Gasly: “Ho detto a Charles di vincere per Anthoine”
La morte di Hubert ha sconvolto il mondo delle corse non più abituato ad eventi cosi. Leclerc e Gasly, suoi vecchi amici, hanno avvertito ancor di più lo schock per l’accaduto
E’ inutile ripeterlo: quello di Spa non è stato un weekend come gli altri. Lo shock per la scomparsa di Anthoine Hubert ha profondamente segnato tutto il paddock e gli appassionati in generale. Particolarmente scossi per l’accaduto, Charles Lelerc e Pierre Gasly. I due conoscevano bene Anthoine. Erano cresciuti iniseme sui kart nei campionati francesi. Entrambi nel maledetto sabato belga non hanno perso soltanto un collega, ma un amico, con il quale erano molto legati.
Ma nello sport cosi come nella vita, di fronte ad eventi di questo tipo, bisogna farsi forza e andare avanti, anche se il nostro cuore vorrebbe fermarsi. Questo è quello che in gara hanno provato a fare tutti i piloti. Correre per andare avanti, correre per offrire uno spettacolo diverso, correre per Anthoine. Ma i volti dei protagonisti sono rimasti comunque cupi anche al termine del Gp. Pierre Gasly, si è aperto cosi ai giornalisti: “Non sei mai pronto a 22, 23 anni per vivere questo tipo di momenti, per perdere cosi uno dei tuoi migliori compagni”.
“Sono cresciuto con questo ragazzo da quando avevo sette anni e correvo nel kart. Siamo stati compagni di stanza, abbiamo vissuto nello stesso appartamento per sei anni. Siamo stati compagni di classe, ho studiato dai tredici ai diciannove anni con lui, con lo stesso professore in una scuola privata. Sono davvero scioccato. Mi sono già organizzato per vedere domani tutti i nostri amici. Anche loro sono increduli per l’accaduto”.
“Prima della gara ho detto a Charles di vincere per Anthoine. Abbiamo iniziato a correre tutti insieme nel 2005, quando proprio lui vinse la coppa di Francia. Abbiamo corso insieme per così tanti anni che ci conoscevamo tutti. Tra Jules [Bianchi] un paio di anni fa ed ora Anthoine, penso che sia una notizia davvero terribile per il motorsport francese. Erano due personaggi fantastici. È davvero difficile da realizzare.”
La presa di coscienza: il motorsport rimane pericoloso
L’alto tasso di sicurezza raggiunto da motorsport in questi ultimi anni ci ha fatto dimenticare i pericoli che corrono questi ragazzi. Lewis Hamilton sui suoi canali social ha lamentato che i piloti non sono adeguatamente apprezzati. Gasly invece dopo la tragedia dell’Eau Rouge ha ammesso di aver rivalutato i rischi che si incontrano correndo a trecento all’ora. “Durante la pausa estiva stavo parlando della sicurezza con persone che non sono piloti ed erano d’accordo con me su come la Formula 1 odierna fosse molto più sicura e diversa dal passato. E devo dire che effettivamente è vero”.
“Quando sono in macchina, mi sento così al sicuro che sembra non ci possa succedere nulla. Ma a certe velocità come puoi fare quello che vuoi, penso che ci sarà sempre un’alta possibilità di morte in caso di incidente. Ed è una cosa che accettiamo in quanto piloti. E questo tragico evento ci riporta con i piedi per terra, alla consapevolezza che questo sport, rimane pericoloso.”