davi a Rosberg mille giri, lui era in grado di migliorarsi volta per volta, fino a raggiungere il top della prestazione. La differenza è che ad Hamilton di giri ne bastavano due, perchè è dotato di una sensibilità unica. Nico però era eccellente nel vedere cosa stava facendo il suo compagno di squadra, passava intere serate a studiare i dati della telemetria, ed è incredibile quello che ha raggiunto”, ha spiegato Vowles, capo delle strategie della Mercedes.

I tecnici hanno poi ricordato il momento in cui Rosberg ha annunciato il proprio ritiro dalle competizioni, pochi giorni dopo aver vinto il titolo. “La verità è non se lo aspettava nessuno. Il momento è stato incredibile, e ancora oggi è difficile capire le sue motivazioni. Guidava una grande macchina e sicuramente avrebbe continuato a vincere tante gare. Ma probabilmente dopo la vittoria del titolo aveva già raggiunto il suo obiettivo e tutti noi abbiamo rispettato la sua scelta”, ha dichiarato Cole.

UN GRANDE RIMPIANTO

Può esserci spazio per un rimpianto in una storia costellata di trionfi? Si, perchè prima del dominio iniziato nel 2014 la Mercedes ha trascorso degli anni non semplici, quelli del ritorno in Formula 1 di Michael Schumacher. Il Kaiser tedesco ha trascorso gli ultimi tre anni della sua carriera con la casa di Stoccarda, senza mai riuscire a conquistare una vittoria.

La delusione maggiore è quella legata al Gran Premio di Monaco del 2012. In quella circostanza, come molti ricorderanno, il fuoriclasse tedesco segnò il miglior tempo nelle qualifiche, battendo la velocissima Red Bull di Mark Webber. Quel meraviglioso lampo di classe però fu reso vano per colpa di una penalizzazione dovuta ad un incidente con Bruno Senna nel precedente Gran Premio di Spagna. Schumacher fu costretto a partire dalla sesta posizione, e in quel momento perse l’occasione di conquistare l’ultima vittoria in carriera.

“Quel giorno a Monaco da un lato ero al settimo cielo, perchè penso che quello sia stato uno dei migliori giri della sua carriera, ma dall’altro ero affranto per quella penalizzazione. Tutto il team voleva vedere Michael Schumacher vincere in Mercedes, e in tutta onestà lo meritava. Ha messo tanto impegno al servizio della squadra, e ci ha aiutato a migliorare sotto tanti aspetti. Se negli anni successivi abbiamo vinto così tanto, molto è dovuto a lui, e allo straordinario lavoro che abbiamo fatto insieme all’inizio di questa avventura”, ha ricordato Simon Cole.

Schumacher annunciò il suo secondo ritiro proprio nell’ottobre di quell’anno, lasciando il suo sedile a Lewis Hamilton. Un passaggio di consegne simbolico tra i due piloti più vincenti nella storia di questo sport, entrambi legati alla Mercedes in momenti diversi della loro carriera.