gp spagna 2020 griglia di partenza

Credits: Mercedes social media

C’eravamo illusi che il mondo potesse progressivamente cambiare, in Inghilterra, sette giorni fa. E invece nulla da fare. La “Formula Noia” si è ripresentata, imperiosa e strafottente, più di prima.

In Spagna, dopo due gare oltremanica, abbiamo capito che probabilmente molto della vittoria di Verstappen nel GP dei 70 anni, era stata dovuta alla vulnerabilità della Mercedes sulle mescole delle gomme. Questo il dato che sconforta: Hamilton sbaglia (molto raramente, tra l’altro) e quando lo fa, si corregge subito. 

 

IMPARARE DAGLI ERRORI

“Abbiamo capito dove abbiamo sbagliato la settimana scorsa”, ha detto dopo i 66 giri che lo hanno incoronato Re di Spagna per la quarta volta, come Michael Schumacher, nome e cognome che continua a ritornare sempre più nelle chiacchiere relative al numero 44 della Mercedes, sempre più cannibale.

Il calo di potenza della Red Bull ha reso vita facile alla scuderia di Wolff, con Bottas che ha sbagliato la partenza, ed è già la seconda volta di fila, e che non pare avere alcuna velleità nei confronti del compagno, pur con tutto il bene che gli si può volere. 

Tre vittorie separano Lewis da Schumacher, quattro dal definitivo sorpasso. Un Hamilton non solo vincente ma ormai predicatore a destra e a manca: prima la lotta contro il razzismo, giustissimo, poi le mascherine. Mi raccomando, indossatele, ha detto il sei volte campione del mondo al termine della gara.

 

FERRARI ANCORA INDIETRO

“Profondo rosso” invece è una locuzione che ormai si spreca. Il caos è totale e in questo Mondiale 2020 che sta in piedi un po’ come si può, ce n’è per tutti i gusti: testacoda di Vettel in partenza (Inghilterra), scontro tra i piloti in Austria, e in Spagna pure un problema elettrico che ha fatto morire improvvisamente la numero 16 di Leclerc

“Non funziona niente, dobbiamo lavorare”, sono state le laconiche e lapidarie parole del monegasco. I tifosi si rivoltano e continuano a farlo da tempo: non solo perché la Ferrari attraversa forse la più grande crisi dagli anni Novanta, ma perché sanno che questo qua, con una macchina seria, qualcosa combinerebbe e sarebbe lì coi primi.

E così il settimo posto di Vettel è quasi un trionfo: che poi diciamolo a bassa voce. Si è tenuto dietro, con gomma soft, quattro vetture. Ma queste imprese epiche di solito le faceva Villeneuve, che nel 1981 proprio in Spagna (ma si correva a Jarama) restò in testa 66 giri con quattro vetture dietro a inseguirlo. Che non riuscirono mai a superarlo. Fu l’ultima vittoria della vita di Gilles. 

Qua invece il caos è perenne sia in pista che fuori: fu Vettel a suggerire al box di non montare le soft in Ungheria, e il malinteso sulle gomme in terra iberica dimostra come una volta in più il team di Maranello abbia perso la tramontana. Si va a tentoni e a speranze: non sarà proprio bellissimo festeggiare così i 1000 Gran Premi.

E gli altri? Bagarre consueta con Perez, Norris, Stroll, e una buonissima Alpha Tauri. Segnaliamo, nonostante il cattivo risultato, anche un Ocon intraprendente. Insomma, in mezzo qualcosa accade, meglio di niente, ma è comunque poco.

Davanti invece, la solita “Formula Noia”: vince la Mercedes. E con un 2021 più o meno in fotocopia, a meno che di clamorosi stravolgimenti, tutti volgono lo sguardo al 2022: musica più alta, please. Altrimenti, la festa può anche finire qui.