GP Singapore: troppo leggera la penalità di Perez?

Credits: Red Bull Press Area
La direzione gara ha tenuto i fan col fiato sospeso per oltre tre ore prima di confermare la vittoria di Perez al GP di Singapore, nonostante la penalità. Le contestazioni per la decisione, però, non sono poche…
Sono tante le polemiche giunte, in particolare dai Tifosi della Ferrari, dopo la decisione della FIA di conferire a Sergio Perez una penalità di cinque secondi al termine del GP di Singapore. Il messicano non ha rispettato il limite massimo di distanza dalla Safety Car di dieci macchine in entrambe le situazioni in cui la vettura di sicurezza è stata rilasciata. Molti lamentano una sanzione troppo dolce nei confronti del pilota Red Bull, citando situazioni passate in cui la penalità sarebbe stata maggiore. Ma siamo sicuri sia così? Analizziamo meglio i precedenti citati dai più.
Giovinazzi, Singapore 2019
Durante la cronaca della gara abbiamo sentito nominare la penalità di 10 secondi che Giovinazzi ha dovuto scontare nel 2019, proprio a Marina Bay. Per quanto sia vero che il pilota italiano abbia ricevuto una sanzione a causa di un evento accaduto sotto regime di Safety Car, la motivazione è molto diversa. L’ex Alfa Romeo ha violato gli articoli 12.1.1.h e 12.1.1.i del Codice Sportivo Internazionale FIA. Entrambi riguardano comportamenti pericolosi, in particolare il non riuscire a seguire le istruzioni per continuare a correre in sicurezza.
Antonio, infatti, è stato sanzionato per essere passato troppo vicino alla gru che stava spostando la monoposto di Russell. Il britannico era finito contro le barriere in seguito a un contatto con Grosjean, comportando dunque l’entrata in pista della Safety Car. Non è quindi comparabile all’infrazione commessa da Perez, l’unica somiglianza riguarda il regime sotto cui sono avvenute.
Giovinazzi, Gran Bretagna 2020
Il pilota originario di Martina Franca viene citato anche per un altra penalità. A menzionarlo è Binotto, intervistato da Sky Sport. Non parla mai di quale sia il Gran Premio incriminato, ma racconta come “In un episodio simile sono stati dati cinque secondi ad Antonio Giovinazzi, nel 2020″. Analizzando tutte le gare di quell’anno, si può trovare una sola somiglianza con quanto dichiarato dal team principal Ferrari: il GP di Gran Bretagna. Ancora una volta, però, si tratta solo dello stesso regime, non della stessa infrazione. Giovinazzi non è riuscito a rallentare abbastanza da superare il tempo minimo stabilito dalla FIA da mantenere tra l’avviso di rilascio della vettura di sicurezza e il secondo passaggio di tutte le monoposto oltre la prima linea di Safety Car. Dunque, anche Binotto ha fatto una considerazione errata e fuorviante.
Vettel, Ungheria 2010
Quanto accaduto a Sebastian Vettel è l’unico vero episodio che possiamo considerare e paragonare all’infrazione commessa da Perez. A differenza del messicano, il quattro volte iridato non si trovava al comando nel momento in cui ha violato il regolamento, bensì secondo. Davanti a lui vi si trovava il compagno di squadra, Mark Webber, che alla fine è riuscito a portare a casa la vittoria. Si può pensare che il gesto di Vettel fosse atto ad aiutare l’australiano, in quanto quest’ultimo non aveva ancora effettuato la sosta, al contrario dei piloti dietro al duo Red Bull, oppure che il tedesco si fosse “addormentato”. In ogni caso Vettel, alla ripartenza, ha lasciato che si creasse un buon distacco tra sé e Webber prima di dare il suo strappo. Una distanza considerata dalla direzione gara maggiore di dieci vetture.
L’inghippo arriva adesso: l’infrazione è la stessa di Perez nel GP di Singapore, ma la penalità è decisamente più importante. Vettel venne punito con un drive-through, penalità che fosse stata inflitta al messicano dopo la gara si sarebbe trasformata in 20 secondi aggiunti al tempo effettivo. Perché questa differenza? Analizzando il regolamento del 2010, non si trova una specifica circa la sanzione da imporre a un pilota che infrangesse la regola delle dieci vetture di distanza. Quello del 2022, invece, lo precisa, esattamente al punto 55.7. Qui viene dichiarato che: “A quasiasi pilota non riesca a rispettare il regolamento può essere inflitta una delle seguenti penalità: 5 secondi, 10 secondi, drive-through, 10 secondi stop&go“.
Penalita giusta quella di Perez a Singapore?
Cosa possiamo dunque ricavare da questo? Che la decisione spetta esclusivamente al direttore di gara, e lo si può notare direttamente da quanto accaduto a Singapore. Le investigazioni nei confronti di Perez sono state due, per il medesimo motivo. Nel caso della prima Safety Car, il messicano è stato quasi “assolto”; ha ricevuto solo una reprimenda in quanto, durante il colloquio con la direzione gara, ha tirato in ballo le condizioni della pista. Nel secondo caso, invece, Perez è risultato ingiustificabile. La Red Bull era già stata avvisata del fatto che il proprio pilota non stesse rispettando il regolamento, cosa comunicata al messicano e addirittura trasmessa. Nonostante ciò, tra curva 13 e 14 l’infrazione è stata commessa di nuovo, dunque è arrivata la penalità.
Possiamo quindi solo dedurre che la direzione gara abbia voluto valutare il caso senza tenere conto dei precedenti, vedendo anche quanti anni fossero passati. Non si può trovare un motivo per cui contestare la decisione, basandosi puramente sul regolamento vigente. Senza dunque cadere nella malafede, alla Federazione possiamo solo imputare la lentezza nel prendere la decisione. La seconda infrazione è avvenuta a 35 minuti dalla fine, notata tre minuti dopo, ma l’investigazione è avvenuta a gara finita. “Tempestività” non sembra proprio essere nel vocabolario della direzione gara di quest’anno