GP Emilia Romagna: l’ingegner Musconi si racconta

Riccardo Musconi

Credits: F1World

In occasione del weekend del Gran Premio dell’Emilia Romagna, F1World ha avuto il piacere di partecipare alla conferenza stampa alla quale ha preso parte Riccardo Musconi

Riccardo Musconi è stato per anni l’ingegnere di pista di Lewis Hamilton in Mercedes, fino a diventare lo scorso l’Head of Trackside Performance delle Frecce d’Argento passando anche dal box di George Russell, un ingegnere vincente dunque che è partito proprio da Imola dove ritornerà in pista nel suo weekend di casa. Proprio in questa occasione abbiamo avuto l’opportunità di conoscerlo meglio.

La cosa interessante, Riccardo, è che sei  di Imola e la tua scuola elementare era praticamente dentro l’autodromo. Quindi la passione è nata da li?

“Si assolutamente, al 100%. La scuola è su a Piratella, andavo a scuola dalla mattina alle quattro e mezza del pomeriggio, però avevo questa ricreazione infinita in mezzo alla giornata, per cui se stava accadendo qualcosa (in pista, ndr) potevamo guardare le macchine, i motori e tutto quello che c’era mentre giocavamo a calcio, magari anche allo stesso tempo, eravamo multitasking”.

Uno scenario che non tutti hanno la fortuna assolutamente di vivere. Poi  sei andato all’università e lo dico perché essendo ingegnere, magari ci sono alcuni che vorrebbero fare una carriera come la tua o prendere spunto. Com’è nata l’opportunità in Dallara? 

“Ho fatto l’università, la mia grande aspirazione era lavorare qui a Imola alla Sacmi, l’industria più grande che c’era. Il motorsport ovviamente era il mio sogno ancora e l’opportunità che avevo di rimanere in università per fare un dottorato di ricerca non mi entusiasmava. Avevo fatto la mia tesi con la Ducati, quello era il mio sogno di lavorare in Ducati. Dopo ho fatto un master in ingegneria del veicolo a Modena, che durava tre mesi e dopo ti facevano fare uno stage. Ho fatto colloqui con un po’ tutte le azienda della regione, da Ferrari, Lamborghini, un po’ tutti. In Ferrari cercavano qualcuno per la produzione di macchine stradali, ma non mi interessava”.

“In Dallara, mi avevano fatto un’offerta per andare a fare tre mesi di stage e così sono partito e sono rimasto tre anni. Da li si è presentata l’opportunità di andare in Inghilterra, volevo andare in pista e quindi gli ho rotto le scatole finché han detto: ok, facciamo questa cosa, noi ti diamo il venerdì gratis. Tu vai a lavorare in Inghilterra per un team inglese che ha le nostre macchine. Loro ti pagano il viaggio, però non ti pagano niente. Quindi è una sorta di volontariato. Però l’ho fatto, l’ho fatto con la passione e con la voglia di arrivare senza guardarmi indietro, e per me ne è valsa la pena”.

Poi ti sei trovato in pista con Barichello, e li che cosa hai trovato

“Sono arrivato in un bed and breakfast il tre gennaio, il giorno dopo sono andato li e dopo due giorni eravamo in pista aJerez con Barrichello e mi sembrava di sognare, cioè di toccare il cielo. I primi tre mesi mi ricordo che tutte le sere avevo un mal di testa atomico, poi ti devi ambientare con la cultura, gli usi e capire la gente. Però l’esperienza è unica, c’è tantissimo da imparare. È una fase della Formula Uno molto stimolante anche dal punto di vista tecnico. Pensa che lui era molto divertente come persona, forse il pilota più divertente con cui ho lavorato, dovrebbe fare il comico, non il pilota. Mi ricordo le prime gare, che con Rubens non andavamo molto bene costantemente. Pensai che magari mi licenziassero, pensavo che sarei tornato a casa dopo tre mesi, però la prendevo molto con leggerezza”.

Hai avuto la possibilità di lavorare con dei grandissimi. Sei stato data engineer di Lewis Hamilton nel 2015, 16, 17 e 18 e nel 2019 poi sei passato dall’altra parte del box da Valtteri Lewis che nel 2019 disse, Sicuramente la perdita di Riccardo non mi ha aiutato all’inizio della stagione. Tu che hai lavorato con lui, che cosa ti ha colpito? 

Lewis secondo me è un serial winner. Lui è ossessionato col vincere, l’unica cosa a cui riesce a pensare è vincere. Come personalità è fantastico, cioè è veramente una persona alla mano. Molto amichevole anche tutto il contrario di quello che magari può sembrare in televisione. Lui come pilota ha sempre avuto questa grandissima capacità di compartimentalizzare nel suo cervello le risorse che dedica alla guida dal pensare a cosa sta succedendo nella gara, cioè mentre lui guida il 10% del suo cervello è la guida e al 90% sta pensando a come vincere la gara. Questa è una grandissima qualità che tutti i grandi sembrano avere, questa capacità di avere molte risorse mentali libere mentre stanno guidando”.

Il 2022 per la Mercedes è stato un anno un po’ particolare, però c’è un ricordo molto importante. 2022 Interlagos vittoria di George Russell, tu da ingegnere di pista sei salito sul podio e hai portato a casa la coppa, cosa provi a ricordare ciò?

“Mi viene quasi da piangere di nuovo. Bello, no? Per me era speciale perché non era la prima volta, era la quarta, quindi l’emozione di essere sul podio era già un po’ andata via e l’unica cosa che è in quel momento pensavo era che avrei cambiato ruolo in Mercedes, quindi è una delle mie ultime gare. Era una cosa che mentalmente è stata molto difficile da superare per me, quel tipo di lavoro era il mio sogno, anche per questo motivo sono andato via da Imola. Vincere così la terzultima e la penultima gara mi aveva sciolto, di li piangevo da solo salendo le scale, quindi emozioni fortissime”.

Tra l’altro un aspetto importante, del quale noi abbiamo ancora parlato stamattina, è che quando si lavora in gruppo è importante avere empatia, specialmente se sei l’ingegnere di pista e devi lavorare con i piloti e tu devi cercare di estrapolare il meglio da quei discorsi, da quelle relazioni col pilota, è difficile?

“Si, prima di tutto la Formula Uno, è lo spot di squadra più grande che ci sia, perché da soli non si va da nessuna parte. Quindi quando dicono il mago Adrian Newey a gentile purtroppo nella Formula Uno di oggi non è che ti disegna una macchina, anche perché disegna ancora a mano, quindi è stata una storia, si è mossa dal di lì. Siamo dei grandi team, si vince con l’organizzazione, si vince in gruppo e ti rendi conto che lavorando in gruppo ci sono delle idee che sono magarli li a metà, però quando si discute si accende la lampadina e ti vengono le idee migliori, proprio quando siamo in un gruppo non come individui”.

Il tuo lavoro in Mercedes cosa ti ha insegnato?

“Come mentalità di lavoro la cosa che più mi ha insegnato in una volta? Vedere Ross però quando una macchina fu completamente cannata per un errore molto grande che in Dallara l’ingegner Dallara avrebbe urlato. Invece là in Inghilterra c’è quest’approccio e le cose in maniera molto calma, dici OK, abbiamo fatto un errore, vediamo come possiamo recuperare da questo errore. Quindi quando ho visto questa cosa mi sono chiesto se mi fossi incazzato avrei risolto qualcosa? No, alla fin dei conti mantenerla calma e fare le cose in maniera razionale è molto più utile che farsi prendere dalla nostra foga latina, urlare e fare casino. Quindi quella è stata una grande, un grande insegnamento.

C’è qualche consiglio che vuoi dare ai ragazzi che studiano o vorrebbero studiare ingegneria e lavorare all’interno del motorsport. 

“Secondo me per me è importante avere un obiettivo ed essere disposti a tutto pur di arrivarci. Se lavori duramente per qualcosa che veramente vuoi dentro di te, secondo me tutti possiamo arrivare ai nostri obiettivi. Quindi lavorare duro, fare a volte certe cose che magari nell’immediato non ti sembrano ti stiano dando vantaggi o benefici però a lungo termine, e se lavori duro arrivi agli obiettivi che sempre fisso”.