Kimi Antonelli, il giovane pilota pronto al record

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Kimi Antonelli si descrive, scherza su di sé e sulle difficoltà della sua ancora breve carriera e non lascia spazio a dubbi: è davvero un giovane talento

Kimi Antonelli sale sul palco a Imola, lo sguardo basso e le intenzioni giuste. Carolina Tedeschi è pronta, lo accoglie con un grande paragone. Perché lo hanno notato tutti, addetti al lavoro e non, che vi è un aspetto particolare in questa situazione. Durante la commemorazione di Enzo e Dino Ferrari qui ad Imola il 1° maggio, in molti hanno visto che il suo volto giovane ricorda Ayrton Senna. Eppure Kimi è nato a Bologna, ma ha un nome che risuona ovunque, su tutte le riviste e nonostante i suoi 17 anni ha già un futuro luminoso davanti a sé. Con un weekend di gara imminente a Imola, il giovane della Mercedes sembra sicuro di sé e anche a suo agio in un evento che coinvolge tutti suoi coetanei.

Il coraggio di sognare – Steam edition, con la presenza di Mario Isola, Carlo Vanzini e persino Stefano Domenicali, è già una mattinata speciale, è un evento che il 16 maggio ha tenuto impegnate le scuole superiori regionali al teatro comunale “Ebe Stignani” per esplorare le connessioni tra scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica (STEAM). Noi di F1World abbiamo preso nota della compagnia di Kimi Antonelli, giustificata dalla sua volontà di sentirsi al pari e allo stesso tempo d’ispirazione per i ragazzi presenti rispondendo a qualche domanda.

Si parte da lontano… com’è nata questa passione?

“Grazie a mio padre, che è stato un pilota di superturismo negli anni ’90 e successivamente ha fondato il suo team di corse. È grazie a lui che ho iniziato fin da piccolo a frequentare le piste, trascorrendo il mio tempo immerso nell’atmosfera del motorsport. È stato proprio lì che ho sviluppato la mia passione per questo mondo, ma è scoccata davvero la scintilla quando ho provato per la prima volta il kart. Da quel momento, ho continuato a dedicarmi a questo sport con determinazione e impegno. Ora sono arrivato fin qui, e spero davvero di poter continuare a progredire“.

E con tuo padre? Che ricordi hai? Immagino sia una figura importante per te

“Ricordo con affetto tanti momenti speciali, soprattutto in pista durante le sue gare e le mie. Quando ero piccolo, salivo sulle sue spalle per vedere le macchine correre. Ancora oggi passiamo bei momenti insieme. Da piccolo mi portava sempre in pista. Partivamo alle 6 del mattino di domenica per andarci”.

E la scuola? Come la gestisci con gli impegni sportivi? È difficile…

“Non è facile, soprattutto perché salendo di categoria gli impegni aumentano. Dedico molto tempo alle corse, ma quando posso vado a scuola in presenza. Fortunatamente, i professori mi aiutano e quando sono in trasferta continuo a studiare portandomi i libri dietro. Fino a quando posso, cerco di andarci”.

Immagino tu sappia cos’è il sacrificio, visto l’obiettivo che ti sei prefissato

“Sicuramente il sacrificio più pesante è stato passare così tanto tempo lontano da casa, non potendo trascorrere del tempo con gli amici e non potendo vivere la vita normale di un ragazzo. Da piccolo ne soffrivo un po’, ma ho realizzato col tempo che per raggiungere un certo livello bisogna fare sacrifici, anche per queste cose. Bisogna accettarlo. Il mio sogno è chiaro: arrivare in Formula 1 e, una volta lì, ottenere buoni risultati e avere successo non solo come pilota, ma anche come persona. Questo è molto importante per me”.

L’Academy della Mercedes è stato un passaggio importante nella tua carriera, com’è andata?

“Sono entrato nell’Academy quando ero ancora molto giovane, nel 2018. All’inizio, da piccolo, non ho realizzato appieno cosa significasse. Ma crescendo, ho cominciato a capire la vera pressione dietro tutto questo e gli occhi puntati su di me. Tutti si aspettano risultati. Verso il 2021, quando mi stavo avvicinando alla fine dei miei anni nel kart, ho sofferto un po’ per questa pressione. Il passaggio alle auto è stato complicato, ma la Mercedes mi ha supportato molto e ho sofferto meno. Questo mi ha motivato a dare il massimo”.

Ti capita di essere critico con te stesso? O magari credere di non farcela…

“Certamente, talvolta sono troppo critico con me stesso. Da piccolo non lo ero, ma mio padre mi ha insegnato l‘importanza di essere autocritici per migliorare. Ogni tanto esagero un po’, ma gliene sono grato. Senza di lui, non sarei la persona che sono adesso. C’è sempre la paura di non performare, non solo nel motorsport, ma in ogni ambito. Io ci convivo, anche se quando entro in macchina ci penso. Poi cerco solo di credere in me stesso, di essere consapevole delle mie capacità. Bisogna rimanere concentrati e pensare a fare del meglio, senza tempo per distrazioni, perché influenzano molto le performance.”.

Dopo le superiori, università, ecc., bisogna adattarsi al mondo del lavoro, alle dinamiche dell’azienda, ai nuovi ruoli. Tu da pilota come ti comporti?

“Nelle categorie minori non è così difficile, poiché facciamo molti test e abbiamo più tempo per adattarci. La gara è un’altra storia, è speciale, ma siamo più preparati. Quest’anno in F2 è stato più complicato perché il tempo in pista è molto più limitato. A Bahrain, durante i test, l’importante era fare molti giri per adattarsi. Ma abbiamo fatto un buon lavoro e nei tre weekend di gara abbiamo notato miglioramenti. Speriamo di fare bene anche ad Imola”.

È vero che voi piloti fate un esercizio di visualizzazione prima di ogni gara? Cioè, ripercorrete con il corpo i movimenti che dovrete fare in pista…

“Sì, tutti i piloti lo fanno ed è importante. Io lo faccio soprattutto in qualifica, perché in gara visualizzo la partenza, ma nei giri di qualifica cerco di prepararmi mentalmente ad affrontare il giro. Lo faccio anche quando montiamo il secondo set di gomme, per essere pronto”.

Momenti belli e difficili nella tua carriera fin ora?

“La prima vittoria in Formula e il campionato di GoKart. Anche l’anno scorso in GT con mio padre è stato bellissimo, correre col suo team mi ha permesso di vivere un weekend fantastico in un’atmosfera familiare. Ma ci sono stati anche momenti difficili, come quando ho avuto un brutto incidente nel mondiale di kart, dove mi sono fratturato la gamba. È stato difficile recuperare sia fisicamente che mentalmente, ma grazie al giusto supporto, ce l’ho fatta”.

Tutti ti osservano in maniera particolare. Valentino Rossi, per esempio, ti ha dato dei consigli?

“Sì, è una persona semplicissima e capisco perché abbia avuto tanto successo. Mi ha consigliato di rimanere con i piedi per terra e di essere me stesso, anche in pista. A livello mentale, aiuta molto. È un consiglio che darei anche al piccolo Kimi: continua a spingere, anche se la strada è lunga. Tutto è possibile. Giro questo consiglio anche ai ragazzi qui. Non cambiate, rimanete rispettosi di voi stessi e degli altri. Per qualsiasi cosa che volete fare nella vita, credeteci e lavorate sodo“.

Francesca Luna Barone